Pagina 32 - Quaderno2.indd

Versione HTML di base

Ammalarmi di tumore è stata una delle cose
più importanti della mia vita. Incontrare
una persona ammalata di tumore era per
me un’idea vaga, che non riuscivo a com-
prendere bene, che non mi toccava perso-
nalmente.
Quando a 40 anni ho avuto un incidente in
moto e sono rimasto a letto fermo per quat-
tro mesi, con diverse fratture nelle ossa, i
medici mi avevano diagnosticato l’impossi-
bilità di riuscire a suonare nel futuro.
Ammalarmi di tumore nel 2000 è stato il
mio secondo incontro con la malattia. Le
cure dell’Istituto per il trattamento del can-
cro della mia città, che devo ringraziare,
sono state per me quella che chiamo una
“Alma Mater”, un passaggio estremamente
prezioso che mi ha portato a sopravvivere e
alla mia meravigliosa posizione odierna: di
dover in qualche modo restituire il miracolo
che mi aveva salvato.
Nel 2003, a 60 anni di età, ho deciso di ce-
lebrare la mia nuova vita, il mio ritorno
alla vita, facendo due cose che non avevo
mai fatto. Io sono un musicista, non sono
un mago della finanza e nemmeno uno che
correva. Ho deciso di mettere alla prova le
mie capacità atletiche per una corsa di 800
miglia, raccogliendo fondi per sostenere l’I-
stituto americano per la ricerca sul cancro.
Ho cominciato dall’ospedale di Tulsa, in Ok-
lahoma, e ho corso fino a Chicago. Ho sem-
plicemente suonato in concerti organizzati
in sale, chiese, nelle strade. Molte persone
si sono avvicinate lungo i 1.400 km del per-
corso e ho raccolto infine 80.000 dollari per
la ricerca.
La gente mi guardava in modo particolare, a
volte mi seguiva o correva accanto a me per
qualche tratto, veniva poi ai concerti, con-
tribuiva alla raccolta di fondi. Ho incontrato
persone che avevano storie come le mie: di
famiglie perdute, di amici perduti, di amori
perduti. Mi facevano capire quanto impor-
tante fosse il rapporto tra musica e guarigio-
ne. Una cosa che mi ha fatto molto piacere e
che mi fatto dimenticare il dolore.
Ma adesso basta parlare di me, vorrei so-
lamente festeggiare insieme a voi, Donato-
ri di Musica, che mi avere dato questa op-
portunità e avete portato gioia, conforto e
guarigione a così tante persone. La vostra
rete di musicisti di encomiabile valore, che
si donano con il loro cuore e la loro umanità
dove c’è dolore e sofferenza, deve diventare
fonte di ispirazione e un bellissimo esempio
per tutti.
Mi ricorda la frase del musicista tedesco
Max Bruch: “Musik ist die Sprache Gottes”,
“La musica è la lingua di Dio”.
(Intervento al convegno Donatori di Musica,
Bolzano, 5 giugno 2010)
Martin Berkofsky
La malattia ha cambiato la mia vita
La musica cura. Porta la pace allo spirito, gioia al cuore, conforto al corpo fisico. Trasforma
l’umanità in fraternità, incoraggia a lottare con generosità per gli altri, per alti ideali. A
dedicare se stessi e il nostro lavoro per quel che nobilita lo spirito umano, a superare e ri-
solvere, anche le malattie e i conflitti più dolorosi, e tiene alto il piano dei valori per i quali
c’impegniamo in prima persona.
Il ruolo dell’interprete è di donare la bellezza e l’ispirazione agli altri, di farlo con la più
onesta e umile ricerca di questi valori in noi stessi. Abbiamo la fortuna di essere parte di
questo processo vitale che crea bellezza, che la dona agli altri, nella volontà di creare un
mondo migliore. (M.B.)
Suono solo per la mia “Alma Mater”: la medicina
Nato a Washington nel 1943, di origini bielorusse, Martin Berkofsky ha dato i suoi primi
concerti all’età di 8 anni. è diventato un importante pianista noto anche per le sue attività
di ricerca musicale.
Nel 2003, per festeggiare il suo sessantesimo compleanno e la guarigione da un cancro,
intraprende un lungo tour concertistico a piedi, “Celebrate Life Run”, per raccogliere fondi
destinati alla ricerca sul cancro.
Roberto Prosseda entra in contatto con lui per puro caso, cercando un inedito di Mendels-
sohn. Gli scrive chiedendogli una copia del manoscritto e riceve inaspettatamente una ri-
sposta positiva nel giro di qualche ora. Gli chiede informazioni sulle date dei suoi concerti
negli Stati Uniti e si sente rispondere: “Ma io non faccio più concerti dal 2000, ora suono solo
per la mia Alma Mater, la medicina”. Prosseda gli racconta dei Donatori di Musica e gli par-
la del Primo convegno dell’Associazione che si sarebbe svolto il 5 giugno 2010 all’Accademia
Europea di Bolzano. Lui si autoinvita e fa sapere che avrebbe pagato di persona le spese di
viaggio (riportiamo qui a fianco la sintesi del suo intervento).
Si ferma qualche giorno a Bolzano e a Carrara. “Questi giorni -scrive al ritorno- sono stati
tra i più importanti di tutta la mia vita”. E organizza in ospedali americani una stagione di
Donatori di Musica, mantenendo la dizione italiana, e diventandone autorevole testimone.
Per sostenere e far conoscere Donatori di Musica in Europa e negli Stati Uniti, Martin Ber-
kofsky ha contribuito a realizzare due Cd: “Visions”, Piano Works, con musiche di Franz
Liszt, per l’etichetta Arts; e “Hope”, con musiche di Beethoven, suonate anche da Atakan
Sari, Roberto Prosseda e altri, edito dalla “Fondazione Cristofori”.
Supplemento al n. 200 di “Una Città”. Rotocalco culturale. Anno XXIII, Dir. resp. Gianni Saporetti. Aut. Trib. di Forlì n. 3/91 del 18/2/91. Stampa: Galeati (Imola). Redaz. e amministraz.: via Duca Valentino n.11, Forlì. Poste Italiane SpA - Sped. in A. P. D.L.
353/2003 (conv. in L.27/02/04 n.46) Art. 1 c.1 CN/FC. Tassa pagata