Jiang Yanyong, 72 anni, chirurgo, è diventato celebre per aver reso pubblica l’epidemia di Sars. Dal primo giugno è “sotto custodia”, costretto a un intenso programma di “rieducazione”. La moglie, Hua Zhongwei, ricercatrice in pensione dell’Accademia militare delle Scienze, sequestrata assieme a lui, è stata liberata il 15 giugno.

Al Presidente e Vicepresidente dell’assemblea permanente del National People’s Congress Npc.
Al Presidente e Vicepresidente del Chinese People’s Political Consultative Conference Cppcc.
Ai membri del dipartimento politico del comitato centrale del Partito Comunista Cinese Cpc.
Al Premier e vice premier del Consiglio di Stato.

Nel 1989 gli studenti di Pechino diedero voce alla loro giusta rivendicazione contro la corruzione e il racket e per un governo trasparente e onesto. Le azioni patriottiche degli studenti trovarono il sostegno della grande maggioranza della popolazione di Pechino e del Paese. Tuttavia, alcuni leader corrotti, avvalendosi di mezzi senza precedenti nella storia del mondo e in Cina, operarono in modo folle, utilizzando tanks, mitragliatrici, e altre armi per reprimere degli studenti e dei cittadini totalmente inermi, uccidendone così centinaia a Pechino e ferendo migliaia di altre persone.
Dopo il fatto le autorità mobilitarono tutte le macchine di propaganda per fabbricare bugie, usando misure del tutto arbitrarie per zittire la popolazione.
Ora sono passati 15 anni e le autorità si aspettano che la gente semplicemente dimentichi quanto accaduto.
Nel passato hanno definito Tiananmen “una ribellione controrivoluzionaria”, poi “la tempesta politica dell’89”.
Dare all’evento questi nomi segnala proprio la coscienza sporca dei responsabili. Se si trattò di una tempesta perché mobilitare centinaia e centinaia di truppe per sopprimerla? Perché usare mitragliatrici e tank per uccidere semplici cittadini innocenti?
Per questo oggi propongo di caratterizzare correttamente il movimento patriottico degli studenti del 4 giugno 1989.

Io sono chirurgo presso l’Ospedale 301 del Pla (Esercito di liberazione del Popolo). Al tempo degli avvenimenti del 4 giugno 1989, ero direttore del dipartimento di chirurgia dell’ospedale. La notte del 3 giugno, sentii alla radio i ripetuti avvisi di non uscire in strada. Intorno alle 22, dopo essere andato a coricarmi in dormitorio, sentii vari colpi d’arma da fuoco provenienti da nord. Qualche minuto dopo il mio cercapersone si mise a suonare. La chiamata arrivava dal pronto soccorso, per cui mi precipitai là. Non potevo credere ai miei occhi: sul pavimento e sui tavoli operatori giacevano sette giovani col volto e il corpo coperti di sangue. Due di loro vennero dichiarati morti dopo l’elettrocardiogramma. Iniziai a sentire un ronzio nella testa e fui sul punto di venir meno. E’ da 30 anni che faccio il chirurgo. Quando ero nel Genio del Pla che costruì la ferrovia Chengdu-Kunming, salvai molti soldati, ma si trattava di persone ferite incidentalmente durante la costruzione. Questo volta, a giacere davanti ai miei occhi, erano i nostri giovani, uccisi da figli di cinesi, con armi date loro dalla nostra gente, a Pechino, la magnifica capitale della Cina. Dopo un’altra salva di colpi altri giovani feriti -non ne conoscevo il numero- furono portati al pronto soccorso da gente con carretti a rimorchio e risciò. Mentre esaminavo i feriti, chiesi al mio staff di recuperare altri chirurghi e infermieri. Tutte le 18 sale operatorie dell’ospedale vennero usate per trattamenti d’emergenza dei feriti.

Il mio compito, al pronto soccorso, era di individuare la natura delle ferite e curare i pazienti colpiti. Nelle due ore tra le dieci e mezzanotte, le nostre stanze per l’emergenza accolsero 89 pazienti colpiti da arma da fuoco. Sette di loro sono successivamente deceduti nonostante il trattamento. Nelle 18 stanze operatorie, i medici, divisi in tre gruppi trascorsero la notte tentando di salvare chi poteva essere salvato.

Non potrò mai dimenticare chi non ce l’ha fatta. Ricordo in particolare un giovane sui vent’anni, i cui genitori erano pensionati del Ministero dell’Industria situato dall’altra parte della strada. Avevano 4 o 5 figli; quando sentirono alla radio i messaggi che invitavano la gente a non uscire in strada, proibirono ai propri figli di lasciare la casa e si sedettero a giocare a mahjong. Attorno alle 22 la coppia, ormai anziana, iniziò ad avvertire la stanchezza e si preparò a coricarsi. Ma questo ragazz ...[continua]

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