Ermanno Gambini fa parte del gruppo di ricerca dell’Atlante Linguistico dei Laghi Italiani presso l’Università di Perugia e ha collaborato all’allestimento del Museo della Pesca del Lago Trasimeno. E’ autore di numerose pubblicazioni sulle attività tradizionali e la geografia storica del Trasimeno, oltre che sulle oscillazioni storiche del livello delle acque.

Il Trasimeno è un lago dalle caratteristiche pressoché uniche, che si presta particolarmente a una riflessione sulle possibili conseguenze dell’intervento, o del mancato intervento, dell’uomo sull’ambiente in cui vive. Intanto puoi dirci un po’ quali sono queste caratteristiche molto particolari?
Il Trasimeno oggi è il quarto lago italiano per superficie ma ha un volume d’acqua veramente esiguo, cioè è un lago laminare. Attualmente ha una superficie di circa 120 kmq e un livello massimo che supera di poco i 4 metri, quindi è una lama d’acqua, il che lo rende molto particolare dal punto di vista biologico e anche antropico, perché piccole oscillazioni di livello in verticale significano, con un fondale praticamente piatto, un’oscillazione in orizzontale di alcune centinaia di metri. Infatti abbiamo trovato sott’acqua ruderi di case del Medioevo. Che il Trasimeno oscilli fra lo stadio di lago e quello di palude non è una novità; di crisi come quella attuale negli ultimi 3500 anni ce ne sono state altre tre, e per periodi molto lunghi. La preoccupazione, questa volta, è che la crisi possa aver pregiudicato le capacità di recupero del lago.
E’ un lago ricco di storia...
Già. Nel Medioevo il comune di Perugia ebbe per alcune annate come maggiore entrata i proventi delle pesche del Trasimeno. La Fontana Maggiore di Perugia e l’acquedotto furono fatti nella seconda metà del ‘200 con i proventi della pesca nel nostro lago. E se si guarda nella seconda vasca della fontana, in alto, si vedono tre statuette che rappresentano, una, la Signora di Perugia, una, la Signora del Chiugi che ha in braccio un mazzo di spighe di grano (il Chiugi, cioè tutto quel territorio pianeggiante che dal Trasimeno va fino al lago di Chiusi fu il granaio di Perugia) e l’ultima rappresenta una donna che ha in mano un mazzo di pesci, quattro tinche e due lasche, i pesci più importanti del lago. La storia del lago è legata quindi anche alla storia di Perugia, che, nel periodo di massimo splendore, fu il quarto Comune più potente dell’Italia centrale. Le rendite massime del lago raggiunsero i 13.500 fiorini d’oro l’anno, una quantità di denaro enorme per quel tempo.
Dicevi che l’intervento dell’uomo ruota attorno alla costruzione di un emissario…
Il primo emissario fu realizzato agli inizi del ‘400 durante la signoria di Braccio da Montone. Gli abitati, i castelli, come quello del Borghetto, come il castello di Passignano, costruiti prima del ‘400 erano allineati a una linea di riva relativamente bassa.
Quando agli inizi del ‘400 il Trasimeno crebbe di livello, e di almeno due o tre metri, gli abitati e le campagne circostanti ebbero difficoltà enormi. Da qui la scelta della realizzazione dell’emissario.
La quota della soglia venne stabilita a metri 258,68 sul livello del mare. In realtà, per tutti i cinque secoli che seguiranno, il livello medio delle acque si manterrà più di un metro sopra a questa quota continuando, come si deduce dalle antiche cronache, a mettere in difficoltà le porte, le antiche strade di accesso ai castelli.
Durante le annate di piena (le annate con scarse o forti precipitazioni solitamente arrivano in serie) i paesi o i castelli continuavano a essere parzialmente o completamente sommersi. A Passignano c’è ancora una lapide che ricorda la più grande di queste piene, quella del 1602, quando il lago raggiunse quota 261,42. Praticamente aveva un volume d’acqua doppio rispetto a quello di oggi.
Quindi si continuò periodicamente a cercare una soluzione al problema. Alla fine del ‘700 si pensò di riprendere il progetto di Leonardo che, nei primi del ‘500, aveva progettato di creare una via d’acqua fra il Trasimeno e la Valdichiana, mettendo in comunicazione il lago con Arezzo. Questo progetto non andò avanti perché non si trovò l’accordo fra i due stati (lo Stato Pontificio e il Granducato) in quanto il canale del vecchio emissario, pur non portando via molta acqua, serviva a far funzionare dodici mulini dove si macinava tutto il grano che si produceva nel territorio del lago e anche oltre. Quindi il rischio, per il Papa, era di non avere più ...[continua]

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