Non accade spesso di vedere concretamente all’opera il cosiddetto 1%. E non accade spesso che qualcuno riesca a smascherare le mosse, i ricatti e le parole d’ordine con cui la ricchezza organizzata realizza la "cattura politica” delle istituzioni.

Milwaukee è una città dal nome difficile. Nella lingua dei nativi americani del luogo significa "dove si incontrano le acque”. In Italia è conosciuta soprattutto per la serie televisiva "Happy Days” che qui era ambientata. Città natale della Harley Davidson, un tempo ospitava una fiorente industria manifatturiera. Si affaccia sul lago Michigan, nello Stato del Wisconsin, ed è il primo porto che si incontra arrivando dall’Oceano atlantico prima di raggiungere la vicina Chicago. Oggi conta 600 mila abitanti.
È anche la città dei Bucks, la squadra di pallacanestro locale. Ad aprile i Bucks sono stati acquistati da due finanzieri miliardari di New York, Marc Lasry e Wesley Edens, entrambi manager di importanti fondi di investimento speculativo. Il cambio di proprietà delle squadre di basket deve essere approvato dalla Nba. Esistono infatti solo 30 squadre in tutti gli Stati Uniti e non possono esserne create altre.
La Nba tuttavia ha avanzato subito una richiesta precisa ai nuovi proprietari. Entro tre anni dovranno costruire un nuovo stadio per i Bucks. I due nuovi proprietari si sono impegnati a investire 100 milioni di dollari ciascuno, che insieme ai 100 milioni promessi dall’ex proprietario raggiungono una somma non sufficiente a sostenere la spesa di costruzione dello stadio, calcolata intorno ai 500 milioni. I 200 restanti dovranno essere soldi pubblici. Altrimenti la Nba potrà esercitare il diritto di riacquistare la squadra insieme a quello di spostarla in un’altra città più accondiscendente.

Per comprendere la posta in gioco ricapitoliamo la vicenda mettendo accanto delle cifre. Wesley Edens e Marc Lasry, i due proprietari della squadra, possiedono insieme una ricchezza pari a 2,9 miliardi di dollari. A ottobre si è aggiunto nella proprietà un altro finanziere, Jamie Dinan, n. 297 nella lista degli uomini più ricchi d’America stilata da Forbes, con un patrimonio del valore di 2,2 miliardi. La Nba dal canto suo ha appena firmato un’estensione del suo contratto per i diritti televisivi del valore di 24 miliardi di dollari, che diviso in parti uguali fra le 30 squadre in franchising assicurerà un’entrata per i Bucks pari a 89 milioni di dollari all’anno. Perché queste persone stanno chiedendo allo Stato di finanziare il proprio stadio con 200 milioni di dollari presi dalle tasse dei cittadini?
Spostiamoci ora nel Minnesota, nella città di Minneapolis. Cambiamo anche sport. I Vikings sono la squadra di football del Minnesota. Nel 2005 sono stati acquistati dai Wilfs, una famiglia di costruttori del New Jersey, lontana centinaia di chilometri da Minneapolis. Minacciando di spostare la squadra in un altro stato, due anni fa i Wilfs sono riusciti a far finanziare il nuovo stadio della loro squadra con 348 milioni di dollari dallo Stato del Minnesota e con 150 milioni dalla città di Minneapolis. Il sindaco Rybak ha approvato il finanziamento violando lo statuto della città, che prevede un referendum obbligatorio per una spesa superiore a 10 milioni di dollari per uno stadio.
La domanda che tutti si pongono è: Milwaukee sarà la prossima? Negli ultimi mesi i due acquirenti dei Bucks hanno allargato la base proprietaria includendo tra gli altri il presidente del board della Camera di commercio di Milwaukee, Ted Kellner, il presidente della più grande azienda fornitrice di elettricità e gas del Wisconsin, Gale Klappa, e Jon Hammes, membro del Marquette University Board of Trustees, una delle più importanti università locali. Ma soprattutto una serie di imprenditori afroamericani locali di successo riuniti sotto il nome di "Partners for Community Impact”, una compagnia privata creata guarda caso a luglio, probabilmente proprio in vista dell’accordo con i Bucks. L’imprenditrice afroamericana Daniels-Carter ha detto che il gruppo è impegnato ad assicurare che "i benefici della sua attività economica raggiungano l’intera comunità”. Per non farsi mancare niente c’è anche un italoamericano nel gruppo, Giacomo Fallucca, presidente e amministratore delegato di Palermo’s Pizza, una marca di successo di pizze surgelate, con un trascorso di pessime relazioni sindacali. "Con le sue forti radici a Milwaukee e il suo impegno attivo per la comunità, siamo grati ...[continua]

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