"Come sono insensati, ci ripetevamo l’un l’altro, questi confini, ora che un velivolo li può sorvolare tanto facilmente! Come sembrano artificiose queste dogane e queste guardie di frontiera, e quanto sono in contraddizione con lo spirito dei tempi che anzi aspira inequivocabilmente all’unione e alla fraternità universale!”. Così si esprimeva Stefan Zweig, circa lo spirito che pervadeva le giovani generazioni all’inizio del secolo scorso¹. Uno stato d’animo simile ebbero i loro coetanei che alla fine dello stesso secolo furono testimoni del crollo del muro di Berlino e del dissolversi della Cortina di Ferro. Questi giovani godevano della riconquistata libera circolazione in Europa e speravano che i processi di globalizzazione avrebbero rapidamente riavvicinato mondi separati dalle profonde fratture economiche e sociali. Queste illusioni, purtroppo, sono state spazzate via: dalle due guerre mondiali, le prime, dalle crisi dell’ultimo decennio le seconde, caratterizzate, tra l’altro, dal riemergere di barriere e di muri tra gli Stati. Viviamo, oggi, una grande contraddizione: da un lato siamo avvolti dalla rete virtuale sempre più fluida, intensa e avvolgente, della globalizzazione inarrestabile di tutto ciò che è immateriale. All’opposto sta la crescente separazione degli Stati per quanto riguarda gli scambi umani, con un mezzo antico di migliaia di anni: il muro.

La geografia dei muri
Con il termine "barriere” definiamo gli ostacoli "fisici” -siano essi veri e propri muri, terrapieni, recinzioni, reticolati o altro- costruiti per impedire il passaggio fisico di persone da uno Stato all’altro. Queste barriere erano cinque al termine della Seconda guerra mondiale, e sono cresciute gradualmente fino a 70 nel 2016, cui debbono aggiungersi quelle iniziate, o pianificate, negli ultimi due anni². Si noterà che la maggior parte di queste barriere sono state costruite nel nostro secolo, dopo l’attacco alle Torri Gemelle, in risposta all’aumento dei rifugiati, al timore delle infiltrazioni terroristiche, al diffondersi di un’opinione pubblica poco favorevole (quando non ostile) alle migrazioni.
Più in generale, si può dire che c’è stata una graduale trasformazione della funzione dei confini, che un tempo segnavano i limiti geografici entro i quali si esercitava la sovranità degli Stati, ma che oggi sono deputati a controllare i flussi indesiderati di migranti o i traffici illeciti di cose e persone. Alcune di queste barriere sono fra Stati in potenziale o latente conflitto armato: così è per la barriera di oltre 750 km che separa l’India dal Pakistan (lungo il confine provvisorio che attraversa il Kashmir), o della "zona di nessuno” che separa le due Coree, o del muro che separa i due settori di Cipro, quello greco e quello turco. Ma la maggior parte delle barriere, spesso militarizzate, sono poste tra Stati che non sono in conflitto tra loro, e hanno una funzione sia securitaria sia di controllo-arresto dei flussi e dei traffici illeciti.
Non è certo per paura di una invasione messicana che è stata costruita la più celebre (dopo la Grande Muraglia Cinese!) tra queste barriere, quella tra Stati Uniti e Messico, che per ora si estende su un terzo dei 3.200 chilometri di confine. In uno studio del 2012³, la lunghezza di queste barriere di varia natura era valutata attorno ai 20.000 km, una cifra oggi sensibilmente accresciuta.

I muri della Fortezza Europa, per terra…
Nessuno dei paesi che compongono l’Unione europea aveva costruito barriere sui propri confini fino agli anni Novanta. Ed è proprio quando cade il muro di Berlino e si sfarina la cortina di ferro che cominciano a erigersi le barriere sui confini esterni dell’Europa unita4. Nel 1992 venne eretta la recinzione di Ceuta, città enclave spagnola in Marocco, nel 1996 segue l’altra enclave, Melilla; nel 2012 e nel 2013 si erigono le barriere tra Grecia e Turchia (12 km) e tra Bulgaria e Turchia (201 km). Nel 2015, la crisi siriana, e la rotta balcanica dei rifugiati, provenienti in prevalenza dalla Siria, determina la costruzione di nuove robuste barriere: tra Ungheria e Croazia (300 km) e tra Ungheria e Serbia (151 km); tra Austria e Slovenia (4 km) e tra Slovenia e Croazia (200 km); tra Grecia e Macedonia (34 km ) e tra Lettonia e Russia (23 km). Nel 2016 è la volta delle barriere tra Norvegia e Russia e tra Estonia e Russia (112 km) e, nel 2017, tra Lituania e Russia-Kaliningrad (45 km). Come si vede, non tu ...[continua]

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