Emmanuel Todd, storico e antropologo, è ricercatore presso l’INED, l’Istituto Nazionale di Studi Demografici di Parigi. Il libro cui si fa riferimento è Le destin des immigrés, ed. Seuil, 1994.

Nell’intervista apparsa sul n. 52 del nostro giornale ci ha spiegato come il modo nel quale una popolazione considera i figli all’interno della famiglia, eguali o non uguali, determini poi una grande quantità di comportamenti e modi di pensare, primo fra tutti il rapporto con le minoranze e gli immigrati. Da quello, secondo lei, dipende un approccio differenzialista o universalista. Ora vorremmo parlare con lei della famiglia ebraica, che dal punto di vista della dinamica assimilazione o separazione è sicuramente uno degli esempi più problematici e complessi…
Ho incontrato grandi difficoltà a studiare la famiglia ebraica. Ero abituato a studiare le strutture familiari soprattutto a partire dal mondo contadino, nel quale, grazie al fortissimo legame con la terra, i rapporti familiari risultano trasparenti: se sono autoritari, le persone vivono insieme in una fattoria; se invece sono liberali, i figli se ne vanno subito dopo aver raggiunto la maggiore età; se il sistema è inegualitario, se vi sono regole, cioè, che sanciscono la non eguaglianza tra i figli, un figlio erediterà tutta la fattoria mentre gli altri se ne andranno. Al contrario, gli ebrei dell’Europa occidentale sono una popolazione per definizione staccata dalla terra, essenzialmente urbana e molto mobile (sia per la specializzazione in attività commerciali, che per le persecuzioni). Lo studio della famiglia ebraica poneva quindi un problema tecnico.
Non sapendo bene cosa fare, mi sono rivolto alla Bibbia. In fondo, gli ebrei sono il popolo della Bibbia e la Bibbia non è altro che una storia familiare. La Bibbia è talmente al centro della cultura ebraica che non si può immaginare che gli ebrei non la prendano sul serio, nella sua stessa dimensione di saga familiare. Ebbene, nella Bibbia la struttura della famiglia ebraica viene teorizzata, formalizzata, raccontata: vi si trova la descrizione delle regole di matrimonio, delle regole di eredità, dei problemi di trasmissione dell’eredità sia al figlio maggiore che al figlio cadetto. Non c’è dubbio che il tipo di famiglia, di cui la Bibbia narra la storia, è quello di una grande famiglia-stirpe, con la particolarità importante che questo sistema, fra gli ebrei, assume una forma moderata e ambivalente.
La famiglia-stirpe presente in Germania, nel sud-ovest della Francia oppure, sebbene in forma più attenuata, nel Veneto è, nella sua struttura generale, un sistema autoritario e inegualitario. Autoritario, perché basato su una forte interazione fra genitori e figli: il mondo contadino produceva dei rapporti di autorità molto forti, per cui i figli continuavano a vivere anche da sposati con i genitori; inegualitario, perché i figli non avevano una posizione simmetrica: nel sistema contadino cristiano c’era un unico successore designato e gli altri figli, considerati meno importanti, erano esclusi dall’eredità. Questo sistema nella cultura ebraica risulta moderato. Anche lì si trovano regole di eredità inegualitarie, quali la legge biblica della "parte doppia" per il primogenito, ma non tali, appunto, da escludere totalmente gli altri figli dall’eredità. Non solo ma, nella pratica, la "doppia parte" per il primogenito aveva poca importanza perché non c’era terra da spartire. Per lo stesso motivo, a causa, cioè, dei mestieri del commercio e del denaro, nonché della mobilità della popolazione, una solidarietà molto forte fra le generazioni non implicava l’esistenza di rapporti asfissianti fra padri e figli. Intendiamoci, la famiglia ebraica conserva una spiccata dimensione integratrice, tipica della famiglia-stirpe, corrispondente a un’ideologia religiosa altrettanto integratrice, secondo la quale "si appartiene al popolo ebraico". La visione che il popolo ebraico ha di se stesso non è affatto individualistica e atomistica come quella, per esempio, che di sé ha la nazione francese. Diciamo, però, che, a causa della separazione dal suolo, la famiglia ebraica è un sistema decisamente più moderato della famiglia-stirpe tedesca o del sud-ovest della Francia.
Vi è poi un’altra differenza, desunta anch’essa dalla lettura della Bibbia, che ritengo molto importante: la presenza di molte ambivalenze. Il sistema familiare biblico può essere definito come patrilineare, perché basato sulla primogenitura e sulla preferenza p ...[continua]

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