Marinella Fiume, professoressa di italiano e latino al liceo scientifico di Giarre, è stata eletta sindaca di Fiumefreddo, provincia di Catania, nel 1993, con una lista civica di sinistra che si chiamava Il papiro. Quest’anno si ripresenterà con una lista dell’Ulivo.

Come mai una professoressa di lettere all’improvviso si ritrova a fare la sindaca del suo paese?
Non ho avuto il tempo per riflettere molto su questa esperienza, perché sono stata proprio strappata da casa e gettata nell’agone. Non lo so, il perché cerco ancora di capirlo, sicuramente c’era il desiderio di strappare la gestione della cosa pubblica ai personaggi che avevano tenuto in pugno il potere per tantissimi anni, forse era necessaria una figura che avesse certe caratteristiche, se non ero io sarebbe stata un’altra.
La cosa più importante sono state sicuramente le battaglie antimafiose, c’era stata da poco la strage di Falcone e Borsellino e avevamo costituito qui nella zona un comitato dei lenzuoli contro la mafia analogo a quello di Palermo.
E già questo significava togliere la delega ai partiti della sinistra tradizionale che l’avevano sempre avuta -e in bianco- nella lotta contro la mafia, nella gestione dell’antimafia.
Ricordo delle liti terribili all’interno della sinistra, un articolo di Rossana Rossanda nel Manifesto intitolato "Sotto il lenzuolo nulla".
Pur essendo tanti di noi vicino alla sinistra, avendo fatto esperienze sempre all’interno della sinistra, abbiamo adottato un simbolo come il lenzuolo, che a mio avviso, è bellissimo perché è un oggetto tipico dell’universo femminile, con il quale le donne hanno sempre avuto a che fare, pensiamo al bucato, ai letti da fare; non solo, ma è anche il rovesciamento della simbologia mafiosa: il lenzuolo dalle donne è sempre stato usato per coprire i cadaveri e adesso invece era un lenzuolo che scopriva, che gridava, che si mostrava, che simpatizzava, che solidarizzava con tutti gli altri. E infatti, come saprete sicuramente, la storia dei lenzuoli è nata dalla reazione di una donna alla notizia della strage di Capaci, che le portò la figlia, sconvolta, di ritorno da scuola. Allora questa donna, come atto estremo di ribellione, non solo a questa cosa, ma anche allo scempio fatto su questa ragazzina, e soprattutto al senso di impotenza, ha aperto il cassetto del comò in camera da letto, ha preso il lenzuolo, ci ha scritto "ora basta" con una bomboletta che aveva in casa e lo ha appeso al balcone di Via Maqueda dove lei abita. Questa donna si chiama Marta Cimino, è una giovane deliziosa, che era, fra l’altro, amica di Mauro Rostagno, perché aveva studiato con lui sociologia. Quel gesto venne poi imitato da tutto il condominio e, in poco, anche senza telefonare, i lenzuoli si moltiplicarono sui balconi delle case di questa via Maqueda.
Credo che il clima che ha reso possibile a tante donne di mettersi a far politica venga soprattutto di lì. Poi noi avevamo anche fatto localmente delle battaglie per esempio per la zona 74, per l’aborto, la 194, il divorzio e la formazione dei consultori. Un’altra esperienza che tante donne come me avevano alle spalle è la creazione di consultori familiari qui e in tutte le zone della Sicilia orientale dove avevamo in prima persona partecipato alle lotte per avere i locali, il consultorio, eccetera. Non può essere un caso che la Sicilia, una regione, per di più, in cui la cultura maschilista è sempre stato molto influente, sia la regione italiana che, con l’elezione diretta del sindaco, ha avuto più sindache di tutta Italia. Evidentemente la gran voglia di cambiamento, che ormai c’era fra tantissime persone, fra tantissimi giovani, ha trovato nelle donne il soggetto politico più nuovo, il soggetto in cui riporre la fiducia per un rinnovamento radicale. Volevano che tornassero le madri e allora le madri sono tornate.
Per esempio una mia amica è sindaca di Nirto, un paese in provincia di Messina, piccolo ma carino, poi un’altra è sindaca di Melilli, un paese che ha attraversato una storia d’industrializzazione fallita, vicino a Priolo; Randazzo, un paese qui vicino, ha come sindaca Angela Vecchio, veniamo un pochino dalla stessa esperienza, dalla stessa militanza, anche se lei è molto più giovane di me.
C’è infine una sindaca a Santa Maria di Licodia, con cui non abbiamo grandissimi rapporti di sorellanza, malgrado sia una donna, non tanto, credo, perché è di Alleanza Nazionale, quanto perché non ci sentiamo molto in sintonia sulle tematich ...[continua]

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