Ghassan Adoni, co-fondatore dell’International Solidarity Movement (Ism), e Direttore del Palestinian Centre for Rapprochement between People (Centro Palestinese per la Riconciliazione, Pcr), è docente di fisica all’Università palestinese di Bir Zeit.

Tu sei il fondatore del Pcr e anche dell’Ism. Di cosa si tratta? E quali sono le differenze tra le due organizzazioni?
Il Pcr è nato nel 1988, durante la prima Intifada; e ha giocato un ruolo importante nel movimento di disobbedienza civile. Ci siamo uniti per promuovere un modello diverso di resistenza, in sostanza un movimento non violento contro l’occupazione israeliana. A quel tempo credo che il Pcr abbia fatto un buon lavoro, organizzando la comunità e la resistenza, le proteste. La maggior parte dei nostri membri è stata arrestata dall’autorità israeliana responsabile dell’occupazione, e sono stati sottoposti a pressioni sistematiche. Durante il periodo del processo di pace, abbiamo cercato di fare del nostro meglio per implementare la comunicazione, cercando di mettere assieme palestinesi e israeliani, e tentando, dove possibile, di opporci all’occupazione, promuovendo dialogo, comprensione e diplomazia.
Tuttavia, alla fine di questo periodo, ci siamo resi conto che questo non bastava, che per noi arrivare alla pace significa resistere concretamente all’occupazione, e che questo riguardava meno gli israeliani.
Così abbiamo deciso di fondare il Movimento di Solidarietà Internazionale (Ism), un movimento che unisce palestinesi e militanti internazionali in azioni non violente, di protesta contro l’occupazione; in particolare cerchiamo di essere presenti ai check point al fine di proteggere i palestinesi dai soprusi dell’esercito israeliano, e di impedire gli attacchi ai civili e alle case. Chi decide di far parte dell’Ism sta coi palestinesi, non viene per mediare, per fare da ponte, per mettere assieme le persone. Pensiamo che questa resistenza sia la premessa per raggiungere una pace giusta, una soluzione equa.
Quindi la differenza tra i due approcci è rilevante: Ism è una coalizione di persone impegnate in azioni dirette, in azioni non violente contro l’occupazione israeliana, e nell’organizzazione di una campagna di resistenza non violenta; il Pcr lavora invece più a livello della società locale, nella comunità, nella formazione dei giovani, e nella promozione di azioni di dialogo, per creare ponti tra palestinesi e israeliani.
Quanti rappresentanti internazionali contate nell’Ism? E chi sono?
Ad oggi sono circa 2500 gli internazionali membri dell’Ism, che vengono qui e lavorano con i nostri gruppi; qualche altro migliaio di persone è venuto qui e si è unito a noi in qualche azione di protesta. La maggior parte degli internazionali che si presentano vengono da Usa e Gran Bretagna. E questo è curioso, dato che si tratta dei due paesi notoriamente più ostili alla Palestina. La provenienza comunque è varia, vengono da circa 35 paesi diversi, anche dal Giappone, dal Cile, dalle Filippine; vengono e si fermano per un periodo significativo partecipando sistematicamente alle nostre iniziative. Noi siamo attivi nell’intero territorio, West Bank e Gaza.
Sarebbe interessante capire la differenza tra la tua organizzazione e quella di Mustafa Barghuti?
Ufficialmente l’Ism fa parte del Comitato del Gipp (Grassroots International for the Protection of Palestinians), che è l’organizzazione di Barghuti. Il programma del Gipp è più orientato alla protezione. Da lì il nome. L’idea è di portare qui della gente per proteggere, monitorare e denunciare. L’Ism invece è più orientato ad azioni dirette, a promuovere campagne di resistenza. Insomma noi dell’Ism siamo i “soldati”, quelli che combattono nelle strade, quelli che vengono colpiti, deportati…
Poi il Gipp ha una struttura gerarchica mentre l’Ism è un movimento molto più decentralizzato, che lavora sulla ricerca del consenso, infatti tutto viene sottoposto a discussione, per cui è quasi impossibile coordinarsi tra un’organizzazione molto gerarchica e una assolutamente orizzontale. Sul terreno però c’è assoluta cooperazione tra le varie Ong legate al Gipp e gli attivisti dell’Ism.
Ma come fate a muovervi con il coprifuoco e gli assedi che interessano ormai l’intero West Bank?
E’ appunto per questo che siamo così decentralizzati. Abbiamo gruppi a Nablus, Tulkarem, Kalkiria, Jenin, Gaza, Betlemme; ora non abbiamo nessuno a Hebron, ma prima sì. Durante le campagne siamo presenti all’incirca in 35 ...[continua]

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