Caroline Coleman del Novas Ouvertures Group, lavora a Belfast nell’ambito dell’organizzazione Lee Hestia con i Travellers, nomadi irlandesi. Novas Ouvertures è un consorzio di circa cinquanta associazioni dell’Irlanda e della Gran Bretagna, partner di un progetto transnazionale pilota “I centri interculturali come strategia per combattere la discriminazione”, volto a fornire indicazioni alla Commissione Europea in vista della prossima attuazione del programma di azione contro tutte le forme di discriminazione previste all’art. 13 del Trattato di Amsterdam. Partner italiano di questo progetto è il Centro Interculturale Zonarelli del quartiere San Donato di Bologna e la Ong Cospe di Firenze e Bologna.

In cosa consiste il lavoro dell’organizzazione?
Il nome dell’organizzazione è Lee Hestia, una parola greca che significa “rifugio e lavoro”. Io lavoro con i Travellers a Belfast e la maggior parte dell’impegno è dedicato ai senza tetto, anche se io mi occupo in particolare dei Travellers che si sono stabiliti in due campi nomadi di Belfast e in altri due collocati nell’area rurale del Nord Irlanda. Allo stato attuale il progetto in cui siamo coinvolti si chiama “Group Housing Scheme”. Perché i Travellers, che tradizionalmente hanno sempre vissuto, viaggiato e lavorato assieme in un gruppo sul modello della famiglia estesa, desiderano ora continuare a vivere con la loro famiglia allargata. Così ora stiamo costruendo un gruppo di case per un preciso gruppo di Travellers, affinché possano vivere porta a porta con gli altri membri della “famiglia”.
Si tratta di una soluzione specifica per i Travellers, approvata da loro, che sono stati consultati ad ogni fase del progetto, pratica che mai prima d’ora era stata seguita.
I Travellers irlandesi sono un gruppo nomade molto particolare. Può parlarci delle loro origini?
Nella storia irlandese i Travellers vengono raramente menzionati, e comunque il primo riferimento risale al 1621. Del resto i Travellers hanno sempre tramandato la propria storia solo oralmente, non c’è alcun documento scritto, per cui nessuno sa esattamente da dove vengano. Ci sono due scuole di pensiero sulle loro origini. Una ritiene che i Travellers siano un gruppo nomade celtico. L’altra scuola crede che i Travellers irlandesi siano il prodotto di un processo di invasione e della Grande Carestia del 1845-1848.
Durante l’invasione degli inglesi infatti la popolazione irlandese è stata costretta a lasciare le proprie terre, i campi, le fattorie che sono state così occupate dagli inglesi.
Come risultato, gli irlandesi si sono trovati sulla strada, costretti a dar via tutto e spostarsi di città in città, trovando rifugio in accampamenti di tende.
E’ infatti ormai certo che si tratta di un gruppo indigeno dell’Irlanda, non sono né zingari, né Travellers scozzesi, pur avendo storie simili. Si tratta di irlandesi indigeni.
Come vivevano in Irlanda?
Fino a prima della seconda guerra mondiale, i Travellers avevano un ruolo importante tra gli irlandesi. Durante la guerra, sebbene l’Irlanda non sia stata direttamente coinvolta, la popolazione si è impoverita ed è diventato sempre più difficile mantenersi per le famiglie numerose, abbastanza diffuse in Irlanda. Così la popolazione rurale ha cominciato a spostarsi nelle città e nei centri urbani.
Questo ha condizionato anche i Travellers che avevano un ruolo importante nell’economia locale; nelle piccole aree rurali venivano impegnati nei lavori stagionali, nella lavorazione dello stagno, nella fabbricazione di piatti, tazze e di tutti gli utensili da cucina necessari alle famiglie; viaggiavano di città in città ogni giorno, offrendosi come spazzacamini, o vendendo i loro prodotti porta a porta. Nelle zone di campagna la gente che non si recava mai in città, senza i Travellers, avrebbe quindi sofferto la mancanza di tutti questi servizi.
Dopo il 1950 tuttavia, con l’introduzione della plastica, di macchine agricole più moderne, di una rete stradale funzionale, l’economia dei Travellers si è lentamente ridotta: la gente non aveva più bisogno dello stagno, essendoci ora la plastica; non aveva bisogno di lavoratori stagionali perché aveva acquistato dei nuovi macchinari. Così progressivamente anche i Travellers si sono spostati nelle grandi città per cercare essi stessi un lavoro per mantenere le loro famiglie.
Tuttavia, l’impatto con l’ambiente urbano è stato molto duro: negli ultimi quarant’anni i Travellers sono stati oggetto di pregiud ...[continua]

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