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Le discriminazioni subite dopo la vittoria
della rivoluzione hanno unito le donne lai-
che alle donne religiose. Le nuove leggi sulla
separazione tra i sessi e sulle limitazioni nel
lavoro per le donne non hanno colpito solo
le laiche, ma anche le credenti. Le modifi-
che portate alla legge sulla famiglia, che
praticamente toglievano alla donna ogni
possibilità di decidere sul futuro dei figli e
di ottenerne l’affidamento in caso di divor-
zio, e sancivano l’onnipotenza dei familiari
maschi, sono state tra le prime leggi emana-
te dal nuovo parlamento. Questa ondata di
discriminazioni ha spinto le donne a unirsi,
al di là delle loro convinzioni politiche e reli-
giose, e a lottare per i loro diritti.
Molti, oggi, sono convinti che la Repub-
blica Islamica, con la sua attuale strut-
tura del potere e con la Costituzione in
vigore, non possa essere riformata. Le
donne possono ottenere dei diritti in
questa Repubblica Islamica?
è una bella domanda. Da tempo anche il mo-
vimento femminista e gli attivisti che si bat-
tono per i diritti delle donne se la pongono.
Soprattutto dopo le elezioni presidenziali
del 2009 e il
golpe elettorale
, ci siamo chieste
con maggiore insistenza se dovevamo anco-
ra lottare per modificare le leggi discrimina-
torie, oppure concentrare i nostri sforzi per
un cambio strutturale del sistema e del po-
tere. Certo, la repressione scatenata dopo le
presidenziali e la perdita di legittimità del-
lo stato hanno prodotto una sfiducia totale
in ogni possibilità di riforma. Il movimento
delle donne, al contrario dei movimenti e dei
Nata nel 1966, ha iniziato giovanissima a
lavorare come giornalista in una delle più
importanti riviste letterarie del paese. Tra le
promotrici della campagna “Un milione di
firme per l’eguaglianza”, ha fondato con altre
femministe il primo centro culturale destina-
to alle donne. Premio Olof Palme 2009, dopo
tre condanne per un totale di sei anni ha do-
vuto abbandonare il paese. Vive in Svezia.
Le donne in Iran hanno un ruolo molto
importante sulla scena politica...
La ragione sta forse nel fatto che le donne,
con la rivoluzione islamica del 1979, non solo
non hanno guadagnato nulla, ma hanno per-
so anche molti diritti acquisiti. Da sempre,
soprattutto negli ultimi 100 anni, la donna
è stata al centro della politica. Reza Khan,
fondatore della dinastia dei Pahlavi, per op-
porsi al clero e avviare la modernizzazione,
ha iniziato togliendo il velo alle donne. L’a-
yatollah Rouhollah Khomeini, invece, vinte
le elezioni ha reso obbligatorio l’hijab. Il voto
alle donne, concesso dall’ultimo monarca
Mohammad Reza Pahlavi nel 1962, ha sca-
tenato una violenta opposizione del clero. Le
donne, in questi anni, pur essendo considera-
te il
sesso debole
, hanno fatto irruzione sulla
scena politica. Paragonando la situazione
iraniana a quella dei paesi limitrofi o con il
resto della regione, vediamo che le donne nei
paesi islamici lottano oggi per delle cose che
noi un tempo avevamo o per le quali abbia-
mo iniziato a lottare molti anni prima.
La donna ha un ruolo importante an-
che in quasi tutti i settori della società,
malgrado le restrizioni legali e le impo-
sizioni religiose...
Con la vittoria della rivoluzione islamica
nel 1979, hanno tentato di rimandare a casa
le donne che avevano iniziato a rafforzare
la propria presenza sociale e professionale.
Hanno deciso di cacciare via le donne dalla
Magistratura, dai vertici dei ministeri e da-
gli uffici pubblici. Alle donne non è rimasta
altra scelta che andare dove trovavano le
porte aperte e meno resistenza da parte del
governo. L’università, e più in generale la
scuola, erano un luogo dove le donne pote-
vano andare senza problemi. Le donne han-
no occupato questo spazio trasformandolo
in una trincea nella lotta per riprendersi i
diritti perduti. Non avevano messo in conto
che una donna che frequenta l’università,
una volta finiti gli studi, non rientra a casa
ma cerca di trovarsi un posto nella società
e nel mercato del lavoro. Oggi, con le quote
riservate agli uomini nelle università, con la
decisione di separare le aule e tante altre
iniziative tra cui il part-time obbligatorio
per le donne negli uffici pubblici, cercano di
limitare nuovamente la presenza della don-
na nella società.
La compresenza in questa trincea ha
avvicinato le femministe laiche alle
donne credenti che oggi spesso lottano
insieme per i loro diritti...
partiti politici, non si batte per conquistare
il potere, ma per rendere potenti le donne.
Le donne possono e devono lottare per i loro
diritti anche all’interno di questa struttura
e di questo sistema politico. Proprio di re-
cente, il parlamento iraniano ha approvato
una legge, richiesta da anni dal movimen-
to per l’uguaglianza, che riconosce il dirit-
to alla cittadinanza anche ai figli di madre
iraniana. Fino ad ora la trasmissione del di-
ritto di cittadinanza spettava solo ai padri.
Comunque, nessun spostamento di potere
da una parte all’altra comporta automatica-
mente l’eguaglianza tra i sessi.
In quest’ultimo anno il movimento per i
diritti delle donne sembra meno attivo...
Dopo le elezioni il regime ha modificato le
forme della repressione. Fino ad allora, tra
alti e bassi, in mancanza dei partiti e delle
organizzazioni politiche, i movimenti socia-
li e di base riuscivano a essere presenti e a
incidere nella società. Gli arresti erano limi-
tati ai vertici di questi movimenti e spesso
il governo rilasciava gli attivisti detenuti in
tempi ragionevoli. Dopo le elezioni, la stra-
tegia del governo è cambiata. Gli arresti
non riguardano più solo i vertici, ma anche
la base, e poi le condanne sono pesanti e chi
entra in carcere deve scontare l’intera pena.
Gli avvocati che riuscivano a farci ridurre la
pena prima delle elezioni oggi si trovano in
carcere con condanne a cinque o dieci anni
di reclusione. Il movimento si è trovato in un
certo senso decapitato tra chi sta in carcere,
chi è stato costretto a lasciare il paese e chi,
per evitare la prigione e l’esilio, ha scelto il
silenzio. Non per questo si può decretare la
morte del movimento delle donne. Si tratta
di un momento di riflessione per elaborare
nuove strategie, riprendere forza e fiato e
prepararsi al prossimo salto.
(A.R.)
Parvin Ardalan
Le donne in prima linea
le discriminazioni subite dopo la
vittoria della rivoluzione hanno unito
le donne laiche alle donne religiose