Intervento di Fabio Levi
Concludiamo la pubblicazione degli interventi al convegno sull’eccidio del 44, con la relazione dello storico Fabio Levi sulle leggi razziali e sul rapporto di queste con la successiva deportazione degli ebrei italiani

Vi parlerò in particolare del periodo che va dal 1938 al 1943, periodo che comincia con l’emanazione delle leggi antiebraiche e si conclude con la caduta del fascismo e l’armistizio dell’8 settembre, cioè la fase precedente alle deportazioni. E’ un periodo che è stato studiato assai poco, anche perché è sempre risultato schiacciato da quanto è successo dopo, soprattutto nella memoria dei sopravvissuti. Evidentemente l’enorme rilevanza e la gravità di quello che è successo dopo il ’43 ha fatto sì che quanto è accaduto tra il ’38 e il ’43 sia diventato meno importante.
Eppure credo sia interessante cercare di capire che cosa è successo dal momento in cui sono state emanate le leggi razziali fino all’armistizio dell’8 settembre: infatti vale la pena chiedersi quanto le leggi razziali e la loro applicazione, in quel periodo non proprio breve -si tratta di ben cinque anni- possano aver preparato quanto è successo dopo, in particolare le deportazioni. Non credo vi sia un nesso necessario tra le leggi razziali e le deportazioni. Non è che le leggi razziali siano state emanate in funzione delle deportazioni; né, d’altra parte, credo vi sia un nesso necessario tra l’avvento del fascismo e l’emanazione di leggi razziali, non è che il fascismo dovesse necessariamente portare a quelle; credo però che ci sia un rapporto molto stretto, sia tra fascismo e leggi razziali, sia tra leggi razziali e deportazioni, ed è proprio questo rapporto che, a mio avviso, va studiato a fondo, anche perché le ricerche sul campo sono soltanto all’inizio.
Quello che qui vi propongo è semplicemente un indice di problemi e di terreni di ricerca -cercando anche di entrare un poco nel merito- che vale la pena percorrere, nel tentativo di andare più a fondo di quanto fino adesso non si sia andati. Credo che la prima questione da studiare sia proprio il momento dell’emanazione delle leggi, ossia quanto succede nel 1938. Le leggi razziali rappresentano una svolta repentina, improvvisa, in gran parte imprevista, anche dal punto di vista, in particolare, di chi quelle leggi doveva subire. In realtà si tratta di un avvenimento che aveva delle profonde radici nella storia precedente del fascismo. E appunto è di quelle radici che bisogna parlare, quelle radici bisogna cercare di individuare. Le leggi razziali sono state emanate in ragione, innanzitutto, dell’avvicinamento dell’Italia alla Germania, dell’influenza crescente del nazismo sulla politica di Mussolini, e anche in ragione del clima generale che si stava manifestando in giro per l’Europa; ed era un clima sempre più irrespirabile per il mondo ebraico nei vari paesi dell’Europa occidentale e, a maggior ragione, dell’Europa orientale. Quindi c’è questo primo dato rilevante: il sempre più stretto rapporto tra l’Italia e la Germania e la crescente influenza di Hitler su Mussolini.
C’è però un secondo elemento importante, che riguarda la politica coloniale del fascismo, e cioè il fatto che, negli anni immediatamente precedenti il 1938, Mussolini si era lanciato nell’avventura imperialista, coloniale e aveva sviluppato un proprio specifico razzismo in ragione della volontà di prendere possesso dell’Etiopia e soprattutto nel tentativo di combattere il cosiddetto meticciato, cioè la mescolanza delle razze -così veniva definito dal fascismo- e in particolare la mescolanza della razza italiana con quella africana. Un terzo elemento importante riguarda le aspirazioni sempre più totalitarie del regime nella seconda metà degli anni trenta; la politica razziale del fascismo si inquadra perfettamente in questo ambito. Un ultimo elemento importante, che interviene a favorire il processo che porterà poi all’emanazione delle leggi razziali, riguarda il progressivo allontanamento del fascismo dal sionismo internazionale e la scelta, in funzione antinglese, sempre più filoaraba del regime italiano nell’ambito della propria politica mediterranea. Tutti questi elementi, che hanno profonde radici nelle caratteristiche specifiche del regime fascista, conducono all’emanazione delle leggi razziali. Si può quindi vedere assai bene come, da un lato, le leggi razziali rappresentino una svolta, una decisione relativamente improvvisa, da parte di Mussolini e dei ge ...[continua]

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