Luigi Mara, chimico e biologo di Medicina Democratica, è tra i consulenti tecnici di Medicina Democratica e di altre Parti Civili nel processo contro i dirigenti del Petrolchimico di Porto Marghera, Montedison/Eni/Enimont/ Enichem/Montefibre per la morte di oltre 220 operai e per le gravi malattie che hanno colpito altre centinaia di operai dello stesso Petrolchimico.

Il processo contro i dirigenti del Petrolchimico di Porto Marghera è nato da un esposto di Medicina Democratica. Come procedete in questi casi ?
Il Movimento di Lotta per la Salute Medicina Democratica opera su tutto il territorio nazionale come un ibrido sociale, espressione cioè di molteplici soggetti (lavoratori, lavoratrici, operatori della prevenzione, della sicurezza, della salute e dell’ambiente, medici e paramedici, igienisti, ingegneri, chimici, fisici, biochimici, ecologi, biologi, farmacologi, operatori del diritto e dell’informazione, ricercatori e tecnici, semplici cittadini), con diversi tipi di competenze, tra le quali importantissimo è il “sapere operaio”, perché un conto è leggere una formula chimica sulla pagina di un testo, altro è respirare quella molecola; c’è un ampio patrimonio di conoscenze non formalizzate che non sono oggetto di didattica, ma vengono tramandate all’interno dei luoghi di lavoro. Per noi quindi è fondamentale avere una persona inserita nel luogo di lavoro che raccolga le informazioni, come Gabriele Bortolozzo al Petrolchimico di Marghera. I primi lavori con Gabriele risalgono agli anni ‘80 nell’ambito di SE, Scienza Esperienza, la rivista fondata dal gruppo redazionale di Sapere dopo la conclusione di quell’esperienza nell’82. Nella rubrica “Spazio aperto” si faceva parlare l’esperienza e lì è iniziata la collaborazione con Gabriele, che era stato il primo lavoratore obbiettore ai cancerogeni sui luoghi di lavoro e che poi diventò medico scalzo di Md e responsabile di Md per Venezia e provincia. I medici scalzi sono coloro che conducono materialmente le indagini epidemiologiche e ambientali, avendo alle spalle il retroterra dell’associazione. Così Gabriele, lavoratore del Petrolchimico, da un lato ci forniva le conoscenze sul ciclo produttivo che quotidianamente viveva sulla pelle (cos’è la nocività, cos’è il rischio, cosa sono i turni di lavoro), dall’altro, attraverso un confronto permanente a volte anche aspro coi tecnici, acquisiva una serie di conoscenze di base che lo mettevano in grado di valutare con senso critico quello che gli raccontavano i tecnici della Montedison. Nel processo contro l’Enichem di Manfredonia il lavoratore invece era Antonio Lovecchio. Antonio sapeva di avere un tumore al polmone; insieme avevamo ricostruito il ciclo produttivo e la catena dei lavoratori morti; abbiamo poi fatto le denunce sia come Md che come Antonio Lovecchio, e adesso siamo arrivati al dibattimento; i vertici dell’Enichem in questo caso sono ancora incriminati. Stesso discorso per Brindisi, l’operaio si chiamava Giuseppe Caretto.
Questo delle indagini “dal basso” è un procedimento che richiede tempi lunghi…
Il lavoro su Porto Marghera, ad esempio, è iniziato nell’87, l’anno della strage operaia nei cantieri Mecnavi di Ravenna, e nel ‘94 abbiamo pubblicato il dossier sulla rivista. Sulla base di quel dossier abbiamo esteso l’esposto alla Procura di Venezia. All’inizio avevamo fatto dei colloqui con Gabriele e altri lavoratori del Petrolchimico per ricostruire il gruppo degli operai a rischio, gli organici di reparto di tutta la filiera del cloruro di vinile monomero (CVM). Dopo la fase orale è stato necessario reperire la documentazione per trovare i riscontri, quindi, dopo la stesura della prima rosa dei lavoratori a rischio, si sono usati tutti gli strumenti dal basso: innanzitutto la memoria, quella dei compagni di lavoro, per individuare le persone vive e quelle decedute, poi si sono messi insieme gli indirizzi, quindi si sono contattati i familiari. E’ stato fatto un lavoro porta a porta, per questo c’è voluto tanto tempo. Inoltre l’atteggiamento dei lavoratori e dei familiari è molto vario, per esempio con Antonio Lovecchio inizialmente ci furono delle “difficoltà” di comunicazione. Al congresso di Medicina Democratica del febbraio ‘95 a Perugia un radiologo dell’ospedale di San Giovanni Rotondo, il Dr. Maurizio Portaluri, aveva segnalato che dal suo reparto passavano operai dell’Enichem di Manfredonia malati di tumore; uno di questi era Lovecchio. Inizialmente il rapporto fu solo ep ...[continua]

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