Lussemburgo, 10 agosto 1952
Cosa significherà questo mercato unico del carbone e dell’acciaio per centocinquantacinque milioni di consumatori, nella vita quotidiana dei cittadini dei nostri sei Paesi? Si dirà certamente che pochi tra di essi comperano carbone e acciaio in quantità rilevante. Ma il carbone e l’acciaio entrano nella fabbricazione di tutto ciò di cui l’uomo necessita: il gas, l’elettricità, gli utensili, le macchine, le automobili. Attraverso la carrucola e il trattore, l’impianto tessile o la macchina da cucire, il cemento armato, le intelaiature metalliche, essi hanno una parte essenziale fin nelle nostre case, nei nostri vestiti e nel nostro cibo. Carbone e acciaio in maggiore quantità, di qualità migliore, a prezzi inferiori, significano la possibilità per ciascuno di acquistare di più, e per ogni famiglia di raggiungere un più elevato tenore di vita [...]. Ma questo mercato unico, che congloba i territori dei nostri sei Paesi, ha anche un altro significato. Come si può infatti non essere colpiti, considerando le attività sottoposte alla Comunità, da questa straordinaria concentrazione di ferro e di carbone, dalla densità delle ricchezze minerarie e dalle installazioni industriali che in uno spazio così limitato costituiscono indubbiamente un complesso unico al mondo? Guardate come il bacino del Nord della Francia si prolunga verso il Belgio, come i giacimenti carboniferi belgi si uniscono a quelli di Aix e della Rhur, guardate la Campine divisa tra il Belgio e l’Olanda, e lo stesso carbone diviso fra Saar e Lorena... Le risorse di cui la natura ha fatto il nucleo industriale essenziale dell’Europa sono state la posta di lotte tra gli stati e le imprese. Cancellando la divisione che gli uomini hanno arbitrariamente introdotto, dobbiamo oggi ricreare quel bacino naturale di cui hanno spezzato l’unità e limitato lo sviluppo. [...]
Siamo solo all’inizio dello sforzo che l’Europa deve compiere per conoscere finalmente l’unità, la prosperità e la pace. I doveri che ci sono stati assegnati ci impongono di metterci al lavoro senza indugio. Abbiamo allo stesso tempo delle responsabilità immediate e la responsabilità di preparare trasformazioni così importanti che non si può perdere un attimo per metterle in opera. La costruzione dell’Europa non tollera ulteriori ritardi.
Jean Monnet