La copertina è un atto dovuto.
La "visita”, in penultima, è alla tomba di Said Mekbel, giornalista di "Le Matin” assassinato il 3 dicembre 1994, il giorno stesso in cui aveva pubblicato le seguenti parole: "È lui quel ladro che la sera torna a casa camminando rasente i muri; il padre che raccomanda ai figli di non parlare del lavoro che fa; il povero cittadino al palazzo di giustizia in attesa di andare davanti ai giudici... Il vagabondo che non sa più dove trascorrere la notte. [...] Quest’uomo che non vuole morire sgozzato, è lui. Il corpo su cui ricuciono una testa tagliata, è lui. È lui che con le mani non sa fare altro che scrivere i suoi piccoli pezzi. Lui che spera contro la speranza, dato che le rose nascono sui mucchi di letame. Lui che è tutto questo e solo questo: un giornalista”.
Said Mekbel era reduce da un giro di conferenze in Europa per raccogliere solidarietà ai democratici e ai civili algerini sotto attacco dei terroristi islamisti. Aveva incontrato il gelo; peggio: il sospetto di essere mandato dai servizi di sicurezza del regime algerino. Era rimasto talmente sconvolto da scegliere consapevolmente di mantenere le sue abitudini quotidiane nel momento in cui tutti i suoi colleghi entravano in semiclandestinità. Fu ucciso nel ristorante in cui pranzava ogni giorno.
L’Europa non aveva capito o non aveva voluto capire.
Avremo capito ora?
La manifestazione è stata entusiasmante. Ce la racconta la nostra collaboratrice Sulamit Schneider. Lì abbiamo visto l’Europa che sogniamo ma che temiamo non arrivi mai. E però passano i giorni e la sensazione che stia subentrando il desiderio di "liberarsi” di quel che è successo si fa strada.
Le discussioni assurde sull’opportunità o meno di pubblicare vignette raffiguranti Maometto, ma che denunciavano in realtà le imprese di islamisti fanatici che tagliano le teste a innocenti, che sequestrano ragazze per costringerle a matrimoni forzati, di un giorno o più, che praticano la pulizia etnica e religiosa dei civili, fanno una certa impressione. Ci piace già pensare che senza quelle vignette i redattori di "Charlie Hebdo” sarebbero vivi e noi tranquilli? Ma i quattro ebrei? Cosa c’entravano con le vignette? Vogliamo ridurci, di nuovo, a darli per scontati come obiettivo?
Philip Golub giustamente ci dice che il vero scopo degli islamisti è la conquista del Medio Oriente, il che vuol dire che gli attacchi di Parigi sono una precisa intimidazione a non continuare nei bombardamenti mirati che sono riusciti a fermare la loro avanzata. È questo il messaggio: se vogliamo star tranquilli dobbiamo lasciarli prendere Kobane, mettere sulle inferriate le teste dei suoi eroici difensori e farci giocare attorno i ragazzini. Altro che vignette! Ed è su questo terreno che loro valuteranno il successo del loro attacco e dei prossimi.
Cosa faremo? Cosa stiamo facendo?
La vignetta che pubblichiamo, di Charb, richiama l’Inquisitore dei Karamazov: se i profeti tornassero sarebbero uccisi dai loro. Esprime la speranza che l’interpretazione letterale dei testi ne tradisca lo spirito: se Maometto introdusse l’obbligo del velo per le donne per proteggerle dai clan che nelle loro guerre usavano lo stupro come arma, bisogna chiedersi che cosa oggi protegga le donne. L’istruzione -ci diceva il Mufti di Marsiglia- e quello è ciò che vorrebbe oggi Maometto. Speriamo con tutto il cuore che abbia ragione.
Dedichiamo questo numero a Frédéric Boisseau, Franck Brinsolaro, Cabu, Elsa Cayat, Charb, Honoré, Bernard Maris, Ahmed Merabet, Mustapha Ourrad, Michel Renaud, Tignous, Wolinski, Philippe Braham, Yohan Cohen, Yoav Hattab, Clarissa Jean-Philippe e Francois-Michel Saada. È nel loro nome che dovremmo dedicarci di più alle nostre periferie e fare, con tutte le forze che abbiamo, la giusta guerra contro il nuovo fascismo.
Qui il sommario del n. 218:
http://www.unacitta.it/newsite/sommari.asp?anno=2015&numero=218
Editoriale-sommario del n. 218
editoriali
Una Città n° 218 / 2015 dicembre-gennaio
Articolo di Redazione
Editoriale-sommario del n. 218
Archivio
EGREGIO SIGNOR LADRO...
Una Città n° 126 / 2005 Febbraio
Realizzata da Paola Sabbatani
Realizzata da Paola Sabbatani
Stefano, Paolo, Elton, Giuma, Sandro, Alessandro, Elvis il più giovane, Claudio, Gianfranco, Marino, Andrea, uno dei soci fondatori, Nicola, Ilir, Graziano il vignettista sono nella redazione di Ristretti Orizzonti; Ornella Favero ne è la coordinatrice.Co...
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Sommario del n. 298
Una Città n° 298 / 2023 dicembre 2023 - gennaio 2024
In copertina
foto di Antonio Ferrari
Smetti di scavare
di Gary Brenner
Alcune convinzioni, molte incertezze, qualche domanda radicale
di Luigi Manconi
La coalizione delle 5 del mattino
Un’associazione per documentare i crimini di guer...
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Editoriale del n. 297
Una Città n° 297 / 2023 novembre
La copertina è dedicata ai profughi di Gaza. Negli interventi che pubblichiamo (di Rimmon Lavi, Stefano Levi Della Torre, Alberto Cavaglion, Stephen E. Bronner, Avishai Margalit e Michael Walzer) si parla molto dei civili, e di quanto la loro tutel...
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Editoriale del n. 296
Una Città n° 296 / 2023 ottobre
La copertina è dedicata agli ebrei caduti durante l’attacco di Hamas e riporta i campi coltivati di girasoli che circondano il Kibbutz di Kfar Aza. E anche a tutti coloro, israeliani e palestinesi, che ora pagheranno il conto di altri. La str...
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Indice del n. 297
Una Città n° 297 / 2023 novembre
novembre 2023
I nostri soldati, i loro civili
La grande questione dei civili in guerra
intervista a Michael Walzer
Pogrom, legittima difesa e resistenza popolare
di Rimmon Lavi
L’esito più probabile di questa catastrofe
di Stefan...
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