Francesco Cinti è presidente della “Società di Mutuo Soccorso Cesare Pozzo”, che ha sede a Milano.

Come, e su quali basi, è nata la Cesare Pozzo?
La Cesare Pozzo è stata fondata il I° maggio 1877, cioè -per pura, ma significativa, coincidenza- esattamente dieci anni prima che il I° Maggio diventasse una data storica importante per il movimento operaio. L’iniziativa partì da un gruppo di macchinisti delle Ferrovie dell’Alta Italia, perché va ricordato che, all’epoca, le ferrovie italiane erano sostanzialmente divise in due reti: le Ferrovie dell’Alta Italia e la Ferrovia Mediterranea. L’idea di fondare una società di mutuo soccorso emerse soprattutto per sopperire ai più elementari bisogni di difesa di questa categoria di lavoratori, esposta a moltissimi rischi sia sul versante della salute che su quello dei rischi sul lavoro. I macchinisti erano una categoria dell’aristocrazia operaia, nel senso che erano professionalmente molto preparati, per cui, anche in virtù di questa preparazione, esprimevano un forte spirito di appartenenza, un forte spirito di gruppo; dall’altra parte, però, erano anche una categoria molto a rischio perché, per qualsiasi inconveniente, erano soggetti a frequentissime punizioni, a sospensioni, a licenziamenti. Da questa situazione, quindi, nacque l’esigenza di un organismo di difesa e, appunto, di mutuo soccorso, di mutuo appoggio. La prima base sociale della società furono quindi i macchinisti -in quegli anni, infatti, la denominazione era “Società di mutuo soccorso fra macchinisti delle Ferrovie dell’Alta Italia”-, anche se in seguito all’unificazione delle reti ferroviarie, tale base progressivamente si allargò ai macchinisti della Ferrovia Mediterranea e di altre realtà. La denominazione, comunque, rimase la stessa fino al 1977-’78, quando il consiglio di amministrazione decise di aprire a tutti i ferrovieri la possibilità di aderire. In quel momento la mutua aveva intorno ai 15.000 soci; con la decisione di aprirsi -dapprima a tutti i ferrovieri, poi a tutti i lavoratori dei trasporti e successivamente, attorno al 1993, a tutti i cittadini- cominciò un processo di espansione. Oggi la mutua è aperta a tutti, non è più la mutua dei macchinisti, anche se i macchinisti rappresentano ancora una fetta consistente, circa il 10%, dei nostri soci. I macchinisti, comunque, sono stati il nucleo storico, quello che, innanzitutto, ha permesso che la mutua rimanesse in vita. Va infatti tenuto in conto che, in Italia, fra il 1850 e il 1900, di società di mutuo soccorso ne nacquero tante, qualche migliaio, ma molte erano mutue di paese e sono durate poco, al massimo qualche decennio, soprattutto perché avevano una base sociale abbastanza ristretta, fragile. Ancora oggi, in alcune regioni, come il Piemonte o la Liguria, ci sono ancora decine di società operaie di mutuo soccorso, tutte, o quasi, di piccole o piccolissime dimensioni, che sono le eredi storiche delle mutue degli artigiani, dei sarti, dei boscaioli, dei calzolai, nate in quegli anni. Quasi tutte queste mutue sopravvivono soprattutto come testimonianze di questo passato, hanno il loro archivio, una sede, qualche decina di vecchi soci, ma praticamente non fanno più attività mutualistica. Rimane comunque il fatto che ancora oggi, in Italia, le società di mutuo soccorso sono tante e molto diffuse; ce ne saranno almeno duemila, dal nord alla Sicilia e alla Sardegna. In alcune realtà, come ad esempio in Puglia, molte hanno una connotazione un po’ religiosa, sono vicine alla Chiesa, alla parrocchia, mentre in quelle del nord, specialmente in Piemonte o in Liguria, prevale la connotazione laica.
Il movimento mutualistico ha una storia bellissima. In Liguria, per dire, ci sono mutue che sono intitolate a Garibaldi o a Mazzini perché proprio Mazzini o Garibaldi ne sono stati soci. E’ una storia anche complessa, perché le mutue hanno rappresentato la prima forma di auto-organizzazione e di autotutela dei lavoratori; praticamente sono state le antesignane del sindacato anche se, quando poi sono nati i sindacati e i partiti politici che rappresentavano il mondo del lavoro, hanno perso un po’ di importanza.
La Cesare Pozzo è rimasta importante perché, come ho detto, era costituita da macchinisti che avevano un forte spirito di categoria, quasi di corporazione. Io, per qualche anno, sono stato rappresentante sindacale dei ferrovieri e so bene che i macchinisti hanno sempre avuto una forte componente corporativa; sono sempre stat ...[continua]

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