Zef Muzhani è presidente del Circolo Oltrelosguardo de L’Aquila, città in cui viveva. Attualmente risiede nel campo allestito dalla Cgil a Coppito.

Puoi raccontare un po’ la situazione dei campi? Si è parlato di una forma di chiusura, della quasi militarizzazione del territorio...
Io lavoro per una televisione locale, quindi so che per i giornalisti e noi video-operatori è tendenzialmente proibito entrare nei campi. Dipende anche dal capo campo, però l’ordine, almeno a quello che ci dicono, è che non è possibile entrare. Qualcuno ha obiettato che, se non si può entrare, si potrebbero intervistare le persone fuori, la risposta è stata che è proprio la gente che vive dentro i campi a pretendere una tutela della privacy. Ma il campo non è un luogo pubblico?
Posso raccontare un episodio che mi è capitato personalmente. Bertolaso stava andando in tutti i campi per spiegare il decreto legge. Io arrivo con il giornalista e non ci fanno entrare, perché hanno l’ordine di non fare entrare il giornalista. Arriva Rai Uno, la giornalista fa una telefonata, da dentro esce uno della Protezione Civile e li fa entrare. A quel punto entriamo pure noi e cominciamo a fare le riprese.
C’è da dire che all’interno c’era già una telecamera della Protezione Civile che riprendeva tutto, quindi non è che non ci fossero telecamere. Comunque a un certo punto arriva Bertolaso e dice: "Fuori le telecamere”. Si alzano dai lati 5-6 persone e ci spingono fuori. La cosa più desolante e più preoccupante è che quando ci è stato detto: "Non vogliamo le telecamere”, molta gente ha applaudito. C’è una fiducia estrema nei confronti di Bertolaso.
Comunque alla fine ci hanno mandato via.
Pare sia proibito pure portare dei giornali dentro. Anche per fare delle iniziative o semplicemente portare dei libri, bisogna sempre chiedere il permesso. Un giorno un fotografo del Messaggero e un caposervizio hanno provato a entrare in un campo, e anche a loro è stato detto che non era possibile. Loro hanno chiesto "Perché non è possibile?”. La domanda è quella. Cioè ci deve essere un regolamento scritto, dopodiché io, stampa, mi attengo alle regole. Ma questo regolamento non c’è, e il fatto di non avere regole certe, fa sì che poi ognuno le interpreti a modo suo.
Questo è un po’ quello che avviene nei campi.
La polizia passa ogni mattina e ogni sera a registrare tutti quelli che ci hanno dormito. Chi non dorme lì dovrebbe informare i responsabili. Anche chi, per una sera decidesse di andare sulla costa dagli amici, dovrebbe dirlo al capo campo: "Stasera non ci sono”. C’è questa forma di censimento quotidiano. E poi ci sono altri segnali un po’ preoccupanti. Ieri un giornale locale riportava come al campo di Piazza D’Armi, dove c’è più gente, ed effettivamente ci sono più problemi, pare fosse stata proibita la distribuzione del caffè, perché rende nervosi, così come il cioccolato e qualche altra bevanda...
Si vedono anche molte divise. Da un paio di settimane hanno cominciato a fare anche i controlli: fermano in continuazione le persone in macchina. Non ti fanno la multa, semplicemente prendono nome e cognome, ti chiedono che lavoro fai, dove ti trovi, dove stai andando... Sono 17 anni che sto a L’Aquila e sono stato fermato per la prima volta un paio di settimane fa. Avevo la cintura, tutto in regola, mi hanno fermato di giorno, intorno all’una, una domenica di due settimane fa.
Alla Guardia di Finanza, dove avvengono tutte le conferenze stampa, prima fuori c’erano sempre i finanzieri che controllavano, e per entrare ti dovevi accreditare. Da un paio di settimane ho notato che sono armati, e hanno addirittura l’antiproiettile. Si preparano per il G8? Può essere, però lì ci sono anche gli uffici pubblici della Regione, del Comune, della Provincia e allora per uno che va a chiedere un’informazione vedere questa scena, insomma...
Comunque ora nei campi il clima è questo. Sarà per la sicurezza…
I giorni scorsi sono entrato nel campo di Fossa, c’era una conferenza stampa, organizzata dal sindaco per spiegare che era il primo campo con i pannelli solari. C’era anche l’inaugurazione della Biblioteca, un’iniziativa partita dal programma Fahreneit, quello di Radio Tre, che ha promosso una importante raccolta di libri portati in questa biblioteca. Ecco, fuori c’era una camionetta dei Carabinieri, una della Polizia e una del Corpo Forestale dello Stato. Noi abbiamo chiesto indicazioni per la conferenza stampa: tutto a posto, ci fanno entrare, ci acc ...[continua]

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