Luisa Baron, libraia, lavora a Vicenza.

Siamo riuscite a entrare in libreria solo il martedì mattina. Ho telefonato alla nostra padrona di casa, che ci ha informato: "Adesso si può entrare, la cantina è ancora piena d’acqua, però anch’io sono qui che pulisco il piano terra ”. Quindi siamo andati a comprarci gli stivali e siamo partiti. Non si poteva arrivare alla libreria in macchina, abbiamo parcheggiato dove capitava e ci siamo incamminati verso il ponte. La strada era piena di fango e terribilmente scivolosa, per giorni la gente cadeva sia a piedi che in bicicletta.
Quando siamo entrati abbiamo trovato uno strato di fango marroncino, da fiume. Affacciandoci sulle scale invece abbiamo visto che il piano interrato era ancora pieno d’acqua fino al soffitto, con i libri che galleggiavano. Lo scenario era piuttosto inquietante, tanto più che ogni tanto da un libro partiva la canzoncina di Jingle Bells. Giù infatti avevamo accantonato gli scatoloni con i libri di Natale...

Devo anche dire che ci aspettavamo pure di peggio. Quando abbiamo visto che, tutto sommato, il piano di sopra era uscito abbastanza bene, abbiamo tirato un sospiro di sollievo... Sabina, la mia socia, il giorno prima aveva visto l’acqua fuori dalla porta, per cui si temeva ce ne fosse molta di più e quindi un danno maggiore.
Certo, al piano di sotto, io speravo che l’acqua non fosse arrivata fino al soffitto, però, a logica, tra quella che veniva da sotto e quella che scendeva da sopra... Comunque io per due o tre giorni non sono andata giù, mi faceva troppa impressione.
Al piano interrato non c’erano tantissimi libri, però erano quelli più costosi, i libri fotografici e i dizionari, abbiamo stimato che ci saranno stati 40.000 euro di libri.
Quando il franchising ci ha comunicato che dei libri non dovevamo preoccuparci, perché la loro assicurazione, a differenza di quelle standard, copre anche i danni da catastrofe naturale, abbiamo tirato un ulteriore sospiro di sollievo. 
Infatti la prima reazione che abbiamo avuto, il primo novembre, con Lorenzo, quando ancora eravamo in macchina, è stata: "Se ci tocca pagare tutto, chiudiamo perché veramente... sarebbe accanimento terapeutico”. Ne avevo già parlato al telefono anche con la mia socia: "Adesso vediamo cosa succede, sennò io non ce la faccio... basta”.
Tolti i libri, restano i mobili, che sono integralmente a carico nostro. Nuovi ci sono costati 60.000 euro. Abbiamo buttato via quelli del piano interrato. Anche una parte di quelli di sopra si sono bagnati, alla base alcuni sono un po’ imbarcati, sarebbero da cambiare tutti, ma per il momento ci accontenteremmo di poter riacquistare quelli di sotto e magari il mobile cassa, perché lo zoccoletto alla base ha fatto un effetto risucchio: quando l’abbiamo scostato la prima volta l’acqua non smetteva più di uscire, ci siamo messi in sette per asciugarlo.
In realtà la nostra fortuna è che sotto avevamo collocato dei settori che tiravano un po’ meno, quindi intanto possiamo lasciar chiuso e continuare con il settore di sopra, certo, bisogna riorganizzare gli spazi.
D’altra parte, giù, anche se è tutto bello bianco perché è stato pulito, il soffitto sgocciola ancora. Adesso abbiamo messo dei deumidificatori, però ci vorrà tanto tempo, anche perché la stagione non aiuta. Infatti appena entri, al mattino, sembra di avere una fungaia! E noi siamo stati fortunati perché alla fine si sente odore di umido, di cantina, di legno bagnato, nella piscina del Patronato accanto è tornata su la fognatura, hanno lavorato una settimana per pulire!
Fino a che c’erano i libri, c’era anche odore di di ammoniaca, di tutti gli acidi della carta, che sono tremendi. Dopo due giorni che erano lì a macerare, non si poteva proprio stare giù: dopo un po’ non si respirava, c’era un odore pestilenziale, proprio da idrocarburo. Comunque c’è a chi è andata peggio.

I lavori sono partiti il martedì. Per prima cosa abbiamo cercato di tirare fuori l’acqua con una pompa, però abbiamo presto desistito perché il livello del Bacchiglione copriva ancora gli archi del ponte, e quindi, per il principio dei vasi comunicanti, era inutile insistere.
Mercoledì mattina il livello del fiume è calato e molta acqua è defluita da sola, ne era rimasta un mezzo metro. A quel punto è venuto mio fratello con la pompa. C’eravamo messi in lista col Comune, però ovviamente avevano altre priorità. Noi d’altra parte non potevamo aspettare e siccome mio fratello ha l’impresa ...[continua]

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