Dino Cozzi è direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Manzano, in provincia di Udine.

Qual è la storia del distretto della sedia di Udine?
L’attività dei seggiolai esiste almeno dal secolo scorso. Dagli anni Sessanta in poi c’è stato un forte sviluppo perché in quegli anni le aziende hanno cominciato a lavorare per il mercato italiano, non più solo per quello locale. Non è un settore che richieda un particolare investimento di capitali, quello che conta sono le capacità professionali che si sono sedimentate nel corso del tempo. Queste capacità prima erano raccolte in poche aziende, poi, visto che la domanda aumentava, moltissimi dipendenti, cioè tecnici e operai, gente che sapeva lavorare il legno, si sono staccati e hanno messo su attività imprenditoriali proprie. Questa moltiplicazione di imprese è stata possibile per la bassa soglia d’ingresso: bastava acquistare qualche macchina. Da qui è nato praticamente il distretto della sedia.
Fino agli anni Ottanta il mercato era nazionale, poi sono iniziati gli acquisti dei tedeschi in zona. Non è che i seggiolai vendessero in Germania, erano i tedeschi che venivano qua e si facevano fare la sedia richiesta. In genere, arrivavano con un loro disegno, un prototipo -loro hanno sedie più pesanti delle nostre- e giravano le varie aziende per farselo fare. Poco alla volta ci si è liberati da questo vincolo per cui l’acquirente commissionava direttamente la sedia di cui aveva bisogno e si è cominciato a vendere in Germania, dapprima affidandosi a importatori e poi contattando direttamente i negozianti.
Nella fase iniziale ogni azienda produceva la sedia finita, compiendo tutte le fasi della lavorazione. All’inizio degli anni Ottanta, con la prima crisi, c’è stata una specie di disarticolazione del distretto. Come reazione si è iniziato a suddividere le aziende per funzioni: ognuna si occupava di una singola fase di lavorazione e solo pochi, i più importanti, dotati di una propria rete commerciale, realizzavano il prodotto finito, assemblando il lavoro svolto dalle aziende più piccole e specializzate. Questo è il modello del distretto. Tutta questa zona può essere immaginata come un’unica grande fabbrica, suddivisa di fatto in tante aziende e microaziende, le cui attività confluiscono sul prodotto finito. Idealmente, nel distretto entra il legno ed esce la sedia, fatta e finita. Le aziende del "Triangolo" sono coordinate in maniera tale da costituire i vari reparti di un’unica grande fabbrica, estesa nei tre comuni di Manzano, San Giovanni al Natisone e Corno di Rosazzo. Questo ha consentito al settore di reagire alle periodiche crisi di sovrapproduzione, l’ultima delle quali è stata quella del ’92 dovuta al cambio forte della Lira, particolarmente grave perché nel frattempo il mercato era diventato europeo.
Allo stato attuale qual è la situazione?
La sedia che si produce qui viene venduta in tutta Europa, mentre il mercato italiano è ora marginale, in quanto richiede soprattutto sedie per cucinieri. Con la svalutazione del settembre ’92 c’è stato un rilancio di tutto il settore, durato fino a tutto il ’96 che ha permesso quella capitalizzazione delle aziende, che prima era sempre mancata. Le aziende perlopiù sono piccole e producono sedie diverse, ma in numero ridotto. Data la natura della produzione, non c’è un’economia di scala che renda vantaggiosa la costituzione di un’azienda con mille dipendenti. Adesso c’è di nuovo aria di crisi per la riduzione dei consumi in tutta Europa a seguito delle politiche per Maastricht. Al calo della domanda ora però si aggiunge anche la modifica strutturale della domanda. Nelle crisi passate il prodotto di lusso, "per ricchi" se così vogliamo chiamarlo, non ne risentiva, per cui a ogni crisi le aziende rispondevano posizionandosi nella fascia superiore, ossia facendo prodotti più costosi, per un segmento di clientela più ricco. La crisi attuale ha invece cambiato completamente i parametri di riferimento, perché la riduzione della domanda ha colpito la fascia alta e anche quella media, per cui le aziende del Triangolo si stanno posizionando verso la fascia bassa, riducendo il valore unitario del proprio prodotto. In questo modo però risentiamo della concorrenza dei paesi dell’Est, che fanno sedie per una fascia di consumatori a basso reddito.
Quindi, il prodotto di pregio è diminuito...
Visto che il cliente vuole un prodotto a minor prezzo, ma con lo stesso livello di qualità cui era abituato, il pr ...[continua]

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