Cari amici,
immaginate un mondo in cui i libri camminino e parlino ciascuno a modo suo e con una voce propria, e immaginate di potervi accomodare e conversare con uno di loro, domandandogli qualsiasi cosa vogliate sapere sul suo conto. Non stiamo parlando di libri magici illustrati per bambini, e non abbiamo oltrepassato i confini tra le dimensioni finendo in una terra di stregonerie. Questi libri parlanti sono i Libri Umani che fanno parte della Biblioteca Vivente.
Tale biblioteca ospita una gran varietà di titoli accomunati dallo sprezzo per il pregiudizio, le etichette e gli stereotipi; libri che riflettono le differenze fra le persone nelle nostre comunità. I Libri Umani potrebbero far parte della comunità gay o lesbo, potrebbero essere rifugiati o profughi, oppure soldati affetti da disturbi post-traumatici da stress. Sebbene ogni Libro Umano abbia una storia da raccontare, non è di sedute di narrazione che stiamo parlando.
Si tratta piuttosto di sane conversazioni, e dell’opportunità di rivolgere delle domande a qualcuno senza la necessità di mettersi in poltrona e consumare insieme del tè e del dolce. La cosa avviene in una sorta di spazio incantato; una biblioteca in cui sia i libri sia i lettori hanno dei diritti. Le conversazioni si realizzano in uno spirito di reciproco amor proprio. È una trovata semplice ma forte, che sta riscuotendo sempre più successo in tutto il mondo.
È cominciato tutto nel 1993 in Danimarca, quando quattro giovanissimi danesi -Dany Anbergel, Asma Mouna, Christoffer Erichsen, Thomas Bertelsen e Ronni Abergel- crearono l’associazione giovanile Stop Volden (Fermate la Violenza) dopo che un loro amico era stato brutalmente accoltellato a Copenaghen. Invitati a creare un evento per il Roskilde Music Festival, concepirono l’idea di una biblioteca vivente dove i membri dei vari gruppi e delle varie sottoculture potessero prendersi in prestito gli un gli altri condividendo le proprie esperienze.
Da quei primi 75 libri umani affidati in consultazione, la Biblioteca Vivente è oggi attiva in più di 60 Paesi. Nel 2008 è giunta anche a Norfolk, nel Regno Unito, dove sta diventando sempre più popolare. Ed è proprio qui, in questa contea rurale di vasti orizzonti agricoli, che si sono tenute più iniziative legate alla Biblioteca Vivente che in ogni altro posto del mondo. Il motivo di questo successo è in buona parte dovuto ai volontari e agli organizzatori.
«In sostanza, la Biblioteca Vivente e i Libri Umani offrono un’istantanea di umanità. Si tratta di un movimento per celebrare le nostre differenze», ha dichiarato Oz Osborne, colui che si è fatto promotore del movimento nel Regno Unito insieme a Nick Little, impiegato di una biblioteca comunale. Sull’iniziativa della Biblioteca Vivente aleggia un’energia speciale ma anche la volontà di preservare la chiarezza e la purezza della sua essenza e dei suoi obiettivi. Si sta diffondendo la tendenza, da parte di alcuni gruppi, a sfruttare i meccanismi della Biblioteca Vivente senza però adottarne la metodologia. Lo scopo è quello di fornire un unico tipo di libro: un testo standardizzato contenente un sapere specialistico in una certa sfera eppure privo dello straordinario ventaglio della diversità umana.
Quest’anno Oz e Nick hanno portato l’intera esperienza nelle scuole, e la Biblioteca Vivente ha riscosso un incredibile successo all’istituto secondario Acle.
"La Acle si è davvero rivelata un partner d’eccezione», ha spiegato Oz. «Sappiamo bene che l’iniziativa può far sorgere diversi dubbi, e così abbiamo fornito un corso di aggiornamento al corpo docente. Gli insegnanti si sono dimostrati più che soddisfatti e hanno scritto ai genitori degli alunni per spiegare loro di cosa si tratta. Abbiamo dunque tenuto un’assemblea e abbiamo distribuito dei questionari: i ragazzi interessati ai Libri Umani sono stati 140”.
La visita della Biblioteca Vivente non sarebbe potuta andare meglio. «La risposta è stata sensazionale», ha dichiarato Oz. Un insegnante ha affermato che, in trentatré anni di insegnamento, quello è stato il suo giorno più bello.
Il processo di formazione e l’introduzione delle Biblioteche Viventi nelle scuole è un grosso passo avanti, così come anche la sempre maggiore apertura dimostrata da alcuni corpi statali, come la polizia, che sta introducendo i Libri Umani nella propria organizzazione. Il pregiudizio è ovunque -conscio o inconscio- e tinge alcuni degli aspetti meno piacevoli della nostra cultura. Tuttavia, oltre alle supposizioni e alle sentenze che tutti noi produciamo giorno per giorno, esiste anche la sfida personale di chi vuole trattenersi, guardare meglio e imparare. «La Biblioteca Vivente mi insegna ogni giorno qualcosa», ha affermato Oz.
Quella delle conversazioni prese in prestito è un’arte, ed è possibile impararla. I Libri Umani si trovano in uno spazio protetto e lo staff della Biblioteca Vivente è sempre reperibile; mette in contatto i libri con i loro lettori e cerca di guidare le conversazioni con mano delicata verso un’atmosfera di assoluto rispetto reciproco. Sono in tanti coloro secondo cui la comunicazione fra le persone è ormai irrimediabilmente perduta, e altrettanti vorrebbero la cessazione di ogni dialogo fra gruppi differenti. In Russia, le Biblioteche Viventi sono state sottoposte ad attacchi fisici. Eppure è un’idea che ha catturato la fantasia delle persone e la loro voglia di creare una civiltà e una comprensione globali. Le Biblioteche Viventi stanno spuntando ovunque; l’ultima è stata avviata in Corea del Sud.
Le Biblioteche Viventi convergono e si spostano di luogo in luogo, mentre quelle pubbliche, con libri veri e propri, sono state scavate nella pietra, o perlomeno questa era l’idea. Sono servite da fondamenta per innumerevoli bambini, imprimendo nelle loro menti mille e mille visioni e avventure, misteri, fughe e racconti del cuore. Devo questa metafora a Frances Spufford, il quale, basandosi sui libri da lui letti, ha scritto The Child That Books Built, un resoconto autobiografico sulla crescita. 
Senza le biblioteche pubbliche -introdotte nel Regno Unito grazie a un progetto di legge presentato in parlamento nel 1850- molti di noi non avrebbero vissuto l’avventura delle letture e dall’apprendimento. Ritengo che esse siano un bene mondiale, e non credo si tratti di un’esagerazione. Le biblioteche hanno affrontato guerre, inondazioni e incendi. Oggi fanno fronte a una crisi economica che culminerà nella chiusura di molte di esse. Spero che le biblioteche, e fisiche e viventi, intese come focolai di conoscenza e apprendimento, possano portare avanti la loro storia infinita. Per sempre.
© Belona Greenwood