Angelo Punzi, ingegnere meccanico napoletano, nel 1977 ha fondato la Gma (Generale Meccatronica Applicata), società che opera nel settore della produzione meccanica di rack, consolle, armadi e assiemi meccanici destinati ad aziende clienti che operano nel campo dell’elettronica nei settori industriali della Difesa, del Civile e dei Trasporti, con sedi a Roma e Giugliano.

Oggi lei dirige un’azienda, la Gma, presente con i suoi prodotti nei comparti Difesa e Aeronautica e, da qualche tempo, anche nel settore delle energie rinnovabili, con un fatturato in netta crescita. Com’è cominciata?
La mia esperienza lavorativa è cominciata con il solito sistema: per amicizia e per raccomandazione. Nel 1969-1970 conoscevo l’autista di un direttore di stabilimento, che mi presentò a un fornitore di quella azienda e mi provarono per lavorare. Mi misero a controllare i saldatori, cioè proprio l’attrezzo per saldare, che era in mano a dodici ragazze, per cui la mia mansione consisteva nel verificare se la punta era affilata oppure no. Questo è stato il mio primo lavoro!
Poi è arrivato un colpo di fortuna, che nella vita ci vuole sempre e bisogna saperlo cogliere. C’era un lavoro che non riuscivamo a consegnare. Avevamo una commessa di qualcosa come cinquecento cablaggi di una certa importanza che dovevano andare in Iran e che non potevamo far partire. Il caporeparto non era stato in grado di risolvere il problema. Allora mi misi con una ragazza a capire quale fosse effettivamente il problema e lo trovai. A quel punto andai dal responsabile della qualità dell’azienda, che era allora la Gte (General Telephone and Electronics) di Marcianise, portandogli la soluzione. Quando si seppe che avevo risolto il problema di qualità di questi cablaggi, fui chiamato direttamente dal direttore dello stabilimento. Parliamo di uno stabilimento di 2500 persone! Ebbene, davanti a me, questo direttore alzò il telefono e chiamò il mio datore di lavoro: "Finalmente hai trovato la persona giusta per portare avanti il reparto”. Così mi trovai, a 21 anni, a gestire un reparto di centoventi ragazze dai 16 ai 22 anni, da solo.
Dopo qualche tempo, però, quest’azienda, per una serie di problemi dovuti alla crisi della telefonia verificatasi a metà degli anni Settanta, fallì. Così mi ritrovai nel 1976 a iniziare un’attività da solo con 15 milioni in contanti dati dal mio papà -lui diceva in prestito ma poi alla fine me li ha regalati- e 15 milioni di macchine usate, che erano quelle del mio vecchio datore di lavoro. E’ iniziata così la storia.
Come studi, avevo fatto ingegneria meccanica. All’epoca lavoravo anche: i miei volevano farmi studiare e io volevo lavorare. E’ stato un periodo in cui li ho fatti preoccupare, perché non mi decidevo: avevo vinto anche il concorso in Accademia Aeronautica a Pozzuoli per fare il pilota.
Avviata l’attività, che era prettamente meccanica, presi un capannone dove non c’era nemmeno il pavimento, c’era cemento quindi tornavo a casa con le scarpe piene di polvere. Tant’è che mia moglie mi prendeva in giro: "Ma che fai, il muratore o l’imprenditore?”.
All’inizio in azienda, oltre a me, che pure lavoravo, c’erano altre tre persone. La prima assunzione era stata il vecchio capo officina che lavorava con me nell’azienda fallita e poi altri due ragazzi. La prima cosa che feci fu comprare una macchina da scrivere e farmi il biglietto da visita. Dovevo farmi conoscere.
Le cose iniziarono a ingranare: ogni anno facevo un piccolo prestito, firmavo cambiali... e papà non dormiva.
In corso d’opera ci fu una continua trasformazione e anche maturazione della manodopera. La Gma oggi conta cento unità e ho la presunzione di dire di aver formato io questi miei primi dipendenti; ho trasformato dei contadini in ottimi saldatori, degli imbianchini in fresatori. Li ho proprio fatti in casa, se posso dire così.
I tre-quattro operai specializzati con cui cominciai infatti facevano anche da tutor ai giovani che affiancavo loro. Tutto questo ha portato a crescere l’azienda in armonia e a ottenere livelli produttivi fantastici.
Il 2000 è stato un anno di passaggio per la Gma...
Nel 2000 l’impresa è esplosa e ho deciso di convertire l’attività di meccanica in elettromeccanica, di fatto sposando le richieste del mio cliente, Finmeccanica, che era e rimane il mio maggior committente. Questo voleva dire offrire il prodotto finito, "chiavi in mano”, per la parte elettrica. Per farlo ho preso in azienda alcuni ...[continua]

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