Paolo Cesari è fra i promotori della campagna "Giù le mani da Caino" per l’abolizione della pena di morte.

Il cosiddetto “decreto Biondi” è apparso a quasi tutti anche a sinistra come uno scandalo. In generale, il giudizio sulla sua strumentalità ha schiacciato ogni altra considerazione...
Non riesco a ragionare sulla strumentalità del decreto. La prima obiezione che è stata fatta riguardava la costituzionalità del decreto. A mio avviso il fatto che alcune migliaia di persone possano essere in carcere ingiustamente di per sé giustifica il carattere di necessità ed urgenza del decreto. Ho il sospetto che strumentali fossero le critiche al decreto, che cioè avessero come obbiettivo il governo piuttosto che il decreto in sé.
Ci sono dati assolutamente inequivocabili -ricordati da Berlusconi a Trieste- come il fatto che più volte la Corte europea abbia condannato l’Italia per la carcerazione preventiva, che Amnesty costantemente citi la lunghezza della carcerazione preventiva in Italia, che in carcere ci sia quasi il doppio dei detenuti ospitabili, che una percentuale molto alta sia in attesa di giudizio e che una percentuale molto alta risulti poi assolta. Una cosa è accusare la strumentalità di questo provvedimento -fatto per scopi privati, per impedire la carcerazione del fratello, come immediatamente si è detto, ed è perfettamente lecito che ciò sia denunciato- un’altra è aver impedito che venisse discusso ed eventualmente approvato un provvedimento, secondo me assolutamente urgente, per quanto riguarda la giustizia italiana. Fra l’altro mi ha molto colpito la prima dichiarazione fatta da D’Alema a questo riguardo: “noi non siamo un partito forcaiolo”, e infatti la discussione del provvedimento non ha fatto altro che alimentare un atteggiamento giustizialista nell’opinione pubblica. E nei confronti di questo atteggiamento i progressisti nulla hanno fatto per distinguersi, l’hanno fatto proprio, con dei danni molto grandi, perché i partiti di sinistra né sono stati premiati dal punto di vista elettorale né hanno affermato il principio. Io mi chiedo: se l’iniziativa del governo è strumentale come mai prima non l’ha fatta l’opposizione? Trovo che tutto questo sia molto pericoloso.
Non voglio discutere sulla strumentalità o meno del provvedimento, quello che mi interessa è che il governo aveva posto all’ordine del giorno quel tema: che cosa vietava all’opposizione, ai progressisti -cioè a coloro che appunto ritengono la campagna sui diritti dei cittadini una cosa utile- di fare la propria campagna, invece di usarla esclusivamente per mettere in difficoltà il governo. Io trovo che mettere in difficoltà il governo nei confronti dell’opinione pubblica in questo modo, alla lunga favorisca le forze che oggi sono al governo invece che un discorso liberale nei confronti di una giustizia giusta, per usare uno slogan che usano i radicali.
Si deve fare una battaglia di principio sempre e comunque, a costo di provocare danni che possono anche essere irreversibili?
Io già non sono d’accordo con la domanda per un punto molto semplice: perché si dà per scontato che l’uso della carcerazione preventiva possa essere usato per costringere, convincere, aiutare a parlare l’imputato. Trovo questa cosa perlomeno non conforme a quella che è la nostra legislazione. S’è diffusa una concezione che mi trova distante: non capisco perché questo privare della libertà corrisponda solo al carcere e non invece agli arresti domiciliari. Trovo che questo discorso valga esclusivamente perché si tratta di personaggi non encomiabili, che per quanto riguarda la storia della mia vita sono sempre stati dall’altra parte; mi chiedo, se invece di riguardare appunto questi personaggi riguardasse altre persone, quale sarebbe il mio atteggiamento, quale sarebbe il tuo atteggiamento e trovo che ci sia perlomeno qualcosa di irregolare nel voler sempre giustificare tutto con la eccezionalità della situazione.
Non riconosci l’eccezionalità?
Sull’eccezionalità io in genere sono assolutamente contrario. Naturalmente conosco in modo del tutto superficiale queste cose, ma, nella stragrande parte degli ordinamenti, norme che vengono introdotte in modo straordinario, eccezionale, poi permeano, anche se non rimangono, tutto il comportamento. Il discorso sull’eccezionalità è un discorso che diventa tremendo e voglio fare un esempio: ricordo, ero proprio un ragazzo, il modo in cui veniva giustificato l’uso della tortura in Algeria nei confronti deg ...[continua]

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