Cari Michael e Judy*, cara Barbara, ho cominciato a scrivere questa lettera domenica sera, a cento giorni dal 7 ottobre. Solo oggi sono riuscito a completare il mio scritto. Le notizie e il ciclo dei commenti continui su questa guerra sono così tumultuosi che è una sfida comunicarvi [...]
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e interventi
Alfonso Berardinelli
Paolo Bergamaschi
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Vittorio Gaeta
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Wlodek Goldkorn
Giorgio Gomel
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Ilaria Maria Sala
Emanuele Maspoli
Gianni Saporetti
Lucetta Scaraffia
Marianella Sclavi
Massimo Tirelli
Michael Walzer
Libertà e malinconia
parole e musica Paola Sabbatani arrangiamenti Daniele Santimone
libretto + cd. Edizioni Una città, 2021 - 32 pagine
I Libri di Una Città
Giovanni Tassani
Su tempi appena trascorsi
Esperienze, connessioni, dettagliEd. una città, 2023
358 pagine
18,00
Scritti di Giovanni Tassani, 1998-2023
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I Libri di Una Città
Chiara Frugoni
Cosa intendi dire?
Intervista a Chiara Frugoni, 1994-2015Ed. una città, 2023
135 pagine
12,00
Interviste a Chiara Frugoni
a cura di Gianni Saporetti
con prefazione di Gianni Sofri (con Federica Rossi)
I Libri di Una Città
Flavio Casetti, Gianni Sapretti, Lorenzo Cottignoli
L'epopea degli scarriolanti
Intervista a Lorenzo CottignoliEd. Una città, 2022
56 pagine
5,00
"L'epopea degli scarriolanti", intervista a Lorenzo Cottignoli a cura di Flavio Casetti e Gianni Saporetti, pubblicata in due puntate su Una città n. 246 (febbraio 2018) e n. 247 (marzo 2018)
prefazione di Roberto Balzani
I Libri di Una Città
Gaetano Salvemini, Nicola Chiaromonte
In difesa della cultura
Scritti in occasione del Congresso internazionale degli scrittori per la difesa della culturaEd. Una città, 2022
66 pagine
5,00
scritti di Gaetano Salvemini e Nicola Chiaromonte
I nostri libri
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La copertina è dedicata ad Aleksei Navalny e alle cittadine e cittadini russi che hanno manifestato il loro lutto sfidando il carcere. Navalny era condannato ma non si può escludere che Putin abbia deciso dopo il blocco degli aiuti militari al Senato americano, dopo le parole di Trump e dopo i sondaggi che registrano “la stanchezza” degli europei. Già, forse aveva ragione Putin fin dall’inizio e, comunque, gliela stiamo dando: siamo stanchi, invecchiati, indeboliti, viviamo nel benessere e siamo terrorizzati dai sacrifici, consideriamo la democrazia un di più, un lusso di cui godiamo e che non è da tutti, stiamo di fronte alla tv da tifosi incattiviti, ognuno nel suo eterno “presente etnografico” ideologico. Se non fosse del tutto assurdo verrebbe da pensare che, sotto sotto, invidiamo e quindi detestiamo gli ucraini perché stanno scrivendo la storia del loro paese e, forse, del mondo. Un pensiero particolare lo rivolgiamo all’indomita madre di Navalny che non solo non si è fatta intimidire ma è riuscita a umiliare il dittatore accusandolo di usare la religione per i suoi vili fini. Ecco, di loro sì, delle madri dei soldati usati come carne da macello, Putin ha paura. Vengono alla mente quelle donne vestite di nero, nella neve, madri e mogli dei ribelli decabristi deportati in Siberia, trasferitesi là per star vicino ai loro cari, che andavano alle stazioni per confortare i prigionieri durante le fermate dei treni diretti ai gulag. Davano a ognuno di loro anche un Vangelo. Dostoevskij lo vorrà fra le mani sul letto di morte. La Russia dà il peggio e il meglio (continua).
PARENTS CIRCLE
Parents Circle è un’associazione “miracolosa” di israeliani e palestinesi, colpiti da un lutto per mano degli altri, che lavorano insieme per promuovere la concordia tra i due popoli. Pubblichiamo la trascrizione degli interventi pubblici di Arab e Yigal, che per mano l'uno di un soldato israeliano, l'altro di un attentatore palestinese, hanno perso le sorelle, e poi due interviste, una a Bassam Aramin, padre di Arab, e l'altra a Robi Damelin, madre di Yigal, che raccontano del loro impegno nei Parents Circle.
Arab e Yigal
Un israeliano e un palestinese diventati amici
di Arab Aramin e Yigal Elhanan
-Quel film in carcere
Un palestinese, dopo aver perso la figlia...
intervista a Bassam Aramin
-Quando mio figlio...
Un’israeliana, dopo aver perso il figlio...
intervista a Robi Damelin
video degli interventi di Arab e Ygal (in inglese)
di Luigi Manconi
1. La Cosa Russa e la Cosa Americana A quasi due anni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, mi rendo conto che il mio personale bilancio di ciò che ho compreso e di ciò che non ho compreso è particolarmente tormentato e contraddittorio: una serie di con
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Fra pochi numeri saremo a trecento. Non sapevamo cosa fare e ci siamo messi a fare interviste. Ne abbiamo fatte circa tremila.
Ci siamo sempre professati militanti. E se ci chiedevano:
“Di che?”, rispondevamo di non saperlo. Un caro amico ci disse: “Beh, militanti della domanda”. Sì, quella c’è e rimane: l’intervista che comporta ascolto, dialogo, curiosità per i problemi della gente e per le vite… “Il due e i molti”, insomma.
Un altro amico, che purtroppo non c’è più, ci disse: “Sì, ma le risposte?”. Alcune le abbiamo trovate. Che tuttora, in tutto il mondo, la lotta è fra democrazia e fascismo e che occorre un nuovo internazionalismo, quello democratico; che l’ideale socialista può realizzarsi, in diritti e doveri per tutti e in scelte di vita personali e collettive, solo in democrazia (per un secolo s’è pensato all’incontrario e il risultato s’è visto); che la memoria
del passato e di chi non c’è più, aiuta a capire, e a vivere. Su queste tre cose vorremmo impegnarci di più.
Nel tempo sono arrivati dei giovani che ormai non lo sono più. Ora aspettiamo la terza generazione. Non abbiamo aiuti dallo Stato né sponsor e non li cerchiamo; siamo sempre stati indipendenti e continueremo a esserlo. I soci, loro sì, hanno sempre dato, ma gli abbonati alla carta calano, come ovunque del resto.
Cercheremo di andare avanti.
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I NOSTRI SOLDATI, I LORO CIVILI
intervista a Michael Walzer
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Libri su Israele e Palestina di Una città
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In questo momento tragico, per chi volesse approfondire la storia del rapporto fra ebrei e palestinesi suggeriamo i nostri libri:
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Perché sosteniamo l'Ucraina?
foto di State Emergency Service of Ukraine
La concezione dei “realisti”, secondo cui si dovrebbe dividere il mondo in zone di influenza; l’errore tragico delle repubbliche democratiche europee che nel 1936, non aiutarono la Repubblica spagnola; il prezzo “realista” di Yalta, con mezza Europa costretta a subire il dominio sovietico; il dovere, in nome di un nuovo internazionalismo, quello democratico, di aiutare una democrazia in pericolo.
Di Michael Walzer.
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Forlì,
20 settembre 2023
dalla cartolina dell'iniziativa del 20 settembre 2023
Questo numero è "aperto" a tutti.
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IL DUE ORIGINARIO
foto di Tano D'Amico
La grandezza del femminismo, di dare dignità alla parola donna non più solo come qualcosa di accessorio all’uomo o al maschile, oggi rimossa, nel nome di un nuovo neutro; le parole sostituite: “donna” con “persona con utero” e “maternità” con “gestazione”; mentre si invoca un “rispetto della natura” in nome dell’ambiente si professa una “rivoluzione della natura” per l’essere umano; la rimozione del limite di ciò che è dato. Intervista a Olivia Guaraldo. Leggi di più
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foto di Pal Fest
Il tragitto che ha portato un giovane palestinese di Hebron, nato e vissuto in regime di occupazione dove, se palestinese, sei colpevole fino a prova contraria, alla scelta della non violenza come lotta per la difesa dei diritti dei palestinesi; i risultati ottenuti e la risonanza oltre i confini di Israele; la prima battaglia, quella delle macchine fotografiche; l’incontro con ebrei israeliani e della diaspora americana e la fine dell’odio. Intervista a Issa Amro. Leggi di più
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I NUOVI FASCISMI
Partiti unici o dominanti, uso sistematico di coercizione e violenza, controllo totalitario dei cittadini, culto della personalità del capo, controllo statale di un’economia capitalistica e poi odio per i valori liberali incarnati dalle democrazie, oscurantismo religioso, repressione delle minoranze etniche e Lgbt. Cosa ci vuole per definirli regimi fascisti? Pubblichiamo gli interventi sul tema al 900fest di Antonella Salomoni, sulla Russia, di Jean-Philippe Béja, sulla Cina.
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BARAYE
Alcuni minorenni uccisi durante le manifestazioni in Iran (Amnesty International)
Una rivolta scoppiata all’indomani della morte di una giovane donna curda, che dura ormai da diversi mesi e che, a differenza del passato, sta coinvolgendo grandi città e piccoli paesi, ricchi e poveri, giovani e vecchi, di etnia persiana, curda, belucia, turca, turcomanna, guidata dalle donne per i diritti di tutti, che continua malgrado la feroce repressione; Il ruolo dei social e i primi segni di cedimento di un regime corrotto irriformabile. Intervista ad Ahmad Rafat. Leggi di più
l'altra tradizione
Scelgo l'Occidente
"Nel corso dell’ultima guerra non ho scelto, dapprima perché ero un socialista rivoluzionario trotzkista, in seguito perché mi stavo trasformando, in particolar modo dopo la bomba atomica, in un pacifista. Ma ora nessuna di quelle due posizioni mi appare valida"
Per il "reprint" del n. 283, un testo di Dwight Macdonald.
Marca, terra di confine
"Volevo parlare dell’Ucraina. Per molti l’Ucraina -trentacinque milioni di uomini- non esiste neanche!"
Per il "reprint", una lettera di Andrea Caffi a Prezzolini presumibilmente nel 1915.
Ucraina, l'invasione e il futuro
Le bombe cadono su Kharkiv e su Kiev in ciò che è diventato il più grande e sanguinoso conflitto che l’Europa abbia sperimentato sin dalla Seconda guerra mondiale. Sono circa duemila gli ucraini uccisi o feriti, un po’ meno i russi, e presto saranno centinaia di migliaia quelli che diventeranno rifugiati. Il Presidente Vladimir Putin ha circondato l’Ucraina con 190.000 truppe, un primo passo per ricreare la posizione russa di superpotenza e la vecchia sfera di influenza sovietica.
Intervento di Stephen Eric Bronner (1 marzo)
Bandiere
Cari amici,
vi mando poche righe che ho scritto ieri, anche se dopo questo fine settimana mi direte che colleziono manifestazioni. Sarà per nostalgia.
La terza a cui sono andato con Silvia, ieri, è stata quella degli ucraini di Roma a Piazza della Repubblica, che si è poi trasformata in corteo fino ai Fori.
Lettera di Umberto Cini
Mi scopro sempre più europeista
Se scoppia una guerra vera, l’Occidente potrà fornire sostegno morale, politico e diplomatico agli ucraini, e ovviamente rifornimenti militari; ma non potrà impegnarsi direttamente militarmente contro una potenza nucleare; l’auspicio che, come avvenne nel 1936 per la Spagna, nasca una brigata internazionale che si unisca all’esercito ucraino... Le rinnovate speranze sull’Europa e la crisi della democrazia americana.
Intervista a Michael Walzer.
L'Ucraina esiste, eccome...
una lettera di Andrea Caffi a Prezzolini del 1915 (conservata nel fondo Caffi della Biblioteca Gino Bianco-Fondazione Lewin) in cui, per smentire un articolo apparso su "La Voce", fa una precisa disamina dei motivi per cui l’Ucraina è una nazione e gli Ucraini un popolo.
(Andrea Caffi, nato in Russia da genitori italiani immigrati, socialista libertario, volontario nella Prima guerra mondiale, nella sua vita ebbe modo di conoscere le carceri zariste e leniniste in Russia e quelle naziste in Francia. Era un grande studioso di storia bizantina e del mondo slavo).
una nuova iniziativa delle edizioni Una città
Libertà e malinconia
parole e musica di Paola Sabbatani - arrangiamenti di Daniele Santimone
libretto + cd. Edizioni Una città, 2021 - 32 pagine
Aspettative e sogni delusi, perché qualcosa, nell’idea, non ha funzionato, eppure il sentire, che resta, di non potersi chiamare fuori. Vite che a volte si incatenano male, senza lasciare vie d’uscita, ma anche la seconda possibilità che c’è e un fidanzato che non scappa quando il peggio arriva.
La ribellione da giovani, i padri ritrovati e il “fare insieme” che dà senso e forza, ma pure stanchezza e desiderio di un “recinto” di pace. Amori impossibili, per età, per sesso e circostanze, tenuti segreti a nascondere la propria vulnerabilità. La lotta contro la sfortuna, così necessaria e spesso anche vittoriosa, ma comunque impari, che lascia nel cuore un fondo di malinconia
Paola Sabbatani, voce
Roberto Bartoli, contrabbasso
Tiziano Negrello, contrabbasso e percussioni
Daniele Santimone, chitarra sette corde e voce
La fame di studio
I dubbi su una scuola sempre più vocata all’accoglienza, all’aiuto per gli alunni in difficoltà, e che per rispondere a tale vocazione, ha smesso di chiedere agli studenti di fare fatica, di offrire loro obiettivi ambiziosi; la convinzione che allargare la platea non comporti affatto l’abbassamento di livello; la proposta di una scuola dell’obbligo fino a 16 anni uguale per tutti e di alto livello dove anche il futuro falegname impari il latino. Intervista a Paola Mastrocola.
archivio
Il supermercato dell'energia
La situazione del Kazakistan, ricchissimo di risorse energetiche e non solo, che, a causa della politica predatoria delle sue classi dirigenti, ha ridotto la popolazione alla fame; l’ambizione di Putin: un’Unione economica euroasiatica, speculare all’Unione europea; l’urgenza per l’Europa di ridisegnare il proprio ruolo prima delle elezioni americane del 24, nel dilemma tra allargamento e integrazione; la crisi, grave, della Bosnia. Intervista a Paolo Bergamaschi.
foto di Nasa Earth Science/CC
Sono stati Karl Polanyi e Keynes, suo contemporaneo, a sostenere che il mercato capitalistico, senza un intervento lungimirante della politica e dello stato, non è in grado di “tenere insieme” la società; la strada maestra di un liberalismo inclusivo, riformista, da contrapporre sia alla via del “lasciar fare” al mercato, cara a conservatori e privilegiati, così come a qualsiasi idea di rivoluzione; l’illusione di un nuovo Trentennio glorioso. Intervista a Michele Salvati.
Insegnare
a fare le domande
foto di Guia Biscàro
L’inadeguatezza dell’attuale sistema di formazione degli insegnanti, in particolare delle secondarie, che tradisce l’idea, ancora invalsa, che basti conoscere una materia per saperla insegnare; le figure del tutor e dell’insegnante accogliente, che vanno tuttavia potenziate; il problema della motivazione e del rapporto scuola-università; il rischio, grave, di sprecare l’enorme potenziale delle nuove leve. Una conversazione tra Clotilde Pontecorvo e Anna Lona.
Veni foras
Immagine tratta da Jacob Ruf: De conceptu et generatione hominis, 1554
Nella scena del parto medievale, affollata di donne, con i mariti fuori a pregare che sia un maschio, centrale è la figura dell’ostetrica; le storie dei miracoli e i testi medici e giuridici, fonti preziosissime; la vicenda del parto cesareo, che viene adottato originariamente per estrarre il bambino dalla madre già morta, per salvare l’anima del neonato o, più spesso, per trasferire l’eredità dalla madre al padre. Intervista ad Alessandra Foscati.
domande
Intervista
n. 277
n. 277
Siamo destinati a una sempre maggiore centralizzazione?
E che fare?
Intervista
a Marco Cammelli
n. 275
Recovery fund: l'occasione per un cambiamento radicale della società?
Intervista
a Salvatore Biasco
n. 271
Identità di genere,
un'identità a testa?
Un webinair dal titolo: “Il ddl Zan: cosa c’è in gioco?”
e un'intervista a Francesca Izzo
n. 275
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La quarta rivoluzione
Dopo la copernicana, la darwiniana, la freudiana, internet; perché internet non è un aggiornamento di Gutenberg, ma un vero e proprio nuovo habitat, fondato sulle relazioni, sulla rete e i suoi nodi, dell’esigenza di un progetto comunitario umano basato sul verde e il blu, sull’ambiente e sul digitale e sulle tre “C”: coordinamento, collaborazione, cooperazione.
Intervista a Luciano Floridi.
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Disuguaglianze
e scuola
Nonostante le speranze riposte nell’istruzione pubblica come “great equalizer”, l’evidenza ci dice che la scuola riesce a combattere le disuguaglianze solo in alcuni casi e date alcune condizioni, tra cui sicuramente un’alta spesa pubblica, ma anche un solido curriculum comune; i rischi sottesi ai concetti di merito ed eccellenza e il dibattito sorto sulle competenze e attorno alla domanda: a cosa serve la scuola? Intervista a Luciano Benadusi e Orazio Giancola.
Cosa ci fa lì l'imam?
Il problema dei matrimoni combinati era evidente da anni, chi si impegna con gli immigrati vedeva sparire all’improvviso le ragazze, ma, soprattutto a sinistra, non si è mai voluto affrontare il problema per evitare l’accusa di islamofobia; il rischio che i diritti delle donne vengano considerati un patrimonio solo occidentale; il dramma di un’adolescente che si rivolge alle autorità italiane e queste chiamano i genitori. Intervista a Tiziana Dal Pra.
di carcere
Ma poi si incontrano
di nuovo, vero?
intervista ad Amedeo Savoia
Essere un po' rivoluzionari
per fare le cose normali
intervista a Carmelo Cantone
Il sonetto in carcere
intervista ad Edoardo Albinati
Il cesto marcio
Intervista a Michele Passione
La pena della lettura
Intervista a Stefania Amato
(foto di Alessio Duranti)
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Israele
e i territori
La questione demografica
Intervista a Davide Lerner
Ma noi già ci parliamo!
Intervista a
Manuela M. Consonni
Interventi
Eccezione
Le origini del discorso sulla arretratezza dell’Est risalgono a una certa retorica comunista, italiana, non ufficiale, ma presente nelle discussioni, conversazioni, nella propaganda insomma. Il Pci, notoriamente, in Italia difendeva la democrazia, il rispetto delle regole del gioco, non elogiava la dittatura del proletariato e simili. Era insomma un partito di sinistra, per il quale l’unica via verso il potere non poteva essere altra che quella parlamentare. Ma allora, come si conciliava il rispetto delle “regole borghesi”, oggi diremmo liberali, con una certa simpatia nei confronti dei regimi dei paesi dell’Europa centrale?
intervento di Wlodek Goldkorn
Il piccolo principe
C’è stato un cambiamento negli ultimi anni: si è passati da oppressi/e, subordinati/e e sfruttati/e a vittime. Nel mondo ci sono delle vere vittime, ma l’essere vittima non dà diritti in quanto tale, anzi è il risultato di averli persi. Mi diceva un mio conoscente che lavora per un’associazione di rifugiati (essendolo stato anche lui) che quando è arrivato lui molti anni fa i richiedenti parlavano delle loro lotte, adesso cercano solo di dire quanto sono vittime. L’occidente compra vittime altrui ed anime di ribelli? L’idea dell’oppressione era legata al cambiamento della relazione e del problema, l’oggetto dell’oppressione.
intervento di Vicky Franzinetti
In questa foto, in piedi da sinistra: Heinrich Blucher, Hannah Arendt, Dwight Macdonald e la sua seconda moglie Gloria Lanier; seduti: Nicola Chiaromonte, Mary McCarthy e Robert Lowell, 1966
Non potevamo ignorare un avvenimento che aspettavamo da anni e a cui amici come Gino Bianco e Wojciech Karpinski, e ovviamente Miriam Rosenthal Chiaromonte, avevano dedicato l’impegno di una vita: quello di far conoscere in Italia l’opera e la vita di un intellettuale militante come Nicola Chiaromonte, famoso in Polonia e negli Stati Uniti e pressoché sconosciuto in Italia. Il motivo lo conosciamo: in Italia era proibito essere antitotalitari e di sinistra contemporaneamente. L’uscita del Meridiano Mondadori con una raccolta dì saggi sancisce la fine di un boicottaggio vergognoso. Siamo orgogliosi di avere dato una mano a Gino Bianco a Wojciech Karpinski e a Miriam Chiaromonte in questa dedizione, i cui frutti, purtroppo, nessuno di loro ha potuto raccogliere. Nell’inserto ripubblichiamo l’intervento “Una conversazione che non è mai finita”, che Karpinski tenne al convegno dedicato a Chiaromonte organizzato da “Una città” nel lontano 2002. Ricordiamo i partecipanti, da Enzo Golino, che purtroppo non c’è più, a Irena Grudzińska Gross che in fuga dalla Polonia trovò, come tanti altri polacchi, rifugio in via Ofanto; a Ugo Berti, il primo a pubblicare per il Mulino testi di Chiaromonte; a Pietro Adamo, Gregory Sumner, Marino Sinibaldi. Ricordiamo la soddisfazione di Gino Bianco per il fatto che, con quel convegno, avevamo scongiurato un tentativo della destra di “impossessarsi” di Chiaromonte. Pubblichiamo inoltre la seconda puntata degli “appunti sull’antitotalitarismo italiano” di Massimo Teodori.
Appunti sulla politica antitotalitaria in italia - seconda parte - Massimo Teodori
Muska carissima... - Nicola Chiaromonte
Una conversazione che non è finita - Wojciech Karpinski
IN MEMORIA
Jovan Diviak
Giorgio Bacchin
Giorgio Bacchin, uno dei fondatori della nostra rivista, dopo un mese di ricovero in ospedale per un’emorragia all’aorta, quando sembrava ormai fuori pericolo, è morto nella notte fra il 26 e il 27 novembre. Aveva 65 anni. Il ricordo di Gianni Saporetti.
Franco Travaglini
Abbiamo pubblicato nel n. 273 alcune testimonianze che lo ricordano.
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Intervista a Lissi Lewin che ricorda il fratello Alfred e la madre, uccisi nell'eccidio dell'aeroporto di Forlì
Valdo Spini
sui fratelli Rosselli
Daniele Menozzi presenta il libro "Giudaica perfidia"
Cesare Panizza presenta il libro su Nicola Chiaromonte
Gianni Saporetti
intervistato l'11.05.17 sul '68 a Forlì
Jamila Hassoune presenta il libro "Dove i libri sono rari come la pioggia"
Edoardo Albinati presenta il suo libro "La scuola cattolica"
Alberto Saibene presenta il libro "L'Italia di Adriano Olivetti"
Cesare Panizza presenta il libro "Piero Gobetti: l'autobiografia di una nazione"
Pietro Polito presenta il libro "Il dovere di non collaborare"
Roberto Balzani, Nicola Del Corno e Carlo De Maria
"I fratelli Rosselli nella storia d'Italia"
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