Sono al campo San Biagio di Tempera, un paesino vicino L’Aquila. Ci sono 127 residenti per la maggior parte anziani.
Nel campo lavorano insieme la Protezione Civile, la Misericordia di Montefalcione e la Brigata di Solidarietà Attiva di Rifondazione Comunista. Ci sono una cucina da campo, un magazzino scorte, una segreteria, un ambulatorio medico ed infermieristico, un team di psicologhe, un sacerdote. Solo ieri sono arrivati alcuni bagni chimici. E’ consentito il lavaggio delle mani in un lavandino comune; l’acqua è fredda e non potabile. L’acqua. Dobbiamo evitare che diventi un eventuale mezzo di contaminazione. Chiamo al telefono un farmacista del Ordine dei Farmacisti di Cuneo che è qui vicino con una farmacia mobile. Amuchina nella cisterna da 10.000 litri d’acqua, erogatori di ipoclorito di sodio nei bagni ed educazione dei residenti. Questa mattina comincio il lavoro di igienizzazione dell’acqua.
Terminata l’emergenza, l’infermieristica di comunità mi sembra sia il modo giusto per essere qui.
Ieri pomeriggio ho fatto un giro per le tende distribuendo salviette umide ed amuchina:
“Buongiorno. Sono Lorenzo, l’infermiere del campo. Vorrei parlarvi delle mani. E di quanto sia importante per noi tutti lavarle. Oggi e qui più di ieri ed a casa: lavarle bene e spesso”. I bambini mi fanno le smorfie e ridono.
C’è interesse verso comunicazioni di questo tipo, c’è spirito di collaborazione da parte dei residenti ed anche l’intenzione ad autorganizzarsi, a non stare fermi, a prendere in mano la situazione: “Ho recuperato un aspirapolvere e pulirò la tenda come facevo con casa mia. Tutti i giorni”, mi dice una mamma con un bambino in braccio. Questo campo è un comune. O qualcosa di simile. Non c’è gerarchia ma ci sono ruoli, funzioni e nessuno ha la pretesa di comandare. Gli riderebbero in faccia se solo lo facesse. Tutti fanno qualcosa e questa opera è un lavoro libero dal salario ed assolutamente organizzato. L’autonomia è la regola del campo. Mancando il comando ma anche la rappresentanza e la delega, la gente sembra realizzare quanto importante sia assumersi la responsabilità dell’ opera da svolgere.
Tutti assumono comportamenti volti alla responsabilità e nell’aria si respira tutta questa necessità di fare da sé.
Il risultato è una piccola società quasi perfetta, al limite dell’utopia dove convivono clown colorati dai capelli lunghi ed arricciati con carabinieri e militari e militanti di rifondazione e volontari della protezione civile senza che i residenti siano costretti a parteggiare per questa o quella fazione: qui non ci sono fazioni ma una comunità di gente all’opera. Del tentativo di organizzare il terremoto in schieramenti, come è evidente dal recente programma di Santoro e soprattutto dalla risposta isterica e censoria del governo e dell’opposizione, qui non se ne ha notizia o, se se ne ha, non se ne parla. A pensarci bene questa polemica fa più ridere dei clown e dei carabinieri che qui al campo, alla sera intorno al fuoco, scherzano insieme mangiando cioccolata. C’è disinteresse nei confronti dell’isteria che troneggia lontano da qui. Questo clima del campo così lontano dal dibattito pubblico sul terremoto è il motore dell’organizzazione. Dell’autorganizzazione!
Tadeus è in Italia da 11 anni. Colpito dalla recente crisi perde il lavoro e si trasferisce a Tempera da Roma ed acquista una casa vecchia che il terremoto butta giù inesorabilmente a restauro appena concluso: “Se non l’avessi restaurata ci sarei morto dentro”, mi dice raccontandomi dei lavori svolti tenendo presente la possibilità del sisma. Tadeus è un elettricista ed arriva in ambulatorio per chiedere una Tachipirina. Ci sono fili elettrici a terra, non c’è ancora l’illuminazione e il frigorifero con i farmaci non ha corrente elettrica: “Posso sistemare tutto subito, sono un elettricista”, dice Tadeus. Nel giro di due ore l’ambulatorio s’illumina e si riscalda con una riscaldatore elettrico. Tadeus, il polacco, finisce per diventare un punto di riferimento nel campo, è in giro con i suoi attrezzi e non smette di lavorare.
Forse ho dimenticato di somministrargli la Tachipirina.
Tadeus è l’esempio di come funziona l’ingaggio nel campo: hai desiderio di fare una cosa, ti offri, illustri il tuo progetto, lavori. Punto e basta.
La notte è fredda, gelida nonostante la stufa elettrica di Tadeus. Sono rimasto solo in ambulatorio e non spengo la luce perché credo sia importante comunicare che questo posto di cura non chi ...[continua]

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