Alain Brossat insegna Filosofia all’Université Paris VIII-St Denis. L’intervista prende le mosse da un suo libro del ’92, Les tondues, un carnaval moche, edito da Manya. Una Città ha già intervistato Alain Brossat nel n. 57 a proposito del suo ultimo libro L’épreuve du désastre, le XXème siècle et les camps, edito nel ’96 da Albin Michel.

Perché nell’estate ’44, mentre la Francia si stava liberando dall’occupazione tedesca, si sono prese di mira le amanti, vere o presunte, degli occupanti, sottoponendole all’umiliante rito della rasatura in pubblico?
A onor del vero, in alcuni casi, molto rari per la verità, sono stati rasati anche degli uomini, miliziani di Vichy per lo più. Detto questo, visto che le donne furono la stragrande maggioranza delle vittime dell’estate ’44, bisogna dubitare delle spiegazioni comode, del tipo: "Le abbiamo rasate perché scopavano con i tedeschi". Una parte di loro ebbe certamente rapporti con i soldati tedeschi, molte altre no. Bisogna, infatti, tener conto del peso della diceria pubblica nella costruzione di questa immagine: "le amanti del nemico". In effetti, si trattava di donne di cui "si diceva che" fossero state amanti dei tedeschi o di collaborazionisti e miliziani di Vichy, o che avessero fatto del mercato nero con i tedeschi. Oppure si diceva che avessero denunciato dei partigiani o che fossero ausiliarie della Gestapo. Il tutto per rivestirle di un’aura estremamente negativa e giustificare quanto veniva loro fatto.
La costruzione di questa categoria, "le amanti degli occupanti", rinvia, però, a un immaginario molto arcaico concernente il sangue e la razza, da non intendersi in senso nazista. L’idea che le donne facciano parte del capitale biologico della comunità è comune nelle società tradizionali. E la Francia degli anni Quaranta per molti aspetti era ancora una società tradizionale. In questa ottica, un elemento del capitale biologico si stacca senza autorizzazione dalla comunità e passa al nemico. Nelle società tradizionali, infatti, sono i padri o i fratelli ad autorizzare il passaggio della donna da un clan all’altro, a favorire l’esogamia. Nel caso della Francia sotto occupazione, però, i padri e i fratelli non c’erano più o perché erano stati deportati in Germania o perché erano scappati o perché erano morti. Ecco il motivo per cui le relazioni nate fra donne francesi e soldati tedeschi turbarono l’immaginario collettivo della società francese dell’epoca. A questo bisogna aggiungere che, in seguito alla disfatta, la Francia veniva collettivamente, e regressivamente, rappresentata come una famiglia umiliata dall’invasore. E proprio nel momento in cui la famiglia è umiliata queste donne scelgono di passare al nemico, profanando così il sangue francese che scorre nelle loro vene. Il loro gesto venne interpretato come un ulteriore attentato all’integrità della nazione, disfatta e occupata.
Questa reazione, più o meno consapevole, mostra fino a qual punto fosse radicata nella mentalità dell’epoca la paura per la scomparsa della razza francese, suscitata da tutta una pubblicistica, vagamente scientifica, che dall’inizio del secolo rappresentava la Francia come una nazione fatalmente avviata al deperimento. In particolare, questa paura era agitata nei confronti dei tedeschi, di cui si temeva la continua crescita demografica, a fronte del crollo della fecondità della donna francese. Ovviamente, niente di tutto ciò era vero, però contribuiva a costruire un immaginario collettivo che venne riattivato durante la guerra. Ecco perché quanto fecero queste donne divenne il crimine arcaico per eccellenza: darsi al nemico vincitore, tradendo la propria comunità.
Quindi, ci sarebbe solo un immaginario biologico, per cui le donne non sarebbero altro che capitale della comunità, alla base delle rasature dell’estate ’44?
Non solo. Per capire le ragioni della caccia alle donne al momento della liberazione di città e villaggi in tutte le regioni della Francia occorre far ricorso anche al concetto di capro espiatorio, analizzato da René Girard, soprattutto per quanto riguarda i segni vittimari. In una situazione in cui bisogna trovare un capro espiatorio, non si può prendere di mira il primo che capita, ma si cerca chi possiede determinate caratteristiche. E di solito non si prende di mira chi è forte e potente, si va alla ricerca di chi è debole e isolato. Quindi, è vero che le vittime principali dell’estate ’44 erano donne, ma non donne qualsiasi. Erano donne che p ...[continua]

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