Anna Moreno è ingegnere chimico e lavora all’Enea.

Come è nato il tuo interesse per le normative europee?
Quando ho cominciato ad occuparmi di materiali avanzati, che era un campo nuovo, sono andata a vedere quali fossero le leggi che regolavano la scelta di questi materiali a livello nazionale e poi internazionale. Così ho scoperto che già a quell’epoca tutte le norme dovevano essere concordate a livello europeo. Siccome gli italiani in questo campo sono scarsamente presenti, mi sono trovata, mio malgrado, ad essere la rappresentante italiana nei comitati tecnici riguardanti i materiali ceramici avanzati, e successivamente la rappresentante italiana nel Wamas, che è l’organizzazione dei sette paesi più industrializzati che si occupa delle norme per i materiali avanzati. All’inizio ho trovato veramente il vuoto davanti a me, perché in questi settori l’Italia è assente.
Ufficialmente c’erano delle persone che avrebbero dovuto occuparsene, in realtà nessuno lo faceva, perché anche i ricercatori, almeno fino a poco tempo fa -adesso qualcosa sta cambiando- percepivano il problema delle norme come un fatto di semplice costrizione, e non riuscivano a vederlo come un campo di ricerca nel quale esercitare la propria professionalità.
Il fatto che la dimensione europea fosse comunque vincolante non veniva proprio preso in considerazione?
No, perché non esiste a livello nazionale una politica in questo senso: a parte il settore delle ceramiche, in cui l’Italia è tradizionalmente presente, negli altri settori si è preferito andare al rimorchio degli altri, con gravi danni per l’economia. Gli esempi sono tanti: nel settore dei ceramici mi è stato detto che è stata messa a punto una norma sul posizionamento del water rispetto al muro, fatta dagli inglesi, che prevedendo un sistema di sifonaggio diverso dal nostro, in pratica mette fuori legge tutti i water costruiti in Italia. Ciò significa che ad esempio se il ministero dei lavori pubblici decide di cambiare i water, deve andarli a comprare in Inghilterra perché le più grosse ditte italiane non producono secondo quello standard. In Inghilterra per tradizione lo standard è una delle cose più importanti: tutti i gruppi industriali finanziano istituti di ricerca, perché mettano a punto delle norme in grado di valutare la qualità dei propri prodotti.
Qual è l’iter delle norme stabilite a livello europeo?
Esiste un comitato tecnico per ogni settore merceologico, ce ne sono più di 270 a livello europeo, composti da esperti di vari paesi che stabiliscono il modo migliore per valutare le caratteristiche di prodotti e servizi. Nella maggior parte di questi comitati tecnici non sono presenti gli italiani. Chiaramente la presenza implica una spesa non indifferente, ma se non si bloccano le norme che estromettono i prodotti italiani, il danno è di miliardi per l’economia nazionale.
Negli altri paesi esistono organismi governativi che hanno il compito di garantire e facilitare la presenza dei propri esperti in questi comitati tecnici. Il National phisical laboratory riceve dei fondi dal proprio governo per fare la segreteria del Wamas, l’organismo di cui parlavo prima, e per essere presente nelle circa trenta aree di lavoro che sono presenti all’interno di questo organismo.
In Italia non esistono finanziamenti pubblici di questo tipo, e anche all’interno degli enti di ricerca non sono previsti capitoli di spesa inerenti a questo. Ci sono miei colleghi che in settori come la chimica dell’ambiente, le biotecnologie, l’agricoltura, hanno partecipato alla stesura delle norme anche con prove tecniche, però quando arrivava il momento di discutere e di decidere in un senso o nell’altro, mancavano i finanziamenti per andare in missione, e spesso il lavoro che avevano fatto veniva addirittura stravolto, cioè utilizzavano il nostro lavoro per fare delle norme che favorivano gli altri paesi. La situazione all’Enea è sempre più difficile, perché ormai abbiamo i finanziamenti solamente per gli stipendi, e finanziamenti europei, che chiaramente non possono essere usati per pagare la nostra presenza nei comitati tecnici.
Negli altri paesi come funziona la partecipazione a queste procedure?
So che in Inghilterra o in Giappone le conferenze del Wamas vengono precedute da riunioni dei gruppi industriali che sono interessati a quel settore delle norme; dopodiché sono gli stessi gruppi industriali che danno finanziamenti perché venga elaborata ad esempio una norma sul modo ...[continua]

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