... Al tempo stesso, col crescere della popolazione, aumentarono i fitti e i massari si videro costretti a faticare e a sfruttare la terra, con danno dell’agricoltura e miseria generale. "Donde, infine, i prestiti a usura, la espropriazione dei coloni impossibilitati a pagare l’affitto e il desiderio di acquistare e di arricchire, non mediante il lavoro e il risparmio, ma con frodi e processi che finivano col gettare nelle avide mani dei legulei ricchezze che sarebbero state meglio impiegate nell’agricoltura”.
All’epoca in cui scriveva l’autore dell’importante opuscolo da cui abbiamo tratto i passi succitati, il processo economico che descriviamo era già molto avanti. Era nato il proletariato agricolo: l’industria languiva come l’agricoltura e le istituzioni che dovevano essere d’aiuto ai poveri e ai diseredati erano in decadenza. Dei Monti Frumentari, lo scrittore dice: "Chi non sa che gli ammininistratori si impadroniscono del grano per rivenderlo a un prezzo più alto di quello fissato dalla legge, che metà del primitivo ammasso del grano è scomparsa e non esiste più che sulla carta?”. Ma le proteste più amare si sono ispirate al decadere delle industrie: "Non sappiamo forse che quelle poche fabbriche e manifatture di cui disponiamo sono e saranno sempre trascurate, per mancanza di capitali che le migliorino? Ed egli cita le cartiere di Chieti, i cui maceri sono nelle condizioni di cento anni fa, i telai meccanici per la fabbricazione delle calze corrosi dalla ruggine; le manifatture laniere dei comuni di Lama, Palena, Taranta, San Martino e Torricella, tutte in piena decadenza.
E tale decadenza, anziché fermarsi, doveva, dopo il 1860, acquistare una rapidità spaventosa. Il nuovo governo avrebbe dato il colpo di grazia alle nostre industrie, ritirando le commissioni che le fabbriche meridionali ricevevano dallo Stato, per concentrare i suoi favori sulle fabbriche del Nord. Così nella valle dell’Irni, già da parecchi anni esistevano fabbriche di tessuti di lana. Fino al 1874 esse concorrevano con le altre nazionali alle forniture del panno blu per l’esercito. Nel 1874 il ministero Ricotti concesse tutte le forniture militari alla fabbrica privilegiata del Senatore Rossi a Schio. In seguito a quel provvedimento, un gran numero di fabbriche della Valle dell’Irni si sono chiuse e migliaia di operai sono rimasti disoccupati. Lo Stato diventò allora teatro della lotta più accanita. A Genova, armatori e noleggiatori di piroscafi pullulavano dal 1859 al 1879, facendo il contrabbando e trasportando cinesi, negri ed emigranti. All’ombra del corso forzoso e opportunamente favoriti dalla febbre di speculazione che invase il paese dal 1870 al 1873, si fondarono nell’alta Italia vasti stabilimenti, società manifatturiere colossali, molte delle quali rovinarono, ma alcune sopravvissero. A Milano e a Venezia le antiche fonderie e fabbriche di macchine agricole si trasformavano in immense officine per le diverse lavorazioni necessarie alle industrie manifatturiere e ne sorgevano e progredivano rapidamente di nuove; l’industria si concentrava in Lombardia, in Piemonte, nella Venezia e in Liguria... A Napoli le fabbriche di panno scomparivano; a Otranto quelle di coperte, a Gallipoli quelle di mussola; a Taranto non si tessevano più né le tele né i felpati e sparivano le stoffe di seta di rara bellezza che uscivano per un valore di due milioni all’anno dalla colonia manifatturiera di San Leucio, presso Caserta.
L’officina di Pietrarsa, presso Napoli, congedava 400 operai. Le campagne di Casoria e di Castellammare perdevano i ricchi proventi dell’industria della robbia che serviva a tinger di rosso i pantaloni militari. I filati di cotone di Piedimonte d’Alife attraversavano una crisi gravissima. L’industria cartaria, quella della seta e della lana, un tempo tanto fiorenti da Salerno a Catania, quasi si estinguevano. Le fabbriche di cappelli di feltro, di pelo e di lana si limitavano a confezionare per il consumo locale i modelli preparati dalle fabbriche del Piemonte e del Milanese. L’industria della conceria dei pellami e la manifattura dei guanti nella provincia di Napoli andavano anch’esse decadendo. [...]
Tuttavia, a malgrado di questa decadenza dell’industria, il reddito fondiario aumentava incessantemente. Strano fenomeno! esclama lo Zerbi. Ma tal fenomeno si spiega facilmente, ove si consideri che erano cadute le barriere fra le provincie, e poiché i pochi tronchi di ferrovia costruiti nel mezzogio ...[continua]

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