Gigi Riva, giornalista de il Giorno, è inviato nella ex Jugoslavia dall’inizio della guerra.

Sei appena tornato da Sarajevo dove è alle porte un terzo inverno di guerra e di assedio. Com’è la situazione?
Il terzo anno di guerra sarà ancora più drammaticamente difficile rispetto agli altri, intanto perché è il terzo e poi perché le condizioni sono peggiorate. Non dimentichiamoci che sono successe delle cose in questa estate per cui sembrava di essere avviati verso la normalità: intanto è successo che i serbi di Serbia hanno avviato un embargo contro i serbi di Bosnia, e ciò ha fatto sì che questi ultimi si sentissero legittimati a imporre un loro proprio embargo alle énclaves mussulmane che sono ora perfettamente assediate. E così si verifica il fatto che a Sarajevo 350.000 persone, in balia di rubinetti del gas, dell’ acqua e della elettricità che i serbi possono più o meno aprire, si sono trovati all’improvviso senza nessuno di questi tre elementi fondamentali per un minimo di vivibilità. E questo sarebbe ancora il problema minore, perché la gente dopo tre anni in quelle condizioni non si lascia impressionare dal fatto di non avere l’acqua, senonché il panorama militare è estremamente preoccupante, perché il 15 di Ottobre gli americani decideranno definitivamente se togliere o meno l’embargo delle armi. Il massimo di senso di giustizia che gli americani esprimono attraverso questa scelta è in realtà nello stesso tempo anche il massimo di cinismo perché equilibra le forze in campo ma nello stesso tempo è come se si dicesse ’va bene, da questo punto in poi arrangiatevi’. Intanto però il fatto che questa scadenza sia ben presente soprattutto nella mente delle forze dell’Unprofor, cioè i caschi blu, ha impedito che questi negli ultimi tempi prendessero qualunque decisione proprio perché si sentono talmente in prestito in questa zona, in seguito a questa decisione che forse arriverà, che non hanno più fatto assolutamente nulla. Quasi quotidianamente l’Unprofor redige un bollettino per il quale a Sarajevo, o nella zona di esclusione delle armi pesanti, si verificano più di cinquecento violazioni della tregua per ogni giorno, questo vorrebbe dire che se le risoluzioni dell’Onu avessero un’applicazione e se questo organismo sovranazionale meritasse tutto il rispetto che emana dal suo roboante nome, dovrebbe esserci un intervento immediato dei caccia della Nato contro chi ha violato la tregua; e invece proprio nel momento in cui è palese per chi sta a Sarajevo che gran parte di queste violazioni son fatte dai serbi che bombardano la città, gli unici due provvedimenti autoritari presi sono stati: uno, di dire il 4 di Settembre che la granata caduta sull’aereoporto il 18 Agosto era una granata mussulmana, in qualche modo come per creare un alibi per il mancato arrivo del Papa, e cioè che siccome i mussulmani son cattivi, il Papa non poteva avere delle garanzie neanche in città; e due, dopo che Sarajevo da sei giorni si trovava senza acqua, gas, luce, telefono, quando i mussulmani hanno tentato una sortita per rompere l’assedio, all’improvviso il generale Rose ha minacciato di chiamare le forze della Nato, ma non contro quelli che bombardavano bensì contro quelli che cercavano di rompere l’assedio.
A Sarajevo qualunque richiamo alla legalità da parte della Comunità Internazionale non è mai a favore dei cittadini che stanno soffrendo ma è funzionale alla battaglia più grossa che si combatte a livello internazionale tra gli americani da una parte, che premono per questa decisione di riarmo che, ribadisco, seppur cinica ha pure un aspetto di legalità superiore, e, dall’altra, la Francia e l’Inghilterra che hanno i soldati sul terreno e hanno ricalcato in questa guerra gli stessi schieramenti della prima e della seconda guerra mondiale, cioè hanno ribadito il loro legame storico di vicinanza con la Serbia in funzione anti tedesca e anti vaticana -cosa c’entrino poi i bosniaci in tutto questo, visto che sono loro che stanno pagando le conseguenze non si sa. Il fatto è che, appunto, sono bosniaci, mussulmani, magari si dice anche fondamentalisti, seguendo la propaganda che i serbi stanno cercando di fare dall’inizio di questa guerra, e quindi, in fondo, a chi possono importare...
In verità io non credo che vi sia al mondo una città come Sarajevo, dove dopo due anni e mezzo di guerra il fondamentalismo non abbia preso piede. Ho visitato una chiesa ortodossa, colpita da alcune granate, e mentre ero dentro mi h ...[continua]

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