Cari amici,
oggi, quando abbiamo fatto il pieno per la jeep, ci hanno dato un giornale gratuito. Sulla pagina centrale c’era una grande fotografia che ritraeva due gondole ricoperte di neve. E’ soltanto da quattro giorni che sono tornato da un tour di conferenze in Italia, ma mi è difficile immaginare che la neve esista ancora da qualche parte.
Venezia sembra lontanissima dalle colline deserte della regione montuosa di Hebron Sud, dove quest’anno non ci sono state piogge e dove gli abitanti dei pochi, piccoli villaggi della regione sono disperati per la mancanza d’acqua. Sotto molti punti di vista il viaggio da Gerusalemme Ovest a Hebron Sud sembra più lungo del viaggio da Forlì a Gerusalemme. Siamo partiti da autostrade e grandi condominii, poi abbiamo viaggiato su strade piene di buche, poi su strade sterrate e, nel tratto finale, le strade non c’erano più.
Qui, le persone vivono ancora come cento anni fa, o anche mille. Ogni pochi chilometri ci imbattiamo in un piccolo villaggio, o un khirbe come si dice nel dialetto locale. Si tratta di una o due grandi famiglie che vivono insieme in tende o grotte. Le grotte fanno da magazzino, ma servono anche per dormirci quando fuori fa troppo freddo o troppo caldo. Ogni famiglia ha delle pecore e delle capre; il loro latte e la loro carne sono le uniche fonti di reddito per queste famiglie. Sono proprio queste persone, i più poveri tra i poveri, ad essere diventate il bersaglio dell’occupazione israeliana. Le autorità militari, che cercano di confinare i palestinesi in aree ristrette della Cisgiordania e destinare il resto della terra agli insediamenti o a scopi militari, vedono in Hebron Sud un’opportunità.
Qui, sparse sulle colline nella parte sud-orientale della Cisgiordania, vivono tra le duemila e le tremila persone. Le autorità militari si sono date l’obiettivo di sbarazzarsene. L’intera area è stata quindi dichiarata zona di addestramento militare, e agli abitanti è stato ordinato di andarsene. Poi, è stato costruito un cordone di insediamenti israeliani per separare questi villaggi dalle città in cui si trovano i servizi. Ora gli abitanti sono costretti ad aggirare gli insediamenti, così, mentre una volta per andare a scuola o in ospedale ci volevano 20-30 minuti, ora ci vogliono due ore, tre ore o più. Un numero sempre maggiore di pascoli e pozzi è diventato inaccessibile. A volte l’esercito arriva a distruggere tende, cisterne e persino grotte (!) che considera "illegali”.
C’è qualcosa di antico in queste colline, nella storia di un popolo cacciato dai propri terreni da un altro popolo. Questa storia, però, ha subito un cambiamento da parte dell’organizzazione umanitaria israeliana Ta’ayush: da quasi dieci anni gli attivisti di Ta’ayush vengono in questi territori per contrastare le politiche del governo militare riaprendo le strade, ricostruendo e pulendo le cisterne e organizzando azioni di supporto allo stesso tempo in favore di e insieme alle popolazioni locali. Oltre a Ta’ayush, nell’area operano altre organizzazioni, come The Villages Group (http://villagesgroup.wordpress.com), che si occupa di supporto agli asili e ai bambini della regione, e Comet-me, che si occupa di far sì che questi piccoli villaggi abbiano elettricità prodotta da fonti rinnovabili (http://www.comet-me.org). L’attivista principale in quest’area è Ezra Nawi, idraulico per formazione, nato a Gerusalemme, che ha sposato la causa di queste persone. Da circa dieci anni, Ezra gira la regione nella sua jeep, distribuendo donazioni di vestiti e altro materiale, coordinando le operazioni degli attivisti israeliani e sostenendo la popolazione locale nei suoi sforzi. Il suo arabo fluente e i suoi modi lo rendono un enigma per chi teorizza il conflitto tra ebrei e arabi, perché Ezra, figlio di ebrei nati in Iraq, è ebreo e arabo allo stesso tempo.
Durante i suoi anni di attività, Ezra ha già cambiato tre automobili. La prima jeep gli è stata rubata, la seconda manomessa. Ezra è stato arrestato un enorme numero di volte, ha passato un mese in prigione per aver cercato di bloccare la demolizione di una casa, ed è stato attaccato fisicamente varie volte dai coloni. Tuttavia, le difficoltà non lo fermano, anzi, lo rendono ancora più attivo. Alcuni mesi fa, Ezra è stato coinvolto in un incidente automobilistico con dei coloni, e gli è stata ritirata la patente per un anno. Da allora, lo accompagniamo noi in macchina a turno. Oggi era il mio turno. Assieme a noi è venuto un fotografo. Ci siamo fermati a Hebron, dove abbiamo caricato due elettricisti che collaborano con Comet-me. Il nostro lavoro oggi è stato quello di controllare il funzionamento delle turbine, dei pannelli solari e delle batterie, occuparci delle operazioni di mantenimento e raccogliere i soldi delle bollette dell’elettricità. Uno dei principi di Comet-me consiste nel fatto che gli abitanti paghino per l’elettricità che usano. Il denaro raccolto serve per il mantenimento delle attrezzature e per l’assicurazione.
Mentre i tecnici lavoravano, ho avuto modo di vedere i panorami meravigliosi di queste terre e di scambiare due parole nel mio arabo elementare con i locali. Abbiamo parlato del tempo, dei greggi di pecore e dei vantaggi dell’elettricità. Aver introdotto l’elettricità fa sì che sia possibile avere luce di notte, avere un computer a scuola per l’alfabetizzazione informatica dei bambini, caricabatterie per i cellulari, frigoriferi per lo yogurt e il burro e anche una zangola elettrica. In alcune delle grotte ora ci sono televisori, così le anziane e le pecore che non amano stare all’aperto possono guardare le soap opera egiziane. I bambini giocano tutti all’aperto. A quanto pare, non hanno giocattoli in senso stretto, e sono stati molto contenti di ricevere i palloni che abbiamo portato. La vita qui è difficile, e le condizioni sono peggiorate a causa della mancanza d’acqua e del ridursi dei pascoli. L’acqua viene acquistata, poi portata qui con dei trattori, e viene per la maggior parte data alle pecore. Non è per niente sicuro che sia conveniente allevare il bestiame in questo modo e, comunque, ogni anno l’allevamento diventa sempre più difficoltoso. Tuttavia, mentre pranziamo -pane croccante cotto in un forno di fango, yogurt fatto in casa, uova fresche e cavolfiore fritto nel burro- questa vita semplice ci sembra meravigliosa. Appoggiati ai cuscini, beviamo the dolce e ci godiamo la quiete, quando improvvisamente sentiamo qualcosa. Dalla collina dietro di noi si solleva un elicottero diretto verso di noi. Con un rumore assordante, l’elicottero passa a soli 15 metri dalle nostre teste e ci ricorda che questa è una zona di addestramento militare.
Yahav Zohar

del Comitato Israeliano contro la Demolizione delle case dei palestinesi (Icahd)