La Fiera delle Utopie concrete è nata nel 1987 in un incontro fra un’amministrazione comunale “illuminata” di Città di Castello nell’Alta Valle del Tevere e un gruppo di ambientalisti europei convocato da Alexander Langer. I primi quattro appuntamenti avevano come tema l’acqua (1988), la terra (1989), il fuoco (1990) e l’aria (1991). Nel 1992 la Fiera si è presentata al “Deutscher Umwelttag” a Francoforte e nel 1993 e 1995 si sono svolte due fiere su temi dell’ecologia sociale “Ricchezze e povertà” e “Lavoro e conversione ecologica”.
L’idea guida della Fiera è la “conversione ecologica”. Sebbene infatti sia ancora necessario anche un lavoro di denuncia degli attuali modelli di produzione e di vita, risulta evidente che occorre mettere al centro della riflessione, e soprattutto dell’agire pratico, i percorsi concreti che possano far diventare “ecologicamente compatibili” i modi di produrre, di consumare, di organizzare la vita sociale. Di vivere, in una parola. Le “utopie concrete” che sono protagoniste della Fiera non sempre sono già strade ben delineate, anzi, per lo più si tratta di “sentieri”, di tendenze, di cui però la nostra società è gravida. La natura stessa della ricerca delle vie per la conversione ecologica rende impossibile -e nemmeno auspicabile- il tentativo di ridurre tutto a concetti generali ordinati in una forma chiusa e definitiva. Per questo la Fiera si propone come luogo di incontro di esperienze e progetti provenienti dai “luoghi” più diversi: amministrazioni pubbliche, imprese pubbliche e private, mondo scientifico, scuola, movimento ecologista, associazioni e singoli individui. In questo senso non c’è, nella Fiera, una distinzione rigida fra protagonisti e destinatari, né una comunicazione unidirezionale, bensì un intreccio continuo in cui amministratori, imprenditori, scienziati, insegnanti e studenti, militanti ecologisti e cittadini, possono ritrovare il gusto di dire e di ascoltare, di insegnare e di imparare.
L’importanza dell’appuntamento a Città di Castello in questi anni è cresciuta. Molte idee, presentate lì per la prima volta, oggi sono diventati luoghi comuni del discorso ecologico. Il pericolo di una mentalità eco-tecnocratica che riduce “sostenibilità” ai flussi quantitativi di materia ed energia è tanto grande quanto l’esaltazione di una pace con la natura che si veste di discorsi dell’aldilà, lontano dai processi di produzione, distribuzione, consumo e smaltimento che stanno per distruggere la base naturale dell’uomo. I cinque sensi come tema della Fiera delle Utopie Concrete presentano una vera sfida: riuscire anche in questo ciclo a presentare un programma innovativo di sintesi fra un discorso socioculturale e un discorso scientifico-tecnico. La conversione ecologica dell’economia e della società sarà possibile solo se superiamo la mentalità comoda delle appartenenze dove sono sempre gli altri che rappresentano il problema. La Fiera non riuscirà in questa impresa ambiziosa senza le vostre idee ed esperienze. Lo “sportello fiera” è aperto fin d’ora per ricevere contributi per la definizione del programma e proposte di iniziative autonome da affiancare al programma “ufficiale”.
I sensi e la conversione ecologica
Per il prossimo ciclo della Fiera abbiamo scelto come tema i cinque sensi. L’udito e l’equilibrio, la vista, il gusto, il tatto e l’olfatto sono infatti la finestra che ciascuno di noi ha aperto verso gli altri esseri umani e verso la natura. L’intera esperienza che facciamo del mondo passa attraverso i sensi.
L’evoluzione naturale e la storia culturale dei nostri sensi, l’uso che ne facciamo oggi con la grande espansione della loro portata in una situazione di crescente complessità, i criteri e le condizioni per una moderna sensibilità ecologica e le strade che portano in questa direzione sono temi che ci permetteranno nei prossimi anni di trovare approcci nuovi e creativi alla conversione ecologica dell’economia e della società.
Esperienze di una cultura di convivenza
Un elemento portante delle prossime Fiere sarà la cura dell’eredità di Alex Langer, ideatore della Fiera nel 1987. Un elemento centrale del suo impegno era la convivenza fra gruppi nazionali ed etnici diversi, ed è su questo che cercheremo di lavorare nei prossimi anni. Approfondendo la riflessione sull’arte complessa della convivenza, presentando esempi positivi della applicazione di quest’arte o interrogandoci sulle ragioni dei suoi fallimenti. Lo faremo sia affrontando le rea ...[continua]

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