Renato Bruno, 27 anni, è socio della ditta Bruno srl che ha sede a Grottaminarda in provincia di Avellino.

Tutti noi quattro fratelli ci siamo dedicati prima all’azienda e poi alle nostre attività. Io sono l’unico che è andato all’università, gli altri si sono diplomati e si sono presto dedicati all’azienda. Man mano che un fratello si liberava dagli impegni scolastici, cominciava a curare un settore. L’università l’ho vissuta diversamente dagli altri studenti. Alternavo la frequenza alle lezioni con i viaggi all’estero per curare le nostre vendite nei vari paesi. Gli studi di economia li ho fatti venendo dalla realtà e imparando qualcosa per poterla migliorare. Non è che prima ho fatto uno studio teorico e poi ho deciso di fare l’imprenditore. Non è così.

Nostro padre vendeva carburanti, ha costruito diversi distributori di benzina qui in zona. Insieme a un nostro zio e a un altro socio rilevò un laterificio, una delle società per azioni più grandi iscritta al Tribunale di Avellino. E’ stato per una decina d’anni amministratore di questa azienda, che ha ristrutturato completamente, finché non l’ha venduta nel ’78. Non sapeva che nell’80 ci sarebbe stato il terremoto e con una fabbrica di laterizi ad Avellino avrebbe fatto i soldi a palate. Così all’inizio degli anni Ottanta, avendo i figli piccoli, aprì un piccolo negozio di accessori per l’agricoltura: pompe, autoclavi, cose del genere, più che altro per tenerci impegnati. Lui ha sempre considerato l’azienda come un mezzo per educare i figli. Ricordo che da piccolino passavo il pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, in negozio insieme a lui a togliere la polvere dai cuscinetti. Non c’era la polvere, ma li dovevo pulire lo stesso per principio perché “bisogna mettere tutto in ordine”. Questo ci ha responsabilizzati fin da piccoli.

Tutto è nato nel negozio di nostro padre. Lui ha avuto il grande merito di assisterci e darci fiducia. Avere lui alle spalle ci ha permesso di iniziare, ma l’azienda di gruppi elettrogeni l’abbiamo iniziata noi da soli. All’inizio abbiamo cominciato con il venderli, poi ne curavamo l’installazione, finché non abbiamo realizzato il primo in condizioni rocambolesche. Vendemmo un gruppo elettrogeno a un impianto di frantumazione con la consegna prevista a metà agosto, avendo le penali sul contratto per mancata consegna. Il nostro fornitore non ci consegnò l’impianto e poco prima delle ferie ci comunicò che riapriva ai primi di settembre. Non potendo pagare le penali, abbiamo pensato di farlo noi. Abbiamo trovato il motore a Firenze e l’alternatore non so più dove, in modo da metterne insieme uno che facesse lavorare il cliente. Devi sapere che il gruppo elettrogeno nasce da due componenti fondamentali, il motore e l’alternatore. Poi si aggiunge il resto: telaio, quadristica industriale, adattamento alla singola esigenza. Così il nostro primo gruppo elettrogeno l’abbiamo costruito per una mancata consegna! Fatto il primo, ci siamo detti: “perché non farne altri?”. Così a poco a poco abbiamo cominciato a fare il nostro catalogo, a proporci nelle fiere, ad affermare il nostro marchio.

Quest’anno esportiamo oltre il 50% del nostro fatturato, che si aggira sui 30 miliardi, in quasi trenta paesi. In Europa, certo, ma anche nel Medio Oriente. Lavoriamo bene in Egitto, a Cipro, in Turchia, in Marocco, Tunisia, ma anche in paesi africani come Uganda, Ghana, Burkina Faso. Ogni anno registravamo un 15-20-30% in più rispetto all’anno precedente, non abbiamo mai avuto exploits straordinari. Il mercato del gruppo elettrogeno è un mercato particolare. A differenza di altri prodotti, come le scarpe o le autovetture, di cui è possibile individuare il consumatore-tipo, tutti sono potenziali acquirenti di gruppi elettrogeni perché tutti sono fruitori di energia elettrica. Dall’industria al settore alberghiero, dagli ospedali ai centri sportivi, alle aziende agricole.
In Italia ci sono 204 produttori di gruppi elettrogeni, ma noi siamo in concorrenza con non più di dieci e quindici. Non perché gli altri non siano sul mercato, ma perché, se associo il mio prodotto a una rete di vendita che è brava a vendere stoviglie negli alberghi, non m’incrocerò mai con un cliente che, sebbene abiti a dieci chilometri da casa mia, si rivolge a una rete di vendita di saldatrici e macchine utensili e va in ferramenta.
Siamo molto forti nel settore alberghiero, perché lì vanno molto le macchine insonorizzate e noi abbiamo una macchina molto s ...[continua]

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