Franca Fossati, femminista storica, giornalista, già direttrice di "Noi donne’’, è attualmente capo ufficio stampa del Ministero della Solidarietà Sociale.

Quali sono, sulla base dell’ esperienza di questi cinque mesi e mezzo, i segnali di discontinuità che il governo ha dato rispetto al passato?
Intanto è necessaria una premessa: il fatto di lavorare con un ministro non significa stare dentro il governo. Mi viene in mente una battuta della mia ministra che afferma che da quando ha questo incarico non si occupa più di politica! Non so per le esperienze precedenti, ma per quanto ho potuto verificare, i singoli ministeri hanno una tale mole di lavoro di gestione su temi specifici, che il rischio di perdere il quadro d’insieme è molto più facile per chi sta dentro il governo, che per chi invece sta fuori. C’è indubbiamente una grossa aspettativa che per vari motivi non sempre ha trovato una rispondenza. In ogni caso per quanto mi riguarda riuscivo ad avere una quadro d’insieme più generale prima, quando svolgevo la mia attività giornalistica, che oggi, quando si deve stare dietro al singolo decreto o siamo in contatto con singoli spezzoni dell’associazionismo sociale.
Per esempio rispetto alla Finanziaria abbiamo concentrato i nostri sforzi affinché non si toccasse l’indennità di accompagnamento, oppure dopo la nota sentenza della Corte Costituzionale, ci siamo posti il problema di cosa fare rispetto al decreto che regolamentava i fondi per le comunità per i tossicodipendenti. Quindi così facendo è facile perdere di vista la situazione generale.
Indubbiamente, rispetto al passato, si può cogliere da parte dei vari ministri l’alto rigore, una grossa capacità di lavoro, ma ho anche l’impressione che per l’alto numero di decreti che si è trovato di fronte, il Consiglio dei Ministri non sia un luogo di discussione politica, ma un posto dove si reiterano decreti o si cerca di riconvertirli o si trovano le adeguate misure tecniche. Raramente è, almeno fino ad oggi, un ambito dov’è possibile una riflessione più "politica". Un’altra cosa che ho verificato, è come le migliori intenzioni si devono scontrare con il modo di funzionare della pubblica amministrazione, cosa risaputa, ma che toccata con mano è abbastanza impressionante.
Ci sono, secondo te, delle idee guida generali su cui si muove il governo, oppure si naviga a vista, presi dall’emergenza quotidiana, come accennavi parlando dei vari decreti?
Posso rispondere per la parte che riguarda il posto dove lavoro. Secondo me questo ministero ha una sua idea guida molto innovativa: dare spazio ai temi di un sociale che non è il sociale classico, storico, cioè quello dei lavoratori dipendenti, l’unico sociale che ha avuto dignità politica in questo paese, per la sua storia, per tutti i motivi che sappiamo e quindi previdenza, garanzie sul lavoro e anche servizi, il tutto funzionale ad una fascia di cittadini, che essendo potuti entrare nel mondo del lavoro, da lì erano agganciati ad una politica che aveva una determinata concezione del welfare. Il tentativo della Livia Turco è quello di dare dignità politica ad un altro sociale, a quello che non ha forza contrattuale che però caratterizza le società moderne, mi riferisco ad anziani, bambini, giovani, portatori di handicap, tossicodipendenti, immigrati. La questione è di vedere questo insieme di soggetti come portatori di una domanda, di un nuovo stato sociale che non sia appunto fondato su una concezione lavoristica, ma che si ponga il problema dei soggetti sopra citati e di dare pari opportunità a quelli che sono meno garantiti, dando un impronta ben precisa ad una politica di ispirazione democratica o se vogliamo di impronta socialista moderna, scontrandosi anche con gli interessi costituiti, puntando invece su una redistribuzione della spesa sociale.
Questo per riequilibrare lo squilibrio tra le varie generazioni, in particolare nei confronti di quelle giovani che hanno ormai sempre più difficoltà ad avere un accesso al mondo del lavoro. Quindi si tratta di far affermare una concezione più universalista del welfare state, che si rivolga agli individui al di là della loro collocazione produttiva.
Prima hai accennato al problema della burocrazia con cui si devono scontrare tutti coloro che hanno un incarico di governo…
E’ la prima volta che lavoro all’interno di una istituzione e quindi va scontata una mia ingenuità rispetto all’argomento, del quale non avevo una verifica diretta, ma che mi era no ...[continua]

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