Presso l’Università di California, Los Angeles (UCLA) si è tenuta nel giugno scorso una conferenza sul tema “La guerra nel XX secolo. Rappresentazioni nella cultura italiana”. Vi ha partecipato, tra gli altri, Aaron Thomas, giovane studioso americano che sta per completare il suo dottorato in Scienze Politiche presso la University of California, Los Angeles, e che ha curato una antologia di scritti di Bobbio di prossima pubblicazione (In the Labyrinth of Politics: Essays on Democracy, Human Rights, and the Law, ed. and trans. Aaron Thomas, Preface by Carole Pateman, Epilogues by Roberto Panizza and Luigi Bonanate, University of Toronto Press, 2006). La sua relazione sul filosofo torinese aveva come titolo “A Grain of Sand in the Machinery of War: Norberto Bobbio and the Search for Paths to Peace”. A margine di questa giornata di studio, su invito di Thomas Casadei, si è sviluppato un dialogo tra lo stesso Aaron Thomas e Tommaso Greco, autore della monografia Norberto Bobbio. Un itinerario intellettuale tra filosofia e politica (Roma, Donzelli, 2000) e ricercatore di Filosofia del diritto presso l’Università di Pisa. Pubblichiamo qui di seguito il loro scambio proseguendo il percorso di riflessione su Bobbio avviato con l’intervista a Franco Sbarberi (settembre 2005) e che continuerà con altri dialoghi nei prossimi numeri.

Thomas. Nel recente saggio di Perry Anderson, Arms and Rights. Rawls, Habermas and Bobbio in an Age of War, uscito sulla “New Left Review” (31, 2005, pp. 5-40), Bobbio -insieme a Rawls e Habermas- viene criticato in modo aspro, quasi fosse un guerrafondaio. Per il suo appoggio alle guerre del Golfo e del Kosovo, Bobbio è denunciato per essersi rimangiato quasi tutto quello che aveva scritto sulla guerra e la pace nelle sue opere precedenti.
Devo dire che non condivido del tutto la critica di Anderson. Rispetto alla Guerra del Golfo, la risposta mi pare piuttosto facile: sembra che Anderson confonda un argomento etico con un argomento giuridico (Bobbio stesso si lamenta nella raccolta Una guerra giusta? dei critici che sono caduti nello stesso fraintendimento). Ma nel caso del Kosovo, non riesco a capire fino in fondo la posizione di Bobbio, per cui mi è difficile comprendere se egli, in quel caso, fosse stato o no incoerente con quanto aveva sostenuto in passato. Mi chiedo perché Bobbio abbia giustificato la guerra del Kosovo quando quella stessa guerra sembrava chiaramente porsi al di fuori dalla legalità internazionale, e quindi fuori da ogni logica di “pacifismo giuridico”.
Greco. A mio modesto parere, la posizione di Bobbio sulle guerre recenti non è affatto in contraddizione con il “sistema” del suo pensiero. Bisogna ricordare, in generale, che il pensiero di Bobbio in tema di politica internazionale si iscrive all’interno della teoria del “pacifismo giuridico”. Secondo questa teoria, che ha il suo padre più illustre in Kant, lo strumento più adeguato per cercare la pace è il diritto, nel senso che solo attraverso la costruzione di apposite istituzioni politiche e giuridiche sarà possibile stabilire e mantenere la pace tra gli stati. È questa la teoria di Kelsen ed è questa, anche, la teoria dei federalisti che nel dopoguerra hanno “sognato” e costruito l’Europa. Bene, a me sembra che la posizione di Bobbio sulla guerra del Golfo sia stata perfettamente coerente con i principi del pacifismo giuridico, come anche tu hai ricordato nel tuo intervento al convegno di Los Angeles. La pace attraverso il diritto implica che là dove ci sia esercizio di forza al di fuori del diritto (in questo caso, del diritto internazionale), ci debba essere la reazione di colui che detiene, weberianamente (o che dovrebbe detenere, kantianamente), il monopolio della forza legittima. Che quell’intervento abbia innescato una nuova fase della storia mondiale, o che sia stato addirittura il pretesto per innescarla, come sostengono alcuni studiosi di geopolitica, è probabilmente vero, ma non sposta nulla quanto all’analisi del pensiero di Bobbio, che è ciò che qui ci interessa.
Sulla guerra del Kosovo le cose sono più complicate, ma non portano a una conclusione diversa. Qui si può rispondere purtroppo solo attraverso un ragionamento lungo, e forse un po’ tortuoso. Il tentativo di leggere la posizione di Bobbio nel segno della continuità si deve reggere, secondo me, sulla connessione tra il suo pensiero politico e il suo pensiero giuridico; una connessione che viene spesso dimenticata, tenen ...[continua]

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