Dal 5 al 7 maggio si è tenuto a Venezia un convegno internazionale dal titolo "Anarchici ed ebrei. Storia di un incontro", organizzato dal Centro Studi Libertari di Milano e dal Centre International de Recherches sur l’Anarchisme di Losanna. Pubblichiamo l’intervento di Michael Löwy, Cnrs, Parigi, su "Anarchismo ed ebraismo nella Mitteleuropa: il caso Kafka".

In questo convegno si sta parlando soprattutto di ebrei dell’Est europeo, ma ora cambiamo del tutto paesaggio. Non tratterò di ebrei di cultura hyddish, ma di ebrei di cultura tedesca, ebrei della Germania e dell’impero austro-ungarico; non più di militanti del movimento operaio, ma di intellettuali, di franchi tiratori liberamente fluttuanti. Quelli di cui parlo non sono pensatori che hanno respinto la tradizione religiosa ebraica, ma, al contrario, intellettuali affascinati da certi aspetti della tradizione spirituale ebraica e in particolare dal messianismo. Si tratta quindi di una delle correnti della cultura ebraica dell’Europa Centrale che è romantica e libertaria, una specie di nebulosa in cui si intessono legami che definirei di "affinità elettiva" fra il romanticismo, la rinascita spirituale religiosa ebraica, il messianismo, la rivolta culturale anti-borghese e anti-statale, anti-autoritaria e l’utopia rivoluzionaria socialista, libertaria, anarchica. E’ a questa nebulosa, a questa rete, a questa corrente culturale, che appartiene -lo vedremo fra breve- Franz Kafka.
In questa area messianico-libertaria si possono distinguere due poli. Il primo è quello che definirei degli ebrei religiosi con sensibilità libertaria; cito alcuni nomi: Franz Rosenzweig, Martin Buber, Gershom Scholem, Leo Löwenthal. Sono persone che aspirano a un rinnovamento culturale, e a volte anche nazionale, ebraico, ma non sono nazionalisti in senso stretto, hanno tutti un sogno di utopia universalistica libertaria che si innesta, in un modo o nell’altro, nella spiritualità messianica.
L’altro polo, molto diverso, è quello degli ebrei assimilati, che definirei "ateo-religiosi", che si pongono in quella strana frontiera che separa ateismo e religione. Anch’essi sono dei libertari, o sono stati tali durante la gioventù; citerò alcuni nomi: Gustav Landauer, Ernst Bloch, Erich Fromm, il giovane Giörgy Lukacs, prima che diventasse comunista, Walter Benjamin. Sono persone che, al contrario del gruppo precedente, si allontanano dal giudaismo, ma restano tuttavia legati alla cultura ebraica; sono pensatori che si avvicinano alle idee libertarie, alle idee anarchiche durante gli anni 1914-23 e in seguito alcuni di loro, non tutti, si avvicineranno al marxismo.
Questi due poli sono diversi, ma non sono completamente separati fra loro: ci sono legami personali, affettivi, intellettuali fra di essi, simbolizzati dall’amicizia, ad esempio, fra Martin Buber, dalla parte religiosa, e Gustav Landauer, dalla parte rivoluzionaria, e da quella fra Gershom Scholem, pensatore della qabbalah, e Walter Benjamin, il rinnovatore della filosofia politica rivoluzionaria. Si vede quindi che, nonostante le differenze, ci sono dei legami, delle affinità elettive fra loro.
Vorrei ora parlarvi di Franz Kafka, che fa parte di questo contesto, di questa area, ma ne è anche un po’ a parte. Kafka è un po’ lontano da tutte le correnti, è legato a questi due poli distinti, ma non fa parte né dell’uno, né dell’altro e la sua opera è una delle più interessanti di questo movimento. Parlerò soprattutto del rapporto di Kafka con l’anarchismo, non essendoci il tempo per sviluppare l’aspetto ebraico, che evidentemente è molto presente. L’opera letteraria di Kafka non può essere ridotta a una dottrina politica, sarebbe assurdo: l’opera letteraria non è un sistema concettuale, non è una dottrina, è un universo immaginario con personaggi e situazioni. Tuttavia si può studiare il legame, direi il passaggio sotterraneo, fra lo spirito anti-autoritario, la sensibilità libertaria, la simpatia di Kafka per l’anarchismo e i suoi scritti letterari. Penso che ci sia un legame fra i due aspetti che ci aiuta a capire la sua opera nella sua specificità. Prima di parlare dell’opera, vorrei però dire qualche parola sui legami personali di Kafka col movimento anarchico di Praga. Esistono in proposito parecchie testimonianze delle persone che l’hanno incontrato, e frequentato, in riunioni anarchiche, soprattutto negli anni 1909-12. La prima testimonianza è di uno dei fondatori del movimento anarchico cèco che si chiama ...[continua]

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