Organizzato da Magistratura Democratica, Aequa e Gruppo Abele nei giorni 17 e 18 marzo si è tenuto a Forlì un importante seminario sul tema della riduzione del danno. Fra i molti interventi di grande interesse, ne pubblichiamo alcuni stralci. In settembre, a cura del Gruppo Abele, uscirà un libro con gli atti completi del convegno.

Grazia Zuffa, Associazione Forum droghe
Credo non sia superfluo fare una puntualizzazione su che cosa si intenda per politiche di riduzione del danno. Non c’è infatti un accordo unanime, e come noi vedremo poi parlando nello specifico della situazione italiana, ci sono anche delle interpretazioni riduttive che, a mio avviso, sono pericolose.
Ethan Nadelmann, uno dei maggiori studiosi in questo campo, in un saggio del ’98 ha delineato un panorama a livello mondiale di quello che si sta muovendo nel campo delle droghe, contrapponendo l’approccio pragmatico di tutela della salute -cioè di riduzione del danno- dell’Europa e dell’Australia a quello morale americano, sottostante alle politiche che poi si estrinsecano nella proibizione e nella repressione. Nel suo saggio viene chiarito, secondo me molto puntualmente, come la riduzione del danno non sia solamente un insieme di interventi socio-sanitari, bensì una vera e propria politica sulle droghe, che comporta una certa tolleranza rispetto a comportamenti al di fuori della norma sociale maggioritaria. In particolare, viene introdotta la distinzione fondamentale tra uso, consumo e abuso di droghe. In questo modo si applica, anche alle droghe illegali, l’approccio che è tipico delle droghe legali (per esempio l’alcol dove, ovviamente, si distingue fra uso e abuso).
Quello che più ci interessa di questo saggio è la definizione che viene proposta di riduzione del danno: una politica di comunità in cui i consumatori e i piccoli spacciatori sono trattati come membri della comunità stessa, che non vanno espulsi ma in qualche modo integrati. Viene quindi colta la connessione fra l’allentamento della repressione, l’alleggerimento del diritto penale sulla questione delle droghe e il riequilibrio verso politiche socio-sanitarie.
Questa definizione di politica di comunità rimanda infatti a una politica di concerto tra varie istituzioni: polizia, magistratura, istituzioni locali, operatori socio-sanitari. E’ poi mia convinzione che il concetto di integrazione sociale che sta alla base delle politiche di riduzione del danno implichi uno spostamento di accento e di risorse dal diritto penale all’approccio sociale. Veniamo quindi a un flash sulla situazione italiana ed europea. E’ difficile fare un ragionamento a tutto tondo su una realtà Europa che ancora non esiste come Europa politica: nell’insieme credo si possa comunque dire che nonostante i limiti e i pericoli, ci sia una tendenza di espansione verso un approccio più tollerante. In questo senso l’esperienza più nuova e significativa rimane quella svizzera, di cui poi parlerà Chiara Saraceni.
Lentamente mi sembra si stia muovendo qualcosa anche in Francia, dove il fatto nuovo è appunto questo approccio globale alle droghe sia legali che illegali, che, in pratica, vuol dire spostare l’asse sulle politiche socio-sanitarie. Il Portogallo sta modificando la legislazione nel senso della depenalizzazione del consumo; è importante che questa decisione stia avvenendo dopo un rapporto elaborato nel ’98 da una commissione di esperti insediata dal governo.
Questo rapporto infatti è molto interessante: ammette, per esempio, che la politica della “guerra alla droga” è stata fallimentare; l’obiettivo di una società libera dalle droghe, nella sua demagogia, non solo è fallimentare, ma rischia di portare fuori strada perché, ovviamente, porta con sé un germe di intolleranza. La relazione infatti punta esplicitamente sull’alleggerimento del penale, quindi su politiche di depenalizzazione e riduzione del danno.
Recentemente anche la Spagna di Aznar ha aperto le self injection rooms, che sono quei locali in cui i consumatori possono iniettarsi le sostanze in situazioni di tutela per ciò che riguarda la salute; questa è un’esperienza che era già presente anche in Germania, in Svizzera, in Olanda.
Il fatto che su questa linea si muova un paese come la Spagna è quindi abbastanza interessante. L’altro paese che si sta muovendo in una direzione interessante è la Germania: il nuovo governo non solo sta portando avanti un progetto sperimentale di somministrazione controllata di eroina, ma mol ...[continua]

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