Pubblichiamo la relazione di Mohamed Lazaar, geografo marocchino, tenutasi nell’ambito del seminario “Andare, restare, tornare”, in occasione degli Incontri del Mediterraneo 2006.

Origini e sviluppi della migrazione marocchina
Il Marocco continua ancora oggi a rappresentare un centro di produzione di flussi migratori legali e illegali verso l’Europa o gli altri continenti.
Nonostante tutte le misure prese in questi ultimi anni, su scala nazionale come internazionale, il Marocco continua a rappresentare un grande focolaio migratorio al sud del Mediterraneo. Nonostante la pressione di queste politiche, le partenze, anziché diminuire, si sono intensificate, e oramai l’intero territorio ne è coinvolto, con delle profonde ineguaglianze a livello regionale.
Nel corso del tempo inoltre il profilo dei flussi si è diversificato. Non si tratta più solo di contadini poveri, disoccupati, operai dei quartieri urbani: a cercare di emigrare sono persone di ogni categoria sociale e di ogni età, uomini e donne, giovani e meno giovani, sposati e celibi. E nei prossimi tre decenni questa dinamica è destinata ad intensificarsi in ragione non soltanto dell’insufficienza della crescita economica nazionale e dell’aumento continuo degli individui in età da lavoro (per via della transizione demografica), ma anche a causa della forte attrazione che viene esercitata dai paesi della riva Nord del Mediterraneo. E’ questa attrazione che ha fatto del Marocco un punto di incrocio di flussi migratori che non cessano di amplificarsi.
Di fronte all’assenza di statistiche affidabili, è molto difficile fornire delle cifre precise circa il volume della comunità marocchina che si è installata all’estero. I dati disponibili non sono che stime fondate sulle informazioni fornite dai consolati che operano nei paesi di immigrazione. La loro inaffidabilità è dovuta al fatto che vengono presi in conto solo gli iscritti ai consolati e vengono scartati totalmente coloro che sono privi di documenti. Secondo tali fonti ufficiali nazionali, a ogni modo, il numero degli emigrati marocchini all’estero oggi si aggira attorno a tre milioni.
E’ necessario sottolineare che questo numero è il risultato di due flussi migratori corrispondenti a due periodi distinti: quello compreso tra gli inizi degli anni Sessanta e il 1974, caratterizzato dalla predominanza di un’emigrazione volontaria, inserita in un quadro di convenzioni per la manodopera, firmate con i principali paesi di immigrazione (Francia, Belgio, Germania e Olanda).
In questo periodo a partire erano soprattutto maschi adulti. Queste ondate sono diminuite con il cambiamento brutale delle politiche migratorie europee a partire dal 1974, in seguito alla crisi del petrolio che ha avuto un effetto molto sensibile sul rallentamento dei flussi. Ma questo rallentamento non è durato a lungo: i flussi sono continuati sotto altre forme: i ricongiungimenti familiari, lo sviluppo considerevole dell’emigrazione stagionale in particolare verso la Francia, e poi, a partire dalla metà degli anni Ottanta, l’emergere dell’immigrazione delle donne sole, con un’orientazione specifica verso l’Italia e la Spagna per quanto riguarda l’Europa come anche verso i paesi arabi del Golfo.
L’ingresso in Spagna e in Italia fino all’inizio degli anni Novanta era libero, non vi era nessun problema per coloro che intendevano insediarsi in questi paesi. Ma dopo la firma del trattato di Schengen e la maggiore severità delle misure di controllo delle frontiere, le partenze legali hanno subito una diminuzione considerevole. La risposta immediata a queste restrizioni è stata la scelta della clandestinità. E’ il motivo per cui gli osservatori non esitano a qualificare gli anni Novanta come quelli dell’emigrazione clandestina.
Se nei primi tempi l’emigrazione clandestina era quantitativamente e geograficamente limitata, essa è diventata dall’inizio degli anni Novanta fino a oggi un fenomeno sociale di grande rilievo: dovunque le partenze si sono intensificate, i movimenti si sono estesi fino a coinvolgere zone fino ad allora poco toccate dall’emigrazione tradizionale, come ad esempio le regioni del Tadla Azilal, Bni Mellal, Lfquih Ben e Saleh Khribga.
Questa evoluzione è stata accompagnata da un allargamento dello spazio migratorio. In Europa i flussi si sono orientati essenzialmente verso i paesi dell’Europa del Sud e più in particolare verso Spagna e Italia, in minor misura verso il Portogallo e la Grecia; nel mondo ara ...[continua]

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