Spero mi scuserete se vengo a disturbarvi e farvi perdere qualche attimo del vostro prezioso tempo. Mi chiamo Mario Trudu, e sono un fiero sardo, ormai sono un vecchietto di 63 anni, il tempo e la vita stanno passando anche per me, anzi stanno volando via. Una vita piena di sofferenze, una vita che da 34 anni è relegata all’interno di una cella.
Mi trovo in queste condizioni dal mese di maggio del 1979, periodo interrotto solo da 10 mesi di latitanza, fra il 1986 e il 1987. E ci rimarrò per tutta la vita, non ho la minima speranza di poter abbandonare un giorno questo orribile posto, a meno che la politica non si decida a cambiare le leggi, mettendo mano alle varie riforme della giustizia che, come tutti sanno, esperti e non, sono urgenti e necessarie.
Non mi dilungherò molto in questo mio umile scritto e non vorrei che si pensasse che se mi azzardo a parlare di queste cose sono un arrogante. Certamente non ho molta preparazione per affrontare certi argomenti; la scuola che ho fatto è stata molto poca, ma poiché gli argomenti che in questi giorni vengono dibattuti li vivo da decenni sulla mia pelle, mi sono sentito invogliato a dire la mia, da vecchio galeotto. Non ho titolo per far parte di quei commentatori ed esperti che ogni giorno invadono le varie trasmissioni televisive e non sono qui per parlare di loro, voglio solo far notare che tantissime volte dicono cose inesatte e in malafede. Ma voglio dire qualcosa a proposito della concessione a noi poveri mortali dell’indulto e dell’amnistia.
È pur vero che la Comunità europea ha dato all’Italia un anno di tempo per mettersi in regola sullo spazio delle celle da noi occupate e sull’affollamento delle carceri. Eppure oggi il dibattito è: amnistia sì, amnistia no! Indulto sì, indulto no! Io potrei anche non interessarmi alla questione tanto quelli come me, anche se hanno scontato oltre 30 anni di carcere, non potranno mai usufruire, come mai ne hanno usufruito, di alcun beneficio. Perché io non ne ho usufruito? Perché sono condannato all’ergastolo, reso per giunta ostativo (pena perpetua) da una legge su cui ci sono molti dubbi di incostituzionalità. E tutto questo per via dell’emergenza mafia scoppiata dopo la morte dei giudici Falcone e Borsellino: pago la colpa di quelle stragi, se pur al momento del fatto ero in carcere da 13 anni (per un sequestro di persona compiuto nel 1986) e con pena definitiva; e pur non avendo mai fatto parte di nessuna associazione mafiosa, come le carte confermano, mi viene applicato retroattivamente l’art. 4 bis, di fatto condannandomi a morte. Ma lo stato non avendo il coraggio di farmi salire sul patibolo, lascia che io muoia giorno dopo giorno dentro una cella, sperando che prima o poi arrivi a togliermi la vita da solo. Io sono stato condannato con altre leggi e altre regole che erano in vigore al momento dei fatti, e in base ad esse avrei dovuto scontare la pena; non in base a una legge varata 14 anni dopo (anche se nei dibattiti televisivi ultimamente si afferma che mai una nuova legge è stata applicata retroattivamente, mentre è cosa che si vuole fare solo ora con la legge Severino per colpire qualcuno in particolare… ma che frottole raccontano!).
L’opinione pubblica sembra contraria a concedere amnistia e indulto, sono tutti convinti che non servirà a sfoltire il numero dei carcerati perché nel giro di un anno le carceri torneranno a essere piene. Forse sembrerò pessimista, ma credo (pur facendo gli scongiuri) che non verrà concesso nessun indulto o amnistia… Io comunque sarei favorevole alla loro concessione anche non usufruendone perché, se le carceri si svuotassero un po’, a me resterebbe più spazio dentro questa orrenda struttura, così da potermi muovere senza correre il rischio di sbattere da una parte e dall’altra. Cosa che non posso fare oggi, perché oggi mi è concesso lo stesso spazio di un maiale all’ingrasso in una porcilaia.
E se proprio non dovesse esserci nessun indulto o amnistia, mi permetto con molta modestia di fare un’altra proposta, che dovrebbe piacere a parecchi.
Ecco, vengo a spiegare il mio azzardo, un modo per sfoltire il numero dei carcerati senza nessuna concessione di sconti di pena, nessuna cancellazione di reati e senza aggiunta di spese per costruire nuove carceri: un cambiamento radicale a costo zero, proprio come piace sentire alla gente e senza provocare tanto allarme sociale.
Beh! Ora non pensate che stia proponendo la soppressione del 50% dei carcerati, oh nooo! Potr ...[continua]

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