Del dibattito di Firenze su "xenofobia e razzismo", nel numero scorso abbiamo pubblicato la parte sulla ex-Juguslavia. In questo numero riportiamo, sul problema dell’immigrazione in Europa e della xenofobia, l’intervento di Cohn Bendit, autore, insieme a Thomas Scmidt, del libro intitolato "Heimat Babylon".

Sono contro l’emigrazione. Credo che l’emigrazione sia una delle cose più terribili che esista oggi al mondo. Cosa vuol dire emigrazione? Emigrazione significa che delle persone sono costrette a lasciare la terra dove sono nati per andare a lavorare e a vivere lontano, perché nel posto dove sono nati non possono lavorare né vivere. Questa non è una situazione da difendere. E quelli che dicono: "noi siamo per l’emigrazione" sono stupidi perché certamente stanno difendendo un mondo inegualitario, un mondo dove c’è un centro di bene e una periferia di male. Questo è il primo punto da pensare.
Il secondo punto è che, di fronte a un’emigrazione che evidentemente esiste, la tradizione rivoluzionaria, socialista, ha fatto della immigrazione lo strumento della lotta di classe avanzata dell’Europa. Conosciamo tutti le tesi secondo cui gli immigrati sono all’avanguardia nella lotta di classe nei paesi sviluppati, come la Germania o la Francia o l’Inghilterra o non so dove. Anche questo è un errore. Ma perché gli immigrati vanno in Germania? Non per dire che la Germania è male, ma per dire che loro vogliono partecipare alla capacità di vita che esiste in Germania.
Se la maggior parte di coloro che emigrano verso nord va in Germania significa che per loro la Germania è il paese più sviluppato e il più desiderabile in cui vivere. Non è che ci vanno perché è il paese più terribile! Ma questo è un problema molto difficile per uno di sinistra in Germania.
Essere di sinistra in Germania porta, nella maggioranza dei casi, ad avere una cattiva coscienza, a pensare che "non si può essere tedeschi" con una storia simile, perché il tedesco è il cattivo per definizione, più cattivo dei fascisti italiani, dei fascisti spagnoli, perché la distruzione degli ebrei c’è stata solo in Germania. Ma con questa idea -che la Germania è il punto di riferimento dell’orrore nella storia- nessuno poi capisce perché la gente voglia vivere qui, nel centro dell’orrore del mondo. Alla sinistra in Germania, allora, non resta che pensare che se gli immigrati vengono in Germania non è perché la Germania è buona, ma perché gli immigrati stessi non hanno capito che la Germania è cattiva. Quindi bisogna spiegarglielo perché arrivino a lottare a fianco della sinistra tedesca contro la cattiva Germania.
Ma questo non funziona. Perché alla maggioranza degli immigrati, -che non vuol dire piccoli gruppi, non vuol dire intellettuali- non interessa assolutamente nulla se la Germania è bene o male, quello che a loro interessa è sapere se potranno sviluppare un livello di vita economica decente, per dare i soldi alla famiglia fuori e per avere una vita normale in Germania. E tutto il discorso politico non è interessante per loro.
Il terzo punto è che nel mondo l’ineguaglianza esiste. E’ possibile sviluppare un’idea di eguaglianza? Se noi troviamo un modo economico-democratico per aiutare il mondo cosiddetto sottosviluppato, allora servono ancora circa dieci anni per far sì che uno che vive in Africa o nell’Est dell’Europa non senta il bisogno di andare a vedere se la vita in Germania è meglio.
In questo tempo abbiamo emigrazione, che porterà a una società multiculturale, multietnica: una società, cioè, con al suo interno livelli di storie, di consenso sociale, molto differenti. Quando, negli anni ’80 o ’90, un marocchino o un turco arriva in Germania ha una storia completamente differente da quella di un tedesco. Non ha gli stessi punti di riferimento di vita sociale, di vita familiare, e non voglio dire migliori o peggiori, ma solo che sono diversi. E l’attenzione politica e sociale di una società multiculturale deve essere rivolta a trovare il modo per sviluppare insieme un modo di vivere in comune che sia accettabile dai tedeschi e dagli immigrati turchi e marocchini.
A questo punto uno dei problemi centrali della società tedesca è che la definizione del tedesco è una definizione etnica. In Germania per essere un tedesco, uno deve avere sangue tedesco. E’ tedesco chi ha genitori o una parte di sangue che viene da tedeschi. Ecco perché c’è stata la possibilità per 15 milioni di profughi di venire in Germania come tedeschi, perché hanno an ...[continua]

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