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Il “nulla” abbiamo incontrato
Che galoppava come un re
Sul suo dorato corsiero alato
Ahimè, siamo felici e quieti
Ahimè, siamo nostalgici e silenti
Felici perché amiamo
Nostalgici perché l’amore è maledetto.
***
Sulla parete della mia capanna che è la vita
Colla grafia nera d’amore
I passanti
Hanno disegnato ricordi:
Cuore trafitto da freccia
Candela rovesciata
Silenti pallidi punti
Sulle lettere scomposte di pazzia
***
Die Sünde lächelte in ihrem Augenlicht,
Das Mondlicht lächelte auf ihrem Ange-
sicht.
Ein offnes Feuer lächelte auf ihrem Mund,
Doch jener Lippen Torweg, dem verschloss
sie dicht.
***
Verlegen, voll verlangen, stumm, sah ich
-Des Rausches Farbe lag in meinen Blicken-
Mi vidi liberare
Mi vidi liberare
Vidi la mia pelle spaccarsi pel dilatare
dell’amore
Vidi il mio volume ardente
Liquefarsi
E versarsi, versarsi, versarsi
Nella luna, la luna adagiata nel concavo,
l’opaca luna perturbata
Avevamo pianto l’uno nell’altro
L’uno nell’altro tutto l’attimo ineffabile
dell’unione
Follemente avevamo vissuto
***
trauer bin ich
ich bin trauer
und die haut der nacht die
harte hasch ich bin vorüber
dunkelwitterig scheint berührung
dunkelwitterig scheint berührung
niemand führt zu sonne mich
un der spatzen feier mir so fern
erinnere den flug
denn sterblich ist der vogel
***
Noi su una terra futile siamo cresciuti
Noi su una terra futile pioviamo
In ihre beiden Augen, und sie sprach:
Alsbald muss man die Frucht der Liebe
pflücken.
In dem Geheimes bergenden Versteck der Nacht:
Ein Schatten, der sich über einen Schatten
beugt.
Ein Hauch, der über eine zarte Wange glitt.
Ein Kuss, der Feuer zwischen jenen Lippen
zeugt.
***
Ogni labbro che toccò il mio
Una stella concepì
Nella mia notte che si posava
Sul fiume dei ricordi
Allora perché mai desiderare una stella?
***
Quando la mia fede era impiccata alle
fragili
corde della giustizia
e in tutta la città facevano a pezzi
il cuore dei miei occhi,
quando soffocarono
con il fazzoletto nero della legge
gli occhi infantili del mio amare
e dalle tempie pulsanti della mia speranza
sgorgarono fiotti di sangue,
quando la mia vita ormai non era più
nulla,
nulla, se non il tic-tac di un orologio,
capii che dovevo amare,
amare,
amare follemente.
Forugh Farrokhzad (1935-1967), la grande poetessa del
XX secolo, icona delle donne iraniane che lottano nelle
piazze contro il regime patriarcale e conservatore. Le sue
poesie sentimentali ed erotiche hanno sfidato la morale
convenzionale. Inizia presto a comporre poesia. Si sposa a
16 anni e ha un figlio. Dopo tre anni dal matrimonio è co-
stretta dal marito a scegliere tra lui e la poesia; lei sceglie
la poesia e perde l’affidamento del figlio.
Pubblica
Asir
(Prigioniero) nel 1955 e
Divar
(Muro) nel
1956. Nello stesso anno ha una relazione tormentata con
il regista-scrittore Ebrahim Golestan. Nel 1964 pubblica
Tavallodi digar
(Un’altra nascita) dedicato a Golestan.
Nel pomeriggio del 13 febbraio 1967 muore in un inciden-
te stradale a soli 32 anni. (ns)
Forugh Farrokhzad
Allora perché mai desiderare una stella?