Pino Cocozza è sindacalista Cisl, Barbara Papotti lavora presso l’Ufficio Stranieri del Comune di Carpi.

Cosa pensate del decreto di regolarizzazione per colf e badanti emanato da questo governo? E che conseguenze ha avuto sul vostro territorio?
Pino. Questo decreto, al di là dei suoi limiti, dei disagi e delle difficoltà burocratiche che ha creato, ha avuto sicuramente un aspetto positivo: ha fatto emergere una situazione di lavoro nero già presente da anni nel nostro paese, ma che tutti facevano finta di non vedere, e ha così consentito di dare diritti di cittadinanza a persone che prima erano obbligate a nascondersi, perché presenti illegalmente nel nostro territorio. Nessuno però si aspettava un fenomeno di tale portata: a livello nazionale sono state regolarizzate settecentomila persone; nella sola provincia di Modena le domande presentate sono state circa undicimila, di cui la metà per colf e badanti (in realtà, al di là delle definizioni, potremmo assimilarle tutte alla figura della badante perché il compito è comunque l’assistenza agli anziani). Entrando più nello specifico, a Carpi sono state presentate circa cinquecento domande di regolarizzazione per badanti, un numero rilevante per una cittadina di queste dimensioni. Significa che in questo territorio ci sono almeno cinquecento famiglie che hanno un anziano non autosufficiente in casa, famiglie che forse non hanno avuto il sostegno delle strutture territoriali (o magari non l’hanno nemmeno chiesto) e hanno risolto il problema da sole, in questo modo. D’altronde i numeri parlano chiaro: a fronte di cinquecento domande di regolarizzazione, le tre strutture protette per anziani del Comune di Carpi possono ospitare in tutto centocinquanta-centosessanta persone, per cui finora le riposte della pubblica amministrazione al problema sono state insufficienti.
Questo obbliga tutti noi -il sindacato, ma anche i servizi sociali dell’amministrazione comunale, la Regione, la Provincia, l’Asl- a interrogarci e a costruire dei progetti per dare supporto sia alle famiglie sia a queste donne straniere presenti nel nostro territorio. Le famiglie ad esempio hanno bisogno di un aiuto economico per sostenere il costo di una badate regolarizzata, mentre quest’ultima ha bisogno di corsi di alfabetizzazione, di formazione professionale, ecc.
Barbara. Purtroppo, per quanto riguarda il Centro servizi immigrazione del Comune, proprio la condizione di irregolarità di questa forma di lavoro, prima del decreto precludeva qualsiasi intervento da parte della pubblica amministrazione. Certo, il fenomeno era conosciuto a livello informale, ma nessuno si rivolgeva al mio ufficio né badanti né famiglie. Adesso, dopo la regolarizzazione, sono partiti alcuni progetti da parte dell’assessorato alle politiche sociali: un corso di avvicinamento alla lingua e alla cultura italiane e un corso di professionalizzazione.
Il corso di alfabetizzazione è partito con poche pretese; aveva, sì, l’obiettivo di migliorare la comunicazione all’interno delle famiglie, ma più che altro si proponeva di stabilire un primo contatto con queste donne che ci erano pressoché sconosciute, e che a loro volta non avevano nessuna conoscenza né dimestichezza con i servizi pubblici. Il corso ha avuto un successo enorme, inaspettato: abbiamo ricevuto più di cento iscrizioni e siamo stati costretti a moltiplicare i corsi, ne abbiamo dovuti organizzare addirittura cinque per consentire la frequenza a tutte le iscritte. Così, adesso mi capita abbastanza spesso che vengano nel mio ufficio a chiedere informazioni.
Il corso di professionalizzazione, tenuto da alcune operatrici del Comune che già facevano il servizio domiciliare agli anziani, invece aveva lo scopo di offrire alle badanti una mini formazione professionale, ad esempio come muovere l’anziano oppure gli elementi di base per la sua igiene personale, ecc. In realtà, molte badanti erano già in possesso di un titolo professionale di infermiera o similare, che consentiva loro di svolgere al meglio questa professione.
Adesso le cose come stanno procedendo? Quali sono i progetti futuri?
Barbara. Quest’anno la questione è passata in carico al servizio anziani; il servizio immigrazione continua a curarne solo alcuni aspetti marginali; ad esempio, sollecitati dal sindacato, abbiamo messo a disposizione dei luoghi al chiuso dove le donne possano incontrarsi, stare insieme e sviluppare la loro socialità nei momenti di libertà, il mercoledì e la dom ...[continua]

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