Una delle immagini che mi è rimasta più impressa di San Miguel de Tucumán sono i carri trainati da cavalli che si dirigono verso il centro all’ora del tramonto. Rientrano quando è ancora buio, o la mattina presto, carichi di bottiglie di plastica vuote, cartone e lattine di alluminio. Vendendo un chilo di cartone si guadagna dai dieci ai venti centesimi di peso, con la plastica e le lattine ancora di più. I “cartoneros” -così sono chiamati questi raccoglitori di rifiuti- non sono ammessi al centro della città nelle ore del giorno. Si aggirano per le vie di Tucumán durante la notte. Arrivano con i loro carri fino ai margini del centro, poi proseguono con delle carriole trainate a mano. Lavorano dall’una o dalle due fino alle cinque di mattina, di raro un poco più tardi. Sono degli emarginati totali, costretti a raccogliere la spazzatura della gente che sta meglio di loro e a farlo di nascosto, con il favore delle tenebre.

Ho un appuntamento all’Instituto de Previsión y Seguridad Social della provincia di Tucumán. E’ un edificio di nove piani piuttosto brutto nel centro della città. Mi riceve un ragazzo giovane che si chiama Juan Luis Lainó. Il suo incarico è di portarmi a visitare il barrio de los Vásquez, un quartiere povero che ha una storia molto particolare. In attesa che si liberi un’auto, mi racconta qualcosa degli abitanti del quartiere e del lavoro portato avanti da lui e dai suoi colleghi.
Il barrio del los Vásquez esisteva da prima che il Comune installasse in quei terreni una discarica, ma non ci vivevano che una dozzina di famiglie. L’apertura della discarica comunale convinse molte persone a trasferirsi su quei terreni, tirando su da un giorno all’altro delle baracche in legno. In poco tempo circa ottanta famiglie si erano stabilite abusivamente nel barrio de los Vásquez.
Quella discarica rappresentava un’opportunità, una fonte di sostentamento. C’era un solo un poliziotto di guardia e le famiglie si arrampicavano liberamente sulle montagne di rifiuti per raccogliere cartone, plastica e lattine. Juan ha sentito dire che il poliziotto si faceva pagare dai cartoneros per lasciarli passare, ma precisa che è solo una voce. Quando il dipartimento provinciale cominciò a occuparsi del quartiere e propose alle famiglie di trasferirsi in un’altra zona, la gente non volle abbandonare quell’ammasso di spazzatura che era la loro casa. Nonostante le terribili condizioni igieniche e di vita, il Barrio de los Vásquez dava ai suoi abitanti qualcosa di cui vivere.
Juan e i suoi colleghi furono allora costretti a cambiare strategia, cercando, invece di trasferire le famiglie in un altro luogo, di migliorare le loro condizioni di vita. Il primo passo fu quello di smantellare la discarica e ripulire quanto possibile le montagne di rifiuti che affollavano la zona. Il secondo fu quello di fornire agli abitanti una fonte di sostentamento alternativa. Fu offerto alle famiglie un sussidio mensile di 250 pesos, che sono poco più di 70 euro ma in Argentina è una somma decente, se si considera che una segretaria impegnata a tempo pieno guadagna spesso solo 700 pesos. Gli abitanti del barrio si procurano qualcosa in più raccogliendo i rifiuti in centro e rivendendoli a imprese private per il riciclaggio. Sono cartoneros come gli abitanti di molti altri quartieri poveri della periferia della città, ma loro si giudicano fortunati perché ricevono il sussidio dello Stato. Per ricevere il sussidio, le famiglie devono dimostrare di mandare i loro figli a scuola e di occuparsi della loro salute. In questo modo, il dipartimento delle politiche sociali ha ottenuto che il 90 per cento dei bambini frequentasse regolarmente le lezioni.

Arrivano la vettura e l’autista e partiamo verso il barrio, che è a soli dieci minuti dal centro, a lato di una grossa strada statale. Quando siamo quasi arrivati, Juan mi indica le montagne di rifiuti della nuova discarica che ha sostituito quella de los Vásquez e che è appaltata a un’impresa privata.
Questa impresa, la Pacará Pintado, guadagna un’enorme quantità di soldi con i rifiuti da riciclare. Vendono il cartone a 22 centesimi per chilo e ogni giorno ne raccolgono circa 2000 tonnellate. Facendo il calcolo, sono 440.000 pesos (125.000 euro) al giorno, solo con il cartone, perché poi ci sono la plastica e l’alluminio, che sono più cari. La plastica, ad esempio, la vendono a prezzi che vanno dai 40 ai 60 pesos, a seconda della qualità e del colore. Ai cartoneros che portano quel ...[continua]

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