Porto Alegre, 31 gennaio 2002
E’ davvero un altro mondo. Mentre il bus ci porta alla sede del Forum, la mia attenzione è attirata da un gigantesco poster. Sembra una pubblicità, e infatti è a fianco di un manifesto che reclamizza una bevanda. Una distesa di croci in un camposanto, che si perde all’infinito. La scritta, rossa, dice: “Il neoliberismo è... produzione in serie”. E’ un cartellone del sindacato bancari, anche qua alle prese con i tagli al personale degli istituti di credito.
Torno a Porto Alegre 365 giorni dopo il primo Forum sociale mondiale. Con qualche timore. Che sia “ingrassato” troppo, soprattutto come numero di partecipanti, schizzato da 15 a 50 mila, e che gli nuoccia la massiccia presenza di deputati e ministri, quasi assenti al Forum I.
Con Lorenzo Guadagnucci, l’amico e collega che ha condiviso anche l’esperienza del 2001, ci sbrighiamo a raccogliere il materiale: il programma è un giornalone di 150 pagine, contiene le indicazioni delle 28 conferenze, dei 100 seminari e degli 800 workshop che si svolgeranno nei prossimi 5 giorni; interverranno 15 mila delegati ufficiali, in rappresentanza di 123 Paesi. Se esiste un avvenimento “global”, è proprio questo. E insistono a definirlo il popolo “no global”...
Alle 10, sotto una pioggia battente, torniamo nel centro città: al palazzo del commercio si riunisce il gruppo italiano: un migliaio di persone, il più numeroso, brasiliani esclusi. Sta parlando Vittorio Agnoletto, il medico milanese che esattamente un anno fa diventò il “portavoce” del Genoa Social Forum. E’ l’unico italiano presente nel comitato promotore del Forum mondiale, ormai si è costruito un ruolo importante nei movimenti sociali. Davanti ad almeno 500-600 persone, Agnoletto annuncia alcune novità: una sessione speciale del Forum 2002 a Gerusalemme e una campagna di pressione nei confronti degli organizzatori dei Mondiali di calcio in Corea e Giappone affinché escludano dagli sponsor le aziende “non etiche”. La campagna sarà promossa a livello mondiale proprio da alcuni movimenti italiani. Infine la nascita dei Forum continentali: “Abbiamo lanciato la candidatura dell’Italia per quello europeo di novembre”.
Ma spunta anche la politica, soprattutto in chiave italiana. A molti non va giù la presenza di un certo numero di deputati, che partecipano al Forum dei Parlamentari, che in Italia hanno votato a favore dell’intervento in Afghanistan. “Chiediamo loro coerenza -insiste Agnoletto- gli unici due presupposti per intervenire al Forum sono la lotta al neoliberismo e il no alla guerra”. E’ un tema che tornerà.
Fuori diluvia. Si teme per lo svolgimento del grande corteo del pomeriggio, autentica “cerimonia d’apertura” del Forum. Ma lo spirito di Porto Alegre evidentemente parteggia per i manifestanti, e alle 16, quando migliaia di persone si accalcano alla piazza del Mercato, dove la Marcia della Pace inizia a muoversi lentamente, appare qualche raggio di sole.
E’ la manifestazione più colorita e rumorosa che abbia mai visto. Berretti, striscioni, bandiere, magliette, fazzoletti, stendardi, poster: tutto serve a spedire un messaggio, o semplicemente a far sapere di quale organizzazione si fa parte.
Mi guardo attorno: tutti i negozi sono aperti come al solito, molti addirittura hanno lasciato la mercanzia sui marciapiedi. E dire che fra poco passerà un esercito di decine di migliaia di “no global”: ma dove siamo? I commercianti non sono stati avvisati che c’è il pericolo black bloc, come titolavano i giornali italiani? E’ davvero un altro mondo.
Mi restano impressi alcuni flash: l’economista Tonino Perna che parla nelle retrovie col sociologo francese Serge Latouche, che cammina appoggiandosi a un bastone; le Madri di Plaza de Mayo, coi loro fazzoletti bianchi in testa; un intero palazzo occupato dal sindacato degli inquilini, che sventola le sue bandiere; gli argentini che protestano per la bancarotta del loro Paese e intanto sorbiscono il mate; gli indios con i loro vestiti di mille colori; e tanti, tanti gruppi di donne. Lo slogan più ripetuto è contro l’odiatissimo Alca, il trattato attualmente in discussione che farebbe di tutto il continente americano un’immensa area di libero mercato.
So che ce ne sono molti altri, ma ho notato un solo politico italiano, Pietro Folena dei Ds, in una circostanza del tutto particolare. Proprio in quel momento, il corteo ha incrociato un altro grande viale, dove il traffico era stato bloccato e si era formata una lunga coda. A ...[continua]

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