Edoardo Polidori è responsabile del Sert di Faenza e fa parte del Direttivo Nazionale Federsert, l’organizzazione degli operatori delle tossicodipendenze; Filippo Rivola è vicepresidente del Coordinamento Nazionale Nuove Droghe.

Cosa ne pensate della proposta di legge Fini sulle tossicodipendenze?
Edoardo Polidori. E’ stata annunciata come la svolta politica sulle tossicodipendenze, e in effetti lo è, nel senso che insiste fortemente sull’aspetto penale, repressivo, e non accoglie affatto le nuove politiche europee, indirizzate invece verso la riduzione del danno. Non a caso il cartello che si è formato contro questa proposta, costituito da buona parte degli operatori del pubblico e del privato, è stato chiamato “Dal Penale al Sociale”.
E’ una legge che io non definirei neppure di destra, ma semplicemente stupida, perdente e, soprattutto, poco attenta ai cambiamenti in atto. Altri governi di destra, a livello europeo, ne hanno espresse di più intelligenti: ad esempio il governo Aznar, in Spagna, ha autorizzato l’apertura delle narco-salas e la sperimentazione con l’eroina.
Le politiche svizzere,che vengono prese come riferimento dall’Unione Europea, affermano infatti che l’intervento sulle droghe, per essere efficace, dev’essere come un tavolo, che si sostiene su quattro gambe. Una di queste è sicuramente la repressione, che è compito delle forze dell’ordine, ma le altre sono costituite da prevenzione, cura e riduzione del danno. E ogni volta che si valorizza una gamba sola a scapito delle altre si crea un tavolo zoppicante.
E’ stata lamentata anche un’ambiguità nell’uso dei concetti di droga e sostanza illegale.
Edoardo. Anche questo è un aspetto curioso della legge: si pone come una normativa sulle droghe, ma in realtà parla esclusivamente di sostanze illegali. Non c’è infatti alcun riferimento agli psicofarmaci, all’alcol, che come sappiamo, è uno dei maggiori responsabili dei comportamenti socialmente aggressivi e disturbanti, oppure alla nicotina, che in tutti i paesi è causa dell’aumento della spesa sanitaria. Basti pensare che le sostanze si classificano anche in base alla loro azione dipendentogena: ebbene, sotto questo profilo l’eroina, che pure è una delle sostanze più forti, viene battuta dalla nicotina. E lo dimostra il fatto che per tutte le sostanze, compresa l’eroina, esiste il consumo occasionale, l’unica che non lo prevede, proprio perché dà un’appetizione fortissima, è la nicotina, e chiunque conosca dei fumatori lo può constatare. Coloro che riescono a fumare solo una volta ogni tanto sono delle rarissime eccezioni. E questo, penso che l’onorevole Fini, che si fa riprendere di frequente con la sigaretta, e Buttiglione, che ha spesso il sigaro in mano, lo sappiano benissimo, e Sirchia glielo avrà pure detto che il fumo fa venire il cancro e la nicotina è la droga che causa il maggior numero di morti al mondo. Ecco, non so se Fini abbia mai pensato di farsi qualche anno in una comunità terapeutica, eppure ha un grave problema di dipendenza da una sostanza che gli fa molto male.
C’è un criterio con cui le sostanze vengono classificate e giudicate illegali?
Edoardo. La classificazione avviene in maniera apodittica: le sostanze illegali sono quelle comprese nella tabella delle sostanze illegali (esistono due tabelle: una delle sostanze illegali e una che comprende i farmaci in commercio contenenti sostanze stupefacenti). Il criterio insomma non è assolutamente farmacologico. Va anche detto che pure il testo unico precedente, quello del ’90, usava lo stesso criterio.
La contraddizione, quindi, è a monte: in teoria si afferma che sono droghe tutte le sostanze cosiddette psicotrope, o psicoattive, che agiscono cioè sul nostro cervello, in realtà, poi, non si inseriscono in tabella le sostanze che sono tali, ma fondamentalmente quelle che sono straniere, altre rispetto alla nostra cultura, alla nostra epoca storica, al nostro modo di pensare, e il cui uso comporta disapprovazione sociale. Altrimenti ci dovremmo mettere, appunto, anche il caffè, la nicotina, l’alcol, ecc. E questo non è semplicemente un cavillo, ma un atteggiamento culturale.
Filippo. La proposta Fini parla di droga in termini indistinti, senza distinguere gli effetti dell’eroina da quelli della cocaina, o delle anfetamine o, al limite, della cannabis; sancisce semplicemente che ogni sostanza illegale è proibita. Ma in questo modo si crea tutta una poltiglia culturalmente indistinta, mentre invece ogni sost ...[continua]

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