Volevamo parlare del libro che raccoglie tutti gli scritti di Alexander Langer di prossima uscita nella collana Fine secolo, che curi per Sellerio. Ma proprio per l’attualità straordinaria di alcuni temi cari ad Alexander Langer, pensiamo al federalismo, è inevitabile chiederti anche della situazione politica, dopo la vittoria, che tutti ci auguravamo, del centrosinistra, ma anche dopo quella, per nulla rassicurante, della Lega.
Spero che tanti leggano questo libro di Alexander Langer. E non lo dico solo perché sono io a curare la collana in cui il libro compare, ma per una ragione molto concreta: conoscevo ed ero amico di Alex da moltissimi anni e mi pareva di conoscere la quasi totalità delle cose su cui lavorava. Tuttavia, rileggendo i suoi testi, quasi sempre estemporanei, molto spesso di occasione, quasi sempre scritti in fretta, in un arco di tempo così lungo, dalla sua adolescenza fino alla sua morte, io stesso sono rimasto sbalordito dalla profondità, dalla versatilità, dal coraggio, sempre combinato all’applicazione, allo studio, alla competenza, che mostrano. E’ anche comprensibile che mettere insieme tanti scritti che coprono una parte così ingente della vita e dell’impegno di una persona, qualunque sia la persona, faccia valutare quella parte di grandezza che c’è in ognuno, ma l’impressione che fa questo volume è enorme e, devo dire, mette anche soggezione. Durante la campagna elettorale mi veniva costantemente fatto di pensare a come fosse molto difficile, forse impossibile, una combinazione fra il suo modo di stare nella politica e la politica stessa, sia pur rinnovata come tanti generosamente tentano di fare, non semplicemente nei contenuti ma anche nelle forme, nei modi di partecipazione umana, nella cosa più importante: il linguaggio, le parole da dire e da ascoltare, che erano la vera ricchezza di fondo di Alex. Spero davvero che le persone che hanno conosciuto Alex e quelle che non facciano l’esperienza dell’incontro con questo lascito.
Riguardo poi all’aspirazione federalista varrebbe la pena di tornare, prima o poi -e ricordo che ne parlavo già con Alex molti anni fa- su un interrogativo solo apparentemente semplice, che può suscitare risposte snob e compiaciute, e invece esigerebbe una risposta complicata: come mai temi importanti, decisivi, giusti, preziosi, se vengono proposti nella loro veste migliore falliscono, mentre se vengono recuperati e riproposti nella loro veste peggiore, esplodono e dilagano come vere epidemie?
Sarà interessante ripensare a tutto il lavoro che ha fatto Alexander Langer combinando, in una situazione specifica come quella del Sudtirolo-Alto Adige, l’alternativa verde con la difesa della convivenza fra le minoranze. La questione federalista poggiava contemporaneamente sulla riflessione ecologico-sociale, da una parte, e su quella intorno alla specificità di quella situazione, dall’altra. Ma già negli anni in cui prevaleva l’idea "rivoluzionaria" di estrema sinistra e noi stessi, sia pure riscattati da un’idea di un’unità del proletariato, di amicizia nord-sud, rischiavamo di avere ancora una nozione abbastanza centralistico-organica della questione dello Stato, anche allora per Alexander Langer la questione delle autonomie, delle minoranze, della convivenza che oggi, con una brutta parola, si chiama etnica, era essenziale. Ricordo le sue battaglie indefesse, trattate quasi caricaturalmente dagli altri, compresi i suoi amici, per insegnare alla gente che c’era una gran differenza fra l’espressione Trentino e l’espressione Alto Adige-Sudtirolo e che quando si diceva Alto Adige bisognava ricordarsi di aggiungere Sudtirolo e viceversa. Abbiamo capito poi che non erano semplicemente questioni di etichetta nominalista, di nomenclatura geopolitica o storica, di suscettibilità. Quando, dopo la fine di quell’idea della rivoluzione classista, Alexander Langer ha continuato a fare politica diventando un esponente molto importante dell’ecopacifismo, questo suo retaggio federalista è arrivato nella sua regione ad avere una consistenza quantitativa molto forte: la lista per l’Altro Sudtirolo ebbe percentuali elettorali di assoluta rilevanza in un paese come l’Italia in cui, allora, un risultato elettorale si giocava su percentuali minime. Ebbene, quando si considera un risultato elettorale come quello del 21 aprile nel Sudtirolo, dove la lista apertamente secessionista di Eva Klotz ha avuto un’affermazione clamorosa ai danni della Svp, alleata con l’Ulivo, si ...[continua]

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