Pierluca Borali, 48 anni, milanese, libero professionista, si occupa di formazione, ricerca e consulenza organizzativa. Silvia Brena, 40 anni, di Bergamo, libera professionista, si occupa di formazione, ricerca e consulenza con varie organizzazioni che operano in campo sociale, educativo e sanitario. Elisabetta Dodi, 41 anni, due figli, libera professionista, milanese, si occupa di formazione in ambito sociale ed educativo. Matteo Lo Schiavo, 41 anni, milanese, due figli, libero professionista, si occupa di formazione, consulenza e ricerca. Graziano Maino, 45 anni, due figli, vive vicino a Monza, consulente, è socio fondatore di Pares, cooperativa di consulenza, ricerca, formazione e documentazione organizzativa. Lucrezia Riccardi, 44 anni, due figli, è socia della cooperativa sociale Orso, di Torino, ha svolto ruoli di consulente dell’orientamento nelle politiche attive del lavoro. Alberto Ponza, 28 anni, collabora con la cooperativa Pares e con l’Università.

Siete un gruppo di lavoratori autonomi, partite Ive, soci lavoratori di cooperative che da qualche anno si incontra per confrontarsi sulla propria identità professionale. Potete raccontare?
Silvia. L’esperienza è nata nel ‘99, dopo un percorso di formazione per formatori, al termine della quale alcuni noi, in particolare Betta, Lucrezia e io, hanno deciso di continuare a incontrarsi per approfondire alcune questioni, più nell’ottica dell’autoformazione.
Dopo un certo numero di anni, abbiamo sentito il bisogno, il desiderio, di aprirci al confronto. Ci interessava capire se questa esperienza che noi vivevamo come ricca, preziosa, in quanto provava a tenere unite le dimensioni professionali, esistenziali e anche quelle amicali, potesse interessare altri. Pertanto abbiamo lanciato questa proposta nei nostri giri, individuando delle persone che potevano essere sintoniche. Al primo incontro allargato si sono presentate una ventina di persone, perlopiù dell’area milanese, ma poi c’era qualcuno della Toscana, dell’area torinese, di Verona. Si era subito manifestata una forte curiosità, come se le persone in quell’esperienza vedessero qualche cosa di diverso dalle solite reti prettamente produttive...
Betta. In quel primo incontro era emersa un’eterogeneità di percorsi, anche di professionalità. Il legame personale era stato abbastanza centrale nella convocazione, cioè si era arrivati lì perché interessati all’oggetto, alla proposta, ma anche in seguito a una conoscenza personale, a un’amicizia.
Silvia. Noi ci volevamo incontrare per capire come "tenerci insieme”, come attivare delle reti su alcune questioni che difficilmente vengono portate nei contesti di lavoro, come le paure, le speranze, le attese, i desideri, la ricerca di senso del lavoro sociale. Tra le aspirazioni c’era anche quella di ampliare le reti. Per un libero professionista, la questione delle reti, delle connessioni, è vitale, per conoscere e farsi conoscere.
Betta. E poi, a lato, c’era tutto il tema dell’identità professionale.
Lucrezia. La questione dell’identità professionale non è esclusiva dei lavoratori autonomi. Io, ad esempio, opero in una cooperativa e quindi ho un lavoro dipendente, eppure la sento ugualmente come fondamentale. Su questi temi la presenza di una certa eterogeneità ha offerto degli sguardi interessanti.
Matteo. Quando mi arrivò la mail di Betta e Silvia, era il 2005, era nato il mio primo figlio e la mia situazione lavorativa stava cambiando, con molte incertezze. Il mio primo pensiero fu: "Quindi c’è qualcuno con cui ci si può confrontare!”. Mi sembrava un luogo interessante dove poter lavorare un po’ sull’identità professionale. Io poi avevo in testa soprattutto il tema della solitudine. So bene che anche chi è dentro le organizzazioni in maniera stabile può soffrirne, però questo è un lavoro che richiede elaborazione, aiuto alla comprensione, confronto, tutte cose molto difficili da fare se sei solo.
Inoltre ci tenevo ad aprire uno scambio sulla questione dell’apprendimento dall’esperienza. Noi facciamo esperienze anche molto significative che coi colleghi possono trovare delle elaborazioni, però poi di tutto questo cosa te ne fai? Mi sembrava interessante poterne parlare anche con gli altri. E poi, certo, c’era anche il fatto che erano persone simpatiche, che era piacevole incontrare.
Graziano. All’inizio, per me, l’elemento di coinvolgimento è dipeso dai rapporti che preesistevano, contatti e amicizie nati nell’ambito lavorat ...[continua]

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