Igor Rajner, deputato al parlamento della Federazione della Bosnia Erzegovina per il partito socialdemocratico, vive a Tuzla.

Sono passati 15 anni dalla fine della guerra, qual è la situazione della Bosnia?
La guerra non è finita. Le tre parti continuano a combattersi, anche se senza munizioni. Nessuno è soddisfatto dell’esito del conflitto e così a distanza di 15 anni questa sorta di guerra fredda continua.
Sul piano dell’economia?
Questo è il nodo principale. Non tanto l’economia, ma la mancanza di un’economia, direi. E’ la ragione fondamentale per cui le cose stanno andando come stanno andando. Molta gente è senza lavoro, complessivamente la popolazione si sta impoverendo e in questa situazione è facile mobilitare e manipolare le persone in qualsiasi direzione -e spesso in quella sbagliata.
Il fatto è che abbiamo avuto troppo sostegno, parlo di aiuti economici, ma senza che questi innescassero un processo virtuoso. Il nostro bilancio statale è catastrofico. Dipendiamo totalmente dall’aiuto esterno e dai soldi delle rimesse della nostra gente. I salari sono irragionevolmente alti. In Slovacchia sono la metà. Qui nel settore pubblico si sta creando una specie di casta di burocrati. Tant’è che il sogno del bosniaco medio è quello di lavorare nel pubblico, o meglio di essere assunto nel settore pubblico (lavorare è un altro discorso).
D’altra parte l’unica cosa che sappiamo esportare è la rakija, la nostra grappa!
A che punto è la Bosnia sulla via verso l’Europa?
E’ la nostra unica strada. Le altre sono chiuse. Siamo anche consapevoli che l’Europa non ha bisogno di noi. Siamo noi che abbiamo bisogno dell’Europa. Per tante ragioni. Intanto perché tutti speriamo che questo impedirà altre atrocità. In secondo luogo, parliamo di una comunità ricca, che quindi non ama avere nel suo consesso gente povera.
Infine, io auspico che questo ci permetta anche di avere finalmente un sistema giuridico degno di questo nome, coerente, chiaro e efficiente, che è ciò che manca in questo paese.
Abbiamo troppi livelli di governance, troppe legislazioni ed è il caos. Abbiamo un bisogno disperato di standard, leggi e l’Europa, lo ripeto, è la nostra unica chance.
A che punto siamo? Direi quasi all’inizio! Molto lontani, insomma, comunque vedremo. In fondo, alcuni dei paesi entrati nell’Unione europea non hanno più meriti di noi. Tra i nostri vicini, la Slovenia sicuramente è entrata a pieno titolo, la Croazia ha ormai soddisfatto molti requisiti, ma la Romania, la Bulgaria… insomma, a me sembra che se non sono peggiori, certo non sono migliori della Bosnia. Allora se sono entrati loro, perché non anche noi?
Certo, noi abbiamo molti handicap, intanto il nostro bilancio e poi forse anche il fatto di essere un paese in qualche modo ancora in guerra. E’ un grosso ostacolo. Però se guardiamo indietro, a prima della guerra, noi eravamo parte di un paese prospero, sviluppato, più libero e democratico dei paesi vicini. Vorrà pur dire qualcosa, un certo background rimane, un’attitudine. Almeno lo spero.
Certo l’Europa è la nostra ultima corsa per uscire da questa assurda situazione e cominciare a diventare un paese normale.
La costituzione della Bosnia Erzegovina è stata accusata di essere discriminatoria verso chi non appartiene a nessuno dei cosiddetti "popoli costituenti”, bosgnacchi, serbi e croati.
Conosco il problema: abbiamo una costituzione che riconosce le comunità prima degli individui, ma non dimentichiamo che qui negli ultimi 20 anni i gruppi etnici sono stati più importanti degli individui. Dobbiamo partire da qui. Questa costituzione, con tutti i suoi difetti, per me non è così male. Ci sono dei problemi, anche gravi, nel processo di decision-making, ma il resto è corretto, perché fino a che le persone non si percepiscono come individui, bensì in primo luogo come membri di gruppi etnici, non possiamo ignorarlo.
Nemmeno io appartengo a uno dei tre gruppi non essendo un bosniaco musulmano, bensì ebreo. Questo però non mi impedisce né di diventare sindaco, né di essere un deputato. Non posso essere un membro della Presidenza (composta appunto da tre rappresentanti dei tre popoli costitutivi), né eletto alla Camera dei Popoli (una delle due camere in cui è diviso il Parlamento, composta da cinque delegati serbi, cinque croati e cinque bosgnacchi). Cioè solo in due posti noi "altri” non possiamo andare.
Finzi e Seijdic stanno conducendo una battaglia per i diritti degli ebrei e dei rom. Io sono pe ...[continua]

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